• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Già che il 19 settembre arriva ma che colpa abbiamo noi?

Già che il 19 settembre arriva ma che colpa abbiamo noi?

Buona lettura, e poche buone azioni, a quelle ci pensa Mamma Rai e Famiglia Tutta.

Davvero Peppino Impastato era un giornalista incazzato e senza tesserino? Forse era un po’ troppo locale e poco globale come invece lo è un sacerdote? Ma lasciamo le domande ai posteri e andiamo ai fatti che hanno sempre un ante davanti. Speravo un po’ molto pochino che Paolo Barnard desse un segnale su Report di chi? , l’ho citato abbondantemente, ritenendolo un atto dovuto da non poter non menzionare se ci si occupa nel “tempo libero” – che libero a quanto pare lo è molto parzialmente – di comunicAzione . Ma ecco che toh, riprende la sua InformAzione, senza sconti per alcuno. E la sfida l’ha raccolta anche Megachip.

Lo stesso spazio che ospitò a fine maggio 2008 Non siamo Stato noi : Botta e risposta su quello che c’è da fare per la libertà d’informazione fra Paolo Barnard e Giulietto Chiesa. (è anche il titolo di un libro gustosisissimo di Stefano Benni)

In quello scambio a prima vista tutto interno all’ Ordine (dei giornalisti of course…) c’era già quella paroletta, noi, i consumatori di news e commenti. L’argomento al tempo mi sembrò poco chiaro e Barnard tutto è meno che conciso ma inequivocabile fu la risposta di Chiesa al Barnard risentito, citava Noi: “Perchè se tutto si riduce alla conclusione che abbiamo tutti quello che tutti ci siamo meritato, allora non resta, appunto, che arrendersi. Noi la pensiamo diversamente e, per esempio, riteniamo che milioni di persone in Italia, non sapendo nulla di ciò che accade, non possono essere resi colpevoli dello stato delle cose esistenti. Barnard, compiendo l’errore di molti intellettuali, scarica sul “popolo” i sentimenti e le percezioni degli intellettuali. Che con il popolo non hanno nulla a che vedere. Certo si può criticare chiunque. Basta un pò di concentrazione. Ma fare di ogni erba un fascio non pare molto utile. In ogni caso non è quello che noi pensiamo sia giusto fare”.

E così va che Megachip ritenga giusto oggi, pubblicare il Barnard sempre più sarcastico verso noi e loro, quel magma non bene identificato di vittime e torturatori della notizia. E allora altro non mi viene in mente che una canzonetta passata da più di 40 anni, Ma che colpa abbiamo noi, quando cadeva la pioggia e la notte e non c’erano 65 roghi come oggi 11 settembre 2009 nella Penisola. Ma la pioggia ritorna come il sereno, videro giusto allora i Rokes, quelle macchie di azzurro e di blu… il cielo ogni giorno diventa più blu, rimane da vedere chi rimanga oggi bagnato, senza ombrello che lo ripari e non solo con il popò a terra…se possiamo cadere più giù, domani, al primo diluvio.

E il 19 settembre che si fà? “Il dramma non è che ci manca l’informazione, non è infatti che non sappiamo quanto brutali, corrotti, avidi essi siano.Il dramma è che non sappiamo più spazzarli via. E siamo i primi nella Storia a essere così pavidi”. Lo scrive Paolo Barnard.

Buona lettura, e poche buone azioni, a quelle ci pensa Mamma Rai e Famiglia Tutta.

freespeechdi Paolo Barnard – da paolobarnard.info

Ma dov’è la dignità di Santoro? Di Travaglio? Della Gabanelli? E delle centinaia di migliaia di voi che li seguite? Lewis Hill si vergognerebbe di loro, e di voi.

Rampognano da non so quanti anni che in Italia c’è il ‘regime’, un regime viepiù bieco e nero, ma poi alle casse del ‘regime’ vanno a piagnucolare spazi televisivi e denaro. Mai nella storia degli oppositori d’Italia, dai giorni dei fratelli Rosselli a oggi, né nella storia d’Occidente, si è vista una condotta talmente penosa. E voi pubblico strillate che l’informazione è di ‘regime’, ma tutto quello che volete fare è starvene a casa in salotto e avere la libertà servita gratis in Tv dal ‘regime’. Ridicoli. Mai nella storia delle società civili organizzate, dalla nascita del socialismo a oggi, si sono visti così tanti incapaci cittadini.

