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Formigoni: cosa deve succedere perché si dimetta?

Che cos’altro deve succedere perché in Lombardia si vada alle elezioni? Dove arriva il limite della decenza? L’arresto per voto di scambio con la mafia dell’assessore Zambetti non basta a far dimettere il governatore Formigoni. Si azzera la giunta, ma ciò non significa nuove elezioni, ma salvare il governo lombardo. Non è successo nulla. E allora avanti fino al 2105, scadenza naturale della legislatura.

Cosi come non è successo nulla a Reggio Calabria, comune sciolto per mafia, al punto che Alfano non esita a criticare il provvedimento del Governo. E non succede nulla in Parlamento dove l’ostruzionismo della destra, sorda ai solleciti della UE, impedisce l’approvazione della legge anticorruzione. E’ questa la risposta della politica all’infiltrazione mafiosa? Un abbraccio mortale con la criminalità organizzata?

E mentre accade tutto questo, echeggia nei programmi tv il solito ritornello: Maroni ha combattuto la mafia, perché quando era ministro sono stati catturati molti mafiosi. Formigoni ha governato bene. E poi si sposta la palla nel campo avversario, ricordando Penati accusato di tangenti.

Ma è ora di finirla con questo ritornello che trasuda di equivocità e di falso. Non è possibile attribuire al politico, un merito delle forze dell’ordine e dei magistrati. Non è possibile parlare dei torti dell’avversario, per eludere gli schizzi di fango che emergono dalla vicenda lombarda. Le colpe di Penati non assolvono Zambetti. Non è possibile parlare di buon governo mentre accuse di corruzione, di concorso esterno in associazione mafiosa, si abbattono sulla regione Lombardia.

Il problema non sono le vergogne di Penati e i meriti di Maroni, il presunto, molto presunto, buon governo di Formigoni. Il problema è uno e uno solo: possono restare in piedi un governo ed una maggioranza regionale, con un esecutivo infiltrato dalla mafia?

 

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