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Homo Videns

Da quando l’uomo è apparso sulla terra, il suo sapere è stato tramandato ai posteri attraverso la parola, inizialmente attraverso racconti tramandati da padre in figlio o da maestro ad allievo, poi con l’invenzione della stampa, da parte di J.Gutenberg, attraverso i libri e sempre più velocemente, sempre con la parola, attraverso i fili del telegrafo, che permettevano di far comunicare due telegrafisti remoti, e poi con il telefono, dove due utenti, e non due operatori, potevano usare la parola per scambiarsi informazioni. Poi è arrivata la radio, che permetteva di far ascoltare parole a più persone contemporaneamente.


Da quando l’uomo è apparso sulla terra, il suo sapere è stato tramandato ai posteri attraverso la parola, inizialmente attraverso racconti tramandati da padre in figlio o da maestro ad allievo, poi con l’invenzione della stampa, da parte di J.Gutenberg, attraverso i libri e sempre più velocemente, sempre con la parola, attraverso i fili del telegrafo, che permettevano di far comunicare due telegrafisti remoti, e poi con il telefono, dove due utenti, e non due operatori, potevano usare la parola per scambiarsi informazioni. Poi è arrivata la radio, che permetteva di far ascoltare parole a più persone contemporaneamente.

La parola ha accompagnato l’evoluzione dell’uomo, dell’homo sapiens, sino all’avvento della televisione, nel 1950; da questa data l’evoluzione dell’uomo sapiens si è interrotta ed è nato l’homo videns (come teorizzato dal Sociologo Giovanni Sartori nel suo libro Homo Videns), che non è un’evoluzione dell’uomo ma bensì un’involuzione.

Con l’avvento della televisione, l’immagine prevale sulla parola, e questo stravolge il modo di comunicare e nello stesso tempo mina i meccanismi di comprensione e trasmissione del sapere; cioè cambia il modo di funzionare del cervello rispetto ad un uomo del 1950 e lo cambia in peggio.

Sartori concorda con il filosofo Ernest Cassirer (1874-1945) ed afferma che gli esseri umani (l’Homo sapiens) sono caratterizzati dalla loro attività simbolica, cioè dalla “capacità di comunicare per mezzo di suoni articolati e segnali significativi”, il linguaggio parlato e scritto non sono solo la base della cultura, ma anche l’essenza della natura di homo sapiens.

La parola è un simbolo che ha un significato preciso, che se lo si conosce, lo si comprende e facilmente trasmette, pronunciando la stessa parola, senza ambiguità. La parola ci permette di visualizzare nella nostra mente, concetti difficilmente visualizzabili con un’immagine, come ad esempio la parola nazione o giustizia.

Con la comparsa a metà secolo della tv e e dell’industria della televisione, Sartori sostiene, lo sviluppo umano è stato interrotto e addirittura invertito, il pensiero astratto è sostituito dalla percezione delle immagini. Questo processo di “involuzione”, si è accentuato con l’avvento della cibernetica negli anni 1980 e con la comparsa della tecnologia informatica e multimediale. La tv permette di vedere a distanza le cose che sono reali, e il PC ci mostra la realtà virtuale o simulata, così il vedere prende il sopravvento sul parlare, l’immagine vince la parola, e così l’uomo inizia a trasformarsi da creatura simbolica a creatura del vedere, da Homo sapiens a Homo videns appunto.

Questo modo di comunicare, attraverso immagini, sta minando la capacità di astrazione dell’uomo, la capacità di comprendere i problemi o anche i più semplici meccanismi causa effetto, o relazioni tra fatti o cose; in poche parole l’uomo sta diventando più stupido.

Ci sono parole che si riferiscono a idee, come nazione, sovranità, giustizia ecc Queste espressioni non sono “visibili”, ma sono concetti legati a processi mentali astratti. Il linguaggio astratto e il pensiero è responsabile dello sviluppo della civiltà e della scienza nel corso dei secoli, ciò che caratterizza la specie umana. Sartori suggerisce che la televisione produce immagini e distrugge i concetti e atrofizza così la nostra capacità di astrazione.

