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Finanziaria 2011: una tassa per la difesa dei diritti dei lavoratori in tribunale

Questa manovra finanziaria affronta varie questioni, dalla privatizzazione della Croce Rossa Italiana, di cui si parla poco, pochissimo, ai tagli nel settore del pubblico impiego, dalle norme processuali ai c.d. tagli (di facciata) della casta, all'abolizione di vari ordini professionali.

Tra le tante norme previste ed in fase di discussione, emerge anche la fine dell'esenzione dalle tasse dei procedimenti giudiziari in materia di lavoro ed assistenze obbligatorie come previste e disciplinate dal Titolo V del Libero II del CPC.
 
Ovviamente tutto tace su tale questione.
 
Con la legge n. 533/1973, venne stabilita la totale gratuità dei procedimenti giudiziari in materia di lavoro e di previdenza ed assistenza obbligatorie.
Tale esenzione fiscale, era rivolta evidentemente a favorire un agevole accesso alla giustizia per la tutela dei propri diritti da parte dei lavoratori e delle parti deboli del rapporto giuridico considerato.
Questo principio trovava fondamento nello spirito solidaristico e di garanzia sociale che caratterizzava l'impianto della legge di riforma del processo del lavoro.
Dopo aver inserito la "tassa" per ricorrere in Tribunale per far valere i propri diritti nei procedimenti in materia di Lavoro in Cassazione (legge finanziaria 2010), ora il contributo unificato dovrà esser pagato sin dal primo grado di giudizio.
Il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, che è quello che disciplina le voci di spesa in tema di giustizia, verrà ora così modificato: dopo il comma 1, inserire il seguente: “1-bis. Nei processi per controversie di previdenza ed assistenza obbligatorie, nonché per quelle individuali di lavoro o concernenti rapporti di pubblico impiego le parti che sono titolari di un reddito imponibile ai fini dell’imposta personale sul reddito, risultante dall’ultima dichiarazione, superiore all’importo previsto dall’articolo 76, sono soggette, rispettivamente, al contributo unificato di iscrizione a ruolo nella misura di cui all’articolo 13, comma 1 lettera a) e comma 3, salvo che per i processi dinanzi alla Corte di cassazione in cui il contributo è dovuto nella misura di cui all’articolo 13, comma 1."
 
E' anche vero che non si parlerà di cifre esose, ma il punto della situazione è che salta uno dei principi fondanti il diritto del lavoro in questo Paese.
Il principio della totale gratuità (a livello di contributo unificato e bolli) dei procedimenti giudiziari in materia di lavoro e di previdenza ed assistenza obbligatorie per i lavoratori.

Non saranno certamente i 30 euro di contributo unificato previste dalla finanziaria a salvare le casse dello Stato.
Il sistema vuole semplicemente distruggere quel principio solidaristico e di garanzia sociale che ha permesso ai lavoratori di ottenere qualche tutela nelle sedi giudiziarie nel corso di questo tempo.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.240) 1 luglio 2011 10:33

    tassare la parte debole nel processo del lacoro, eccioè il lavoratoree, é semplicemente vergognoso !!

    Stiamo tornando ai tempi della pietra, quanto ad inciviltà sociale...
  • Di Rita De Angelis (---.---.---.96) 1 luglio 2011 12:17
    Rita De Angelis

    Non sono certamemte i 30 euro anche se sono soldi. Ma il principi che viene meno. Per difendersi dal lavoro bisogna pagare.

  • Di pv21 (---.---.---.221) 1 luglio 2011 19:43

    Alter Ego >

    Il Cavaliere dell’Amore e del “ghe pensi mi” che prometteva di “cambiare” l’Italia e di “liberare” il paese. Il leader carismatico investito dal consenso popolare che prometteva di ridurre le tasse e respingere la minaccia comunista. Il miglior Premier della storia italiana che, con una “straordinaria squadra di governo”, prometteva di rilanciare l’iniziativa privata e di “smontare” l’oppressiva macchina dello stato.

    Come è finita?
    Da 7 mesi la sua maggioranza “purchessia” si regge su una “terza gamba” fedele solo all’appello del “tutto tranne elezioni”. Quanto basta al Premier per la “prescrizione breve” e la legge “bavaglio”.

    Dopo i 24 miliardi di tagli decisi nel 2010 il paese vedrà “aggiustamenti” e “cure” per altri 47 mld. Un capolavoro di “oculatezza” nello spalmare i sacrifici e rinviare il “piatto forte” a fine legislatura.

    Tra 3 anni ci sarà la “rimodulazione” delle aliquote fiscali?
    Resta vietato tassare le “grandi ricchezze” da milioni di euro.
    Con l’inflazione al 2,7% meglio è “dimezzare” la rivalutazione automatica delle pensioni e stoppare quelle “d’oro” (30mila euro lordi).
    Ecco la risposta a quella Tagliola Tributaria che corrode il potere di acquisto delle famiglie …

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