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Good Time For A Change: teorie e tecniche dell’audiovisivo applicate all’emigrazione

«Basta, mando tutti a f*****o e me ne vado!» Chi non l’ha mai pensato, almeno una volta nella vita? In un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando in Italia, con tassi di disoccupazione in continuo aumento, specie tra i giovani, la tentazione di mollare tutto e andare in cerca di migliori opportunità lavorative all’estero è forte. A chi decide di emigrare, si prospettano essenzialmente tre alternative: a) prendere, comprare il biglietto e partire verso la terra promessa; b) partire, ma solo dopo essersi documentati a dovere; c) partire e farne un documentario. Rientra in questa terza categoria, più unica che rara, Danilo Melideo, giovane videomaker abruzzese. Trentatreenne, laureato in comunicazione, con 7 anni di gavetta e di precariato nel “sottobosco televisivo”, stanco di aspettare un cambiamento che tardava ad arrivare, Danilo ha deciso di diventarne l’artefice – o meglio, il regista – grazie al documentario Good Time For A Change.

«Quando mi è venuta in mente l’idea di emigrare», racconta Danilo, «il pensiero immediatamente successivo è stato: devo trovare un documentario che descriva l’impatto di un’altra cultura nella vita di tutti i giorni. Il documentario non l’ho trovato. E quindi ho deciso di farmelo da solo.” Andare a cercare lavoro all’estero e raccontarlo in un documentario. Perché no? Chissà che questo film non possa dare informazioni utili anche ad altri giovani che stanno per intraprendere la difficile esperienza dell’emigrazione».

Una domanda, però, sorge spontanea: per dove partire?

«E va allu Canadà! Ci sta tutti e tre i miei fratelli!», suggerisce nel prologo del documentario la simpatica e saggia nonna di Danilo. Il ricordo dei racconti familiari sull’America “a nord del confine” e sugli zii emigrati nel dopoguerra a Toronto, dove tutt’ora vivono, ha in effetti semplificato di molto la scelta della meta più adatta per l’avventura del nostro aspirante emigrante. «E poi, da quello che si legge», scrive Danilo nel suo blog, « il Canada dovrebbe offrire tutt’oggi enormi possibilità». Ecco quindi che Good Time For A Change diventa «un documentario d’emigrazione italiana in Canada».

L’emigrazione odierna dall’Italia, tra fuga di cervelli e crisi globalizzata, è un tema fin’ora poco trattato in ambito audiovisivo. Rispetto agli anni ’50, inoltre, ci troviamo oggi in un contesto socio-economico del tutto diverso, il che rende particolarmente interessante indagare come è cambiata l’emigrazione in questi anni. Il fulcro del documentario sarà proprio un confronto tra queste due realtà, stimolato anche e soprattutto attraverso il web. «Good Time For A Change non è un webdoc», precisa Danilo, «ma difficilmente senza il web questo progetto avrebbe visto la luce. Sto cercando di creare intorno al documentario un confronto sulle esperienze di emigrazione più eterogeneo possibile; lo sto facendo sia grazie all’aiuto dei miei contatti diretti in Canada, sia attraverso i social media, che sono uno strumento meraviglioso, forse il migliore in assoluto, quando si tratta di aggregare esperienze».

Se per chi “vuò fa l’americano” c’era “la borsetta di mammà”, a chi vuole fare il canadese, invece, i soldi chi glieli dà?

Toronto

Il documentario di Danilo è indipendente perché non si poteva «riprendere la cantilena del “Ok, ora i soldi non ci sono, aspettiamo di averli prima di partire!” S’è deciso ormai, il “momento buono per un cambiamento” è arrivato. Però, ovviamente, fare un documentario dall’altra parte del mondo comporta delle spese. Il web 2.0 offre la possibilità di raccogliere fondi tramite crowdfunding, il che è fondamentale per progetti nati dal basso come il nostro. Inoltre, insieme ai miei collaboratori in Italia e in Canada siamo alla ricerca di aziende ed enti che vogliano sponsorizzare o patrocinare il progetto. Il tema trattato è di grande interesse, e già in questa fase di pre-produzione abbiamo ricevuto più di una richiesta di distribuzione del documentario, una volta ultimato».

Superati i dubbi e le incertezze pre-partenza, superata la fase dei preparativi, non temete: Danilo emigrerà davvero, o almeno farà un tentativo. Il grosso del documentario, infatti, sarà girato a Toronto la prossima estate. «Escludo che questo per me sia un viaggio di sola andata, ma solo perché ho già comprato il biglietto di ritorno», dice Danilo.

E voi che ne pensate? Lo userà quel biglietto?

Da parte mia, come ex “exchange student” ripartita da Toronto dopo un soggiorno di 8 mesi, posso solo dire che, se lo userà, lo farà a malincuore.

di Sara Di Pietrantonio

Questo articolo è stato pubblicato qui

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