Statistiche indicano che la tv, ha sostituito la babysitter ed è diventata la scuola primaria del bambino. E’ dimostrato che guardare la tv prima di imparare a leggere e scrivere, crea difficoltà di apprendimento di questi due processi. Inoltre, l’esposizione precoce genera una fobia nei confronti dei libri scolastici e la tendenza a rispondere solo a “spettacoli”, musica stridente e il sensazionale. I bambini sono dominati da impulsi. La tv, afferma Sartori, “ammorbidisce” il cervello.

Leggere d’altra parte, richiede solitudine, concentrazione, capacità di discernimento, capacità di concettualizzazione e di ragionamento. L’Homo videns “si stanca di leggere, preferisce il flash abbreviato di una immagine sintetica, che lo affascina e seduce. Egli rinuncia ai collegamenti logici, alla deduzione e alla riflessione.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.123) 1 aprile 2011 12:04
    Damiano Mazzotti

    Se ci fossero più Piero e Alberto Angela in giro in Tv la società italiana sarebbe un’altra cosa..

    Io devo ringraziare molto Piero Angela: mi ha formato l’atteggiamento mentale e a livello culturale, più di molti insegnanti... 

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 1 aprile 2011 12:36
    Mauro Miccolis

    Concordo con te Damiano, 

    la crescita spirituale e culturale è l’essenza della nostra vita e lo abbiamo dimenticato.
  • Di Truman Burbank (---.---.---.122) 2 aprile 2011 00:44
    Truman Burbank

    C’è un errore concettuale di Sartori che viene ripreso pari pari dall’articolista, ed è l’idea balzana che esistano una realtà vera ed una realtà virtuale meno vera. Come se la tv per la prima volta creasse mondi nuovi tramite la tecnica. Eppure il cannocchiale di Galileo ha secoli di vita, tutti quanti usiamo con una certa frequenza occhiali per vedere (per vedere meglio?) e stiamo tutto il tempo separati dal contatto con la terra tramite le nostre scarpe.
    Per Sartori e Miccolis la tecnica delle scarpe non altera la nostra visione del mondo mentre la tecnica della TV crea mondi immaginari. (Ma poi i mondi immaginari non esistevano già nei libri e prima ancora nei racconti a tradizione orale come l’Iliade?).
    A me appare che non esistono realtà virtuali che siano intrinsecamente diverse dalle realtà oggettive, né tanto meno la percezione del mondo tramite la tenica è una novità recente. Come minimo le cose sono più complesse di come le raccontano.

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 2 aprile 2011 03:04
    Mauro Miccolis

    Punto di vista molto interessante; mi puoi indicare in quale capoverso hai rilevato l’errorre concettuale secondo cui io affermerei: che esistano una realtà vera ed una realtà virtuale meno vera?

  • Di Truman Burbank (---.---.---.149) 3 aprile 2011 00:06
    Truman Burbank

    Devo ammettere che ho estrapolato dei discorsi diffusi nel discorso sui mass-media, che nell’articolo sono presenti in forma abbastanza blanda. Qui è il punto cruciale:

    "La tv permette di vedere a distanza le cose che sono reali, e il PC ci mostra la realtà virtuale o simulata, così il vedere prende il sopravvento sul parlare, l’immagine vince la parola, e così l’uomo inizia a trasformarsi da creatura simbolica a creatura del vedere, da Homo sapiens a Homo videns appunto."

    Ciò che a questo punto direbbe Baudrillard è che l’immagine sostituisce la realtà. Da cui (e qui ritorno all’articolo) l’uomo diventa più stupido.

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 3 aprile 2011 00:09
    Mauro Miccolis

    Né io né Sartori, nel libro in questione, abbiamo fatto affermazioni come quelle riportate da lei sopra. Ha sbagliato Post.


    Cordiali Saluti

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