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Giornalismo e legge sulla diffamazione: la lezione (e soluzione) è all’estero

"Luogo è in Inferno detto Malebolge, tutto di pietra color ferrigno, come la cerchia che dintorno il volge. Nel dritto mezzo del campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo..." Così l'eccelso poeta. Come al solito se non c'è il fatto éclatante - qui il caso Sallusti per citare solo l'ultimo - tutto resta sotto il tappeto e nessuno ci fa caso.

Il problema vero è che si è talmente assuefatti al non farci caso che anche volendo poi farci caso, ad esempio dopo che il caso eclatante è scoppiato, si è assolutamente incapaci di alcuna soluzione concreta che sia al tempo stesso efficace. Tante proposte, tutte vane ed irresolutive e tante polemiche altrettanto. Il carcere, l'ammenda, un mixing di entrambi, e lì ci si ferma. Al solito la soluzione più pratica equa ed efficace al tempo stesso è quella già da tempo praticata all'estero.

Anzitutto il principio, il criterio, che non è quello dell'offendere o sentirsi offesi o lesi, bensì quello veritativo. Se si dice che Giannetto è un adultero che ha relazioni con le tali prostitute, o un ladro perché si è appropriato delle tali cose, ebbene, se ciò è vero il fatto non costituisce diffamazione alcuna. Se viceversa non lo è, allora la notizia va rettificata, ma non come da noi con un trafiletto in ultima pagina, o magari nascosto in fondo ai necrologi, bensì con la stessa collocazione ed evidenza e durata della notizia. Per dieci giorni al TG delle venti hai dato per prima la notizia che Giannetto era un adultero che aveva relazioni con le tali prostitute e non era vero niente: ebbene, per dieci giorni al TG delle venti come prima notizia e con lo stesso numero di servizi e della stessa durata ed evidenza, dai notizia che non era vero niente. Non c'è bisogno né di carcere, né di multe, né di altro.

Le stesse testate giornalistiche infatti si controllano - e bene - le affermazioni che pubblicano e diffondono, perché nel momento del falso si sputtanano nella più colossale delle maniere da sole. E, sempre nel momento del falso, il diffamato è automaticamente riabilitato. Al tempo stesso non essendoci carcere, multe o sanzioni, la libertà di stampa è tutelata nella maniera più completa e rigorosa. Sarebbe tanto semplice. Purtroppo da noi si è soltanto capaci continuamente ed inutilmente di perderci in un bicchiere d'acqua.

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