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 Home page > Attualità > Ambiente > Google studia le rinnovabili. Quale sarebbe il risparmio usandole?

Google studia le rinnovabili. Quale sarebbe il risparmio usandole?

C'è uno studio di Google sulle rinnovabili che ci racconta anche il nostro futuro se entriamo decisi nello sviluppo delle rinnovabili.

Google ha prodotto un notevole studio per capire quali vantaggi si potrebbero ottenere da una politica aggressiva sulle rinnovabili negli USA.

La cosa ci riguarda molto perché noi veniamo da un referendum nel quale abbiamo, giustamente, rinunciato al nucleare ed ora bisogna puntare con determinazione sulle rinnovabili perché la politica energetica è la base di tutto il resto nell'economia di un paese.

Questo studio è tutto molto interessante e, per introdurre ed invogliarne la lettura analitica, mi limito a riportare l'essenziale adattandolo, con qualche calcolo elementare, al nostro paese.

Nella prima pagina del documento, introducendo lo studio, Google si pone queste tre domande:

  1. Quanto potrebbero le tecnologie energetiche pulite contribuire alla nostra economia e alla sicurezza energetica
  2. Quanto potrebbero ridurre le emissioni di carbonio per mitigare il cambiamento climatico?
  3. Possiamo soddisfare simultaneamente gli obiettivi della nostra società di crescita economica, sicurezza, e de-carbonizzazione?

Per tentare di rispondere a queste domande, abbiamo creato un modello per misurare l'impatto dell'innovazione nei settori chiave dell'energia: energia pulita, immagazzinamento di energia (batterie, celle a combustibile), veicoli elettrici e gas naturale, ottenute usando politiche energetiche pulite.

Sinteticamente: l'innovazione nell'energia pulita potrebbe accelerare la crescita economica e migliorare la sicurezza energetica, riducendo in modo significativo l'inquinamento da carbonio. 

Tutte le tecnologie all'avanguardia e gli scenari di politica qui esaminate comportano una sostanziale crescita dell'occupazione e di tutto il paese entro il 2030. 

Innovazioni all'avanguardia nel campo dell'energia pulita aggiungono 155 miliardi dollari l'anno in termini di PIL, creano 1,1 milioni di nuovi posti di lavoro l'anno, riducendo al tempo stesso i costi energetici delle famiglie di 942 dollari l'anno, riducono il consumo di petrolio di 1,1 miliardi di barili l'anno e tagliano le emissioni di carbonio del 13% entro il 2030 rispetto al BAU (Business As Usual).

 

 

Riportando questi dati all'Italia, cioè applicando una politica aggressiva come quella indicata dal documento al nostro paese, tenendo conto che il PIL americano nel 2010 secondo il Fondo Monetario Internazionale vale 14.657.800 milioni di $ mentre quello dell'Italia ne vale 2.055.114 i valori indicati per gli USA così verrebbero attuati per il bel paese:

21,73 miliardi $ l'anno aggiunti al PIL

154.226 nuovi posti di lavoro l'anno.

943 $ l'anno di risparmio energetico per famiglia.

13% di taglio delle emissioni rispetto al BAU.

Sono dati assai incoraggianti e bisognerebbe decidere di metterli in pratica al più presto possibile, nell'interesse di tutti.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.4) 2 luglio 2011 07:36

    Provo a rispondere alle tue tre domande iniziali :

    1) molto in termini economici e poco o nulla in termini di sicurezza energetica.
    2) No , per nulla , anzi la rinuncia al nucleare spingerà in direzione della combustione dei fossili (gas)
    3) No

    ciao

  • Di Renzo Riva (---.---.---.86) 5 luglio 2011 00:06
    Renzo Riva

    Caro Prof. Pellegrini,
    Le tre domande che si è poste Google non hanno nemmeno il pregio di essere false: sono inutili.

    Quando poi lei dice:
    "abbiamo, giustamente, rinunciato al nucleare ed ora bisogna puntare con determinazione sulle rinnovabili "
    ci da la misura della sua scelta che è solo ideologica o per partito preso e non scientifica e razionale.

