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Giustizia per Fabio Di Celmo: dalle armi batteriologiche alle stragi terroristiche

Cuba negli anni settanta stava rischiando il collasso a causa di una epidemia che faceva ammalare gli alberi di agrumi. D'altronde era strozzata dall'embargo imposto dagli USA, e come si sa è un metodo vile e criminale perché impoverisce e decima la popolazione. Peggio di una guerra.

Il settore dell'agricoltura era importante per poter resistere all'impoverimento e non si riusciva a capire quale fosse la causa di questa epidemia.

Ma accadde un fatto. Per puro caso, un contadino abbatté con una provvidenziale scoppiettata un piccione viaggiatore. E notò che portava legata ad una zampetta, una capsula di alluminio: conteneva della bambagia macchiata di giallo.

Grazie ad un ricercatore particolarmente sospettoso si poté sventare il piano. Si scoprì che la CIA, tramite i piccioni viaggiatori, faceva liberare nei campi un batterio molto particolare che faceva ammalare le piante.

C'è da chiedersi chissà quante volte siano state diffuse, ad opera degli Americani, epidemie del genere, di cui poi si è perso ogni controllo.

Vere e proprie armi batteriologiche per colpire un Paese considerato a loro ostile.

Preciso che qui non si tratta di difendere o meno l'operato di Fidel Castro ma quello di rendere giustizia ad un popolo che non merita di essere messo in pericolo nel nome della cosiddetta "libertà"!

Ma dalle bombe batteriologiche, se non bastano, si passano da quelle al tritolo. Anche l'Italia d'altronde non si è dimostrata immune alle stragi con l'ausilio della "mano straniera" d'oltre oceano.

Siamo nell'anno 1997 e Cuba, sempre affranta dall'embargo, riusciva a reggersi grazie soprattutto agli ingenti investimenti nel settore turistico. D'altronde non c'era nemmeno più l'Unione Sovietica che sottobanco allacciava relazioni commerciali.

E fu l'anno nella quale anche Cuba dovette conoscere la cosiddetta "Strategia della Tensione". Che il lettore mi perdoni per aver "azzardato" questo paragone. Anche se ben diversa la finalità di questa strategia, abbiamo sempre elementi che non mancano mai.


Gli ingredienti sono identici: infiltrati, bombe, CIA e servizi interni deviati e sigle di terroristi nostrani.

Iniziarono una raffica di attentati nei maggiori alberghi dell'Avana. La finalità era evidente: portare al collasso l'economia cubana, quindi creando insofferenza da parte della popolazione in maniera tale da rovesciare il governo di Fidel Castro.

In quel periodo c'era un giovane imprenditore italiano di nome Fabio Di Celmo. Giunse a Cuba, assieme al padre nel 1993, per un attività di forniture alberghiere.

E da quel giorno non abbandonò mai l'isola.

Il quattro settembre del 1997 era nel bar dell'Hotel Copacabana per bere un caffè quando, all'improvviso, scoppiò una bomba che distrusse tutto e il ragazzo morì dilaniato dal tritolo.

Grazie all'inteso lavoro dell'intellingence cubana, si scoprì che gli attentati furono ad opera di cubani esuli a Miami, ma finanziati dal governo statunitense. In particolare si scoprì chi fosse l'attentatore che uccise Di Celmo: era un salvadoregno di nome Raul Cruz Lèon. Egli in seguito rivelò che era stato reclutato dal famigerato esule cubano Luis Posada Carriles.

Un uomo al servizio della Cia che partecipò a numerose operazioni contro molti paesi dell'America Latina. Fu uno di quelli che addestravano gruppi paramilitari ad uccidere e torturare la gente che appoggiava governi o gruppi di sinistra. Ma è anche poco conosciuto per aver fatto parte attiva nella costruzione della famigerata struttura Gladio.

Carriles attualmente vive ben protetto negli USA e non sta scontando nulla e per l'uccisione dell'italiano Di Celmo non fu estradato. L'Italia vergognosamente nemmeno la richiede.

Negli USA invece sono a marcire in galera, e tra l'altro dentro le famigerate botole che sono una vera e propria tortura quotidiana, cinque cubani dei servizi segreti castristi. Ingiustamente detenuti avendo la solo colpa di scoprire da dove provenissero i terroristi.

Questo articolo l'ho scritto per non dimenticare delle bombe batteriologiche, delle bombe vere e proprie e della morte di questo ragazzo italiano troppo presto dimenticato.

Ogni anno a Cuba, per non dimenticare, si svolge un torneo di calcio intitolato a Fabio Di Celmo e viene inaugurato dal padre Giustino che ancora reclama una Giustizia che probabilmente gli USA non la concederanno mai.

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