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Governo tenta blitz su spot per i Referendum: meno spazi TV al Sì

SPECIALE: Leggi la guida al voto di AgoraVox

La Maggioranza tenta il blitz in Commissione di Vigilanza Rai. Il Governo cerca in tutti i modi bloccare la diffusione di comunicazioni sui Referendum del 12 e 13 Giugno. Dopo i recenti coup de theatre ecco la scelta definitiva: provare a ripartire gli spazi TV non solo tra comitati per il Sì e comitati per il No ma anche ai politici che perorano l'Astensione. Una procedura mai tentata prima nella storia repubblicana. Tutto ciò con l'evidente tentativo di ridurre il monte di "visibilità" che, così, sarebbe passato da "50 e 50" a "33, 33 e 33"; aumentando gli spazi TV alla lobby che cerca di affossare la consultazione. 

Sebbene il blitz non sia riuscito, il Governo ha, comunque, portato a casa un risultato ritardando la data d'emissione degli spot. Se prima di ieri sera la legge prevedeva la messa in onda "dal giorno successivo la pubblicazione", l'emendamento ritarda il tutto al 16 maggio; "rubando", de facto, 11 giorni di diffusione.

Si è giunti finalmente all'approvazione del testo che reca disposizioni in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica nonché tribune relative alle campagne per i referendum popolari indetti per i giorni 12 e 13 giugno 2011. La maggioranza mette da parte l'innato ostruzionismo alla notizia che il 17 maggio l'atto d'indirizzo sul pluralismo sarà sottoposto alla Vigilanza per l'approvazione.
 
Le disposizioni in materia di comunicazione politica sono approvate dall'opposizione e dalla maggioranza, non senza un costo.
 
Gli emendamenti proposti dai deputati PdL e Lega sono molti. Per lo più rivolti a procrastinare l'efficacia delle disposizioni contenute nel regolamento e quindi l'attività informativa. Obiettivo che in effetti viene raggiunto: confrontando il testo proposto all'esame del 12 aprile con quello approvato ieri risulta evidente come <<A partire dal giorno successivo alla pubblicazione del presente provvedimento nella Gazzetta Ufficiale>> si sia trasformato in << A decorrere dal 16 maggio 2011>> (art. 4, comma 1) o ancora l'iniziale << a partire dal quinto giorno successivo>> si sia convertito in un <<a partire dal quindicesimo giorno successivo >> (art. 5, comma 1).
 
Così la Rai è chiamata a illustrare i quesiti e a fare informazione sulle modalità referendarie solo a partire dal 16 maggio e solo dopo il 20 maggio a predisporre e trasmettere le Tribune relative i temi del referendum.
 
Ma ciò che è passato più subdolamente in sordina, riguarda il secondo comma dell'art. 1 il quale prevede che in tutte le trasmissioni in cui si affronta la tematica propria dei referendum, gli spazi sono ripartiti in due parti uguali fra le opposte indicazioni di voto, ovvero fra i favorevoli e i contrari ai relativi quesiti, includendo fra questi ultimi anche coloro che si esprimono per l'astensione o per la non partecipazione al voto. Questo significa che gli spazi sono divisi tra favorevoli e contrari ai sensi dell'art. 4, comma 2, lettera d) della legge 28 del 2000 che regolamenta l'accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali, referendarie e per la comunicazione politica.
 
Questo è quanto previsto dalla legge e dal regolamento approvato ieri. I diciassette deputati PdL e Lega però hanno tentato un vero e proprio blitz proponendo un emendamento a questo secondo comma che disponeva la suddivisione degli spazi non tra due ma tra tre parti: i favorevoli, i contrari e coloro che si esprimono per l'astensione o per la non partecipazione al voto.
 
Figurando “coloro che si esprimono per l'astensione o per la non partecipazione al voto” come una terza categoria, si rischiava di lasciare un ampio spazio ai contrari e ai proclamati astensionisti che avrebbero monopolizzato il dibattito politico, a discapito dell'equilibrio informativo.
 
Per fortuna l'emendamento non è passato. Il testo resta quello proposto e alla scarsa informazione non si aggiunge il problema di un disequilibrio tra le posizioni. Tuttavia il problema maggiore è quello della non informazione, collegato al rischio di non raggiungere il quorum in sede di voto, rischio che resta vivo soprattutto a seguito della posticipazione delle date previste per la campagna informativa in Rai.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.244) 8 maggio 2011 19:56

    Pallottoliere >

    Qualunque decisione sarà presa in accordo con la Nato, afferma categorico La Russa. Una volta fissata la data avremo, d’accordo con i nostri Alleati, il “termine certo” entro cui tornare a “neutralizzare” i radar libici (senza lanciare 1 solo missile).
    Secondo il Ministro Turco in 3-4 giorni potrebbe cessare il ricorso alle bombe. Secondo quello Francese, meno ottimista, le operazioni militari dureranno altri 3-4 mesi.
    Frattini, da buon mediatore, valuta più realistica “l’ipotesi di 3-4 settimane”. Però, aggiunge, bisogna intensificare la “pressione militare” per poter far partire l’iniziativa politica.

    In concreto.
    Dal 28 aprile, da quando la Lega ha riaffermato il suo “bombe uguale più clandestini”, sono sbarcati a Lampedusa circa 5200 migranti libici.
    Con questo ritmo, entro fine maggio potremmo toccare la soglia di 18-20mila migranti spediti dal Rais.
    Un totale ben lontano, in ogni caso, da quei 50mila “profughi” più volte paventati da Maroni.
    Coincidenza vuole che tra 3-4 settimane si chiuda anche la nostra tornata elettorale.

    E’ tutto più chiaro? A buon intenditor (Lega) poche parole.
    Così direbbe un autore da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

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