    Mentre dove dice:
    "perché la politica energetica è la base di tutto il resto nell’economia di un paese."
    afferma una cosa tanto ovvia quanto banale.

    Poi affermare che le rinnovabili creano occupazione scade di nuovo nell’illogicità:

    È il consumo dell’energia che crea lavoro
    non la produzione.

    La comunicazione normalmente è informazione distorta
    per non dire letteralmente mera propaganda.

    Pochi fanno e danno l’informazione;
    molti fanno invece solo comunicazione/propaganda.

    Se sbaglio, visto che questa è la sua specializzazione, mi dica dove.

    Mandi,

    Renzo Riva
    C.I.R.N. F-VG – Comitato Italiano Rilancio Nucleare

    [email protected]
    http://renzoslabar.blogspot.com/
    +39.349.3464656

  • Di Renzo Riva (---.---.---.120) 6 luglio 2011 06:31
    Renzo Riva

    Quando smetteranno di mettermi le mani in tasca allora, e solo allora, smetterò di "strillare".
    Fino ad oggi è stato così.
    Gli studi apparentemente sembrano sempre perfetti.
    Poi però...
    Pantalone paga.

  • Di paolo (---.---.---.4) 7 luglio 2011 01:23

    Rocco , io proprio per sgombrare il campo dalla " logica da ring" che lei invita ad osservare ,intanto comincerei con il non usare più il termine " nuclearisti " riferendosi a tutti coloro che non la pensano , in materia energetica , come lei . Qui nessuno è pro nucleare per partito preso .Potendo ne farei volentieri a meno , perchè il rischio teorico cresce all’aumentare della densità di energia prodotta.

    La legge di Moore sul costo del solare fotovoltaico . Io l’articolo cui lei ci rimanda l’ho letto e francamente non mi dice nulla di nuovo . Implementare dei chip è una cosa ,produrre energia è un’altra . A parte le efficienze del 41% dei pannelli a celle multigiunzione che hanno criticità e costi che rendono ancora la tecnologia non proponibile ai fini pratici, è indubbio che il solare sia una strada da perseguire (anche il termodinamico) e che diventerà una primaria fonte di approvvigionamento energetico . Dati di Solar Generation danno una produzione pari al 5% del fabbisogno mondiale entro il 2020 che salirà al 9% entro il 2030 ( e sono studi forniti da Greenpeace e quindi con una buona dose di ottimismo ).
    Il problema di fondo non è il costo del KW come tecnologia , ma quello in termini di impatto ambientale per produrlo . E questo fondamentalmente perchè , trattandosi di fonte intermittente , ha un bassissimo fattore di carico .
    In sostanza ,detto terra terra , funziona solo quando il sole brilla mentre i carichi energivori vanno a tutto gas ( è il caso di dirlo) anche quando piove e di notte.
    Ecco perchè , a livello mondiale ( e per ridurre la combustione dei fossili) ,la quota di nucleare aumenta invece di diminuire (malgrado Fukushima). Quindi nessuno sostiene che il fotovoltaico( o il solare in genere) non sia la strada giusta da perseguire ma la rinuncia al nucleare fissile ci spingerà inevitabilmente verso la combustione del gas (escludo carbone e idrocarburi) con tutti gli interrogativi sia in termini di ecologia di sistema che di scenari politico economici. .
    In sostanza prevedo che la rinuncia preventiva e ideologica al nucleare , metterà questo paese ,già nei primi decenni a venire , in una situazione gravissima di prospettive economiche , con tutto ciò che consegue sul piano sociale .E non sarà il solare a salvarci.
     
  • Di paolo (---.---.---.4) 7 luglio 2011 09:10

    Chiarisco meglio cosa intendo per " fattore di carico " che è un termine strettamente tecnico . Sostanzialmente è un parametro che distingue il KW (potenza nominale installata) dal KWh (energia prodotta nell’arco della 24 ore - ossia la continuità produttiva) .


    saluto

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