Santoro naviga per 20 anni fra le fila dei comunisti e post comunisti di Ingrao nella televisione di Stato, e oggi finge di non sapere che la Tv di Stato è un cadavere decomposto, inutile scuoterlo. Gabanelli si infila nella Tv di Stato di Craxi, col socialista Roberto Quagliano (vero ideatore di Report) e con Giovanni Minoli, e oggi lamenta ‘censura’ dopo 5 anni di prime serate sotto Berlusconi. Travaglio dichiara che nella Tv di Stato “tutti hanno il guinzaglio, e senza guinzaglio lì dentro non ci si entra”, poi sta anche lui abbarbicato al botteghino di viale Mazzini ad attendere i suoi contratti firmati. Tutti e tre a pretendere la paghetta dal ‘regime’.

pacifica_radio














Uno spettacolo indecente. Nel 1943, un uomo di nome Lewis Hill contemplava il suo Paese, gli Stati Uniti, in piena corsa agli armamenti, controllato con ferrea determinazione da un ‘regime’ militare, poliziesco, ma soprattutto bancario e industriale senza pari nel mondo occidentale. Non esisteva, negli USA di allora, neppure la più pallida idea di partecipazione democratica nei media, meno che meno la libertà di espressione. Hill e alcuni giornalisti-attivisti si trovavano a quell’epoca internati in un campo di semi-libertà per obiettori di coscienza a 2.500 metri di altezza sulle Sierra Mountains; non avevano telefoni, Internet, né editori nazionali che li pubblicassero, né V-day pensabili o Star di sostegno. Lewis Hill e il suo collega Roy Finch volevano la libertà dei media. Era tutto ciò per cui vivevano e avevano lavorato. Non bussarono alle porte del New York Times o di NBC Radio, né in seguito alla CBS o ABC. Non rampognarono i consiglieri d’amministrazione dei media americani per uno spazio nel ‘regime’. Ebbero dignità.

Hill partì da un seminterrato di San Francisco con un microfono e due idee: libertà di opinione a qualsiasi costo e i finanziamenti da chi ascolta. Le sue prime parole all’etere, il 15 aprile 1949 alle 3 del pomeriggio, furono: “Questa è radio KPFA, Berkeley”. Gli ascoltatori accertati quel giorno furono 12. Oggi quel microfono perduto nell’indifferenza del dopoguerra, è divenuto Pacifica Radio e la Tv Democracy Now!, la più vasta rete di media pubblici d’America e del mondo, con 800 stazioni che la ospitano, più satellite e internet, e una audience mondiale di quasi 200 milioni di persone. Interamente auto-finanziata.

Eppure mai, mai in questa grande storia di giornalismo libero è accaduto che un singolo giornalista di Pacifica e Democracy Now! si sia sognato di bussare alle porte del ‘regime’ a elemosinare libertà. Essi hanno capito che un cadavere non rivive, che bisogna abbandonarlo alla decomposizione e partorire altro. Esattamente quello che si dovrebbe fare in Italia. Ma costa. Costa l’immenso prezzo dell’oscurità per decenni, costa, cari finti eroi della finta libera informazione italiana, la perdita della carriera, delle copertine sui giornali, delle collaborazioni con i settimanali, delle folle adoranti, dell’adrenalina dell’essere famosi, della candidature in politica, delle cene con magistrati o ‘principessine’. Significa affrontare il destino amarissimo di coloro che hanno dato tutta la vita per poter raccontare il mondo, ma gli tocca farlo dalle catacombe dei 12 ascoltatori o giù di lì, giornalisti come Carlo Ruta, Antonella Randazzo, Carlo Gubitosa, Paolo Barnard, e tanti altri come noi. Come Lewis Hill quel pomeriggio di 60 anni fa.

Ma se fra Santoro o Gabanelli e Lewis Hill o l’attuale Amy Goodman passa un’oceanica differenza in dignità (oltre che bravura), lo stesso va detto degli attivisti italiani e di quelli americani. Qui si fanno feste di piazza e falò colorati, girotondi patetici o petizioni, poi tutti a casa, e quando c’è da metterci le proprie ore di uggioso e anonimo lavoro per pagare e per far funzionare un’informazione libera, capita sempre che dopo il solito strepitoso inizio rimanete in 5, perché un mese dopo c’è già un altro V-day da fare, e via! di corsa tutti al nuovo party. Così, in questo Paese di pavidi e adoranti servili, sono fallite tutte la iniziative ispirate a ciò che invece gli altri sanno fare.

barnardGli altri hanno giganti del calibro di John Pilger, Dean Baker, Alexander Cockburn, Amy Goodman, Naomi Klein, Nir Rosen, Amira Hass, Akiva Orr, Tariq Ali…, che nessuno ha mai, mai visto, neppure per sbaglio, aggirarsi per i corridoi del ‘regime’ a piagnucolare per un paio di riflettori puntati addosso.

Berlusconi li vede i piagnucolanti, e non per nulla, mentre alternativamente gli allunga un tocco di pane o glielo toglie, li disprezza.

Fonte: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=134.

Commenti all'articolo

  • Di Doriana (---.---.---.75) 12 settembre 2009 09:40

    Allegria! Tanti posti in più di lavoro giornalistico per i nostri giovani congiunti che vorranno diventare reporter di guerra in pace…Questa è la non notizia: L’Italia e’ il secondo venditore di armi al mondo, superato solo dagli Stati Uniti. Lo rivela un rapporto del Congresso di Washington. Il governo italiano ha venduto 3,7 miliardi di dollari di armi nel 2008.
    Dal Corriere della Sera, nella notte dell’informazione... http://snipurl.com/rrta2

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares