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La questione dei "Legionari" di Ronchi e Gorizia e Nova Gorica capitale europea della cultura. L’appello di Ronchi dei Partigiani

In vista del progetto capitale europea della cultura 2025, condiviso tra la città slovena di Nova Gorica e la confinante Gorizia, il gruppo Ronchi dei Partigiani, nato nel 2013 per contrastare l'esaltazione della marcia su Fiume e la denominazione dei Legionari di Ronchi, imposta dal fascismo per celebrare l'atto eversivo di D'Annunzio, propone un appello il cui fine è quello di seguire la strada tracciata dal noto scrittore sloveno Boris Pahor sotto il segno dell'europeismo contro ogni becero nazionalismo.

APPELLO IN VISTA DELLA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA A GORICA E NOVA GORICA NEL 2025

Nel 2014 Boris Pahor, scrittore che portato alla ribalta negli ultimi decenni la cultura slovena come nessun altro, in merito alla denominazione “dei Legionari” di Ronchi sostenne che "dei legionari non ha più, oggi ragione e diritto di esistere, tolta la cittadinanza onoraria a Mussolini è altrettanto naturale togliere la denominazione dei Legionari di Ronchi, ben tenendo conto anche del fatto che oggi popoli e paesi come l'Italia, Slovenia e Croazia vivono in amicizia, e che Ronchi è un territorio multietnico, multiculturale e vista anche la presenza dell'aeroporto, sarebbe il caso di accogliere, chi giunge in questi luoghi, in modo diverso e non con la denominazione dei Legionari".

Gabriele D'Annunzio, elogiato da alcuni come eroe, come un grande letterato, a cui tutto poteva essere concesso e perdonato ebbe importanti contestatori.

Ricordiamo Benedetto Croce che arrivò ad augurargli la morte: "mi sembra il meglio che possa fare per sé e per l'Italia". Oppure Pier Paolo Pasolini, per arrivare a Indro Montanelli che definì sulla linea pasoliniana, "l'impresa di Fiume" simbolo del dannunzianesimo "non un fasto, ma un nefasto nazionale e una delle più buffonesche italianate della nostra Storia". Questo solo per citare tre filoni diversi della cultura italiana avversi e critici verso gli azzardi dannunziani.

Dopo avere occupato una città straniera per 500 giorni distruggendone il tessuto socio-economico e all'uccisione per mano dei sedicenti legionari di carabinieri ed alpini accorsi a Fiume per scacciare i seguaci di D'Annunzio che in modo eversivo occuparono la città, oggi croata, in palese violazione di ogni trattato internazionale, dovrebbe far riflettere la concezione razzista verso i popoli slavi di un personaggio con un rapporto ambiguo con il fascismo e che non fu mai antifascista.

Razzismo non politico, come qualcuno ha cercato di sostenere in modo risibile per ridurne la portata, ma derivato dal fatto che D'Annunzio reputava i popoli slavi semplicemente come "inferiori" rispetto ai latini.

Definì infatti i croati in diversi contesti come “luridi”, “mandrie di porci”, “schiaveria bastarda”.

Anche contro gli sloveni ebbe parole scioviniste di disprezzo e odio. Scrisse infatti in una lettera letta il 19 ottobre 1919 rivolta ai fiumani dal titolo “Italia e Vita”:

"A settentrione di Fiume, essi [i territori italiani] debbono includere Idria, affinché la torbida Balcania non prema le spalle di Gorizia e di Tolmino”.

E ancora "Come Idria, Postumia aspetta a noi. Se non la tenessimo, il flutto della gente balcanica, il flutto della barbarie schiava, giungerebbe a una ventina di chilometri dalle mura di Trieste."

"Col distretto di Postumia lasceremmo in mano degli Schiavi meridionali il valico di Longatico, quello di Nauporto e forse quello di Prevaldo, che costituiscono da tempo immemorabile la vera Porta d'Italia, la soglia latina calcata dalle incursioni boreali e orientali dei Barbari di ogni evo."

Nauporto sarebbe Vrhnika, località natale di Ivan Cankar uno dei più importanti scrittori sloveni.

In questo calderone d'odio forgiato dal poeta amante della guerra rientrano quindi anche gli sloveni visto che nei luoghi citati nella lettera summenzionata vivevano e vivono cittadini sloveni.

Alla vigilia del progetto della capitale europea della cultura 2025, con la condivisione tra sloveni ed italiani di un progetto impensabile fino a qualche decennio fa, riteniamo quindi che sia naturale e necessaria la non valorizzazione ed esaltazione di personaggi come D'Annunzio, razzista verso i popoli slavi - sloveni inclusi - e che la denominazione “dei Legionari” di Ronchi venga finalmente eliminata.

In concomitanza con l'anno che vedrà Gorizia e Nova Gorica capitale europea della cultura vi sarà anche il centenario dell'apposizione del suffisso dei Legionari imposto dal fascismo a questa città: è quindi ora che Ronchi ritorni ad essere ciò che è sempre stata, Ronchi, in italiano, Ronke in sloveno, città della Resistenza e finalmente non “dei Legionari” con tutto ciò che questo suffisso rappresenta.

Questo è l'appello che rivolgiamo alla classe politica italiana e slovena che vuole costruire con il progetto Gorizia e Nova Gorica 2025 capitale europea della cultura un nuovo percorso di condivisione e che potrà vedere coinvolta Ronchi non solo come ospite di alcune iniziative e progetti culturali ma come protagonista con la chiusura definitiva della ingloriosa pagina di quel "dei Legionari" e per un nuovo corso europeo, come sognato, tra gli altri, da Boris Pahor.

 

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