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Fiducia alle riforme della Rai e della Giustizia? Le possibili ripercussioni sul nostro Paese

Alfano diserta l’appuntamento della maggioranza con Monti, per non discutere di Rai e giustizia che sono riserva di caccia di Berlusconi. Il professore deve tenere ferma la barra del timone e indurre il cavaliere ad assumersi le sue responsabilità. Deve fare il decreto sulla Rai, sulla giustizia e porre la fiducia. Berlusconi non avrà la forza di sfiduciarlo perché, se sarà adombrata la possibilità di elezioni anticipate, i suoi non lo seguirebbero.

I nodi sono venuti al pettine. Per il PDL, il governo va bene quando tocca gli interessi della gente, non va bene quando tocca gli interessi del cavaliere. Ma questo non fa meraviglia. Berlusconi aveva appoggiato Monti, per uscire indenne dal cul de sac in cui aveva cacciato se stesso e il Paese.

L’Italia era nel pieno di una crisi finanziaria che colpiva anche i titoli Mediaset. Una crisi che il leader del PDL non era in grado di governare, e non solo per incapacità tecnica, ma perché prigioniero della sua maggioranza che gli chiedeva prebende, e non provvedimenti per il Paese. Voleva salvare dalla bufera i titoli Mediaset e per questo accettò l’invito di Napolitano ad affidarsi ad un uomo capace di portare l'Italia fuori della crisi. Ma del Paese non si curava. Ieri lo aveva portato sull’orlo di un baratro, oggi che stiamo per uscirne, tenta di nuovo di ricacciarlo in quel baratro.

Un esito ineludibile se cade Monti e ritorna la vecchia maggioranza.

Dunque il Paese era sull’orlo del baratro e bisognava tirarlo fuori. Con questo intendimento Casini e il PD avevano votato la fiducia a Monti. Una fiducia che è stata ed è un fardello per il partito democratico, che rinunciò ad una vittoria facile, sacrificò e tutt'oggi sacrifica il suo elettorato di rifermento.

Per far quadrare i conti, il professore ha rastrellato risorse che hanno colpito taluni settori della società e preservato altri. Ha colpito con durezza i poveri e appena sfiorato i ricchi. La riforma delle pensioni ha creato il problema degli esodati e distrutto la speranza per i giovani di avere un posto di lavoro e una pensione.

Non ha toccato invece le banche, i farmacisti, ha appena sfiorato i capitali scudati, non ha tassato i capitali emigrati in Svizzera. Non ha toccato farmacisti e tassisti perché sono l'elettorato di riferimento del PDL. Bersani ha votato il decreto salva Italia e si appresta a votare il decreto sulle liberalizzazioni. E tutto ciò ha avuto (e avrà) conseguenze negative sul suo elettorato.

Fin qui tutto bene per il cavaliere.

Ma ora è venuto il momento di affrontare tematiche sgradite a lui sgradite, e allora Alfano,non va all’incontro con Monti, perché, secondo il PDL, il governo deve affrontare solo problemi economici e Rai e giustizia non sono problemi economici.

Motivazioni senza senso perché tutti i temi hanno risvolti economici.

Se la Rai non è un tema economico, perché Confalonieri è andato da Monti?

Se la giustizia non è un tema economico, perché tanti esponenti del PDL lo hanno, fino a ieri, sostenuto che la velocità dei processi è un fattore competitivo? Hanno parlato a vanvera?

Le riforme della Rai e della giustizia servono a reperire risorse (asta delle frequenze), a liberalizzare il settore rai/tv ed aprire il mercato per la nascita e lo sviluppo di aziende televisive, mentre la snellezza dei processi costituisce un fattore che attrae investimenti. E d’altra parte non esiste un governo a sovranità limitata, dunque deve affrontare tutti gli argomenti che ritiene utili per il Paese, ivi compresi Rai e giustizia;

Ma Berlusconi si oppone. 

Monti e Napolitano certamente continueranno ad impegnarsi, per indurre il cavaliere a cambiare opinione, ma non ci riusciranno. E’ fatica sprecata. L’asta delle frequenze, la governance Rai, la riforma della giustizia colpiscono, rispettivamente, gli interessi economici, politici e processuali di Berlusconi. 

E se così stanno le cose il cavaliere rimarrà fermo sulle sue posizioni e condizionerà il suo appoggio al Governo, all’intangibilità della sua riserva di caccia.

Monti, Bersani e Casini devono cedere al ricatto? Giustizia, Rai, Mediaset e corruzione non si toccano? Se cedono al ricatto autorizzano un potere di veto e con esso il controllo di Berlusconi sul governo. Ma se Monti si fa controllare da Berlusconi, c’è il rischio che perda la sua credibilità internazionale e, con essa, la possibilità di tirarci fuori dal baratro.

E' necessario quindi che il professore, sostenuto da PD e Terzo Polo, tenga ferma la barra del timone e induca il cavaliere ad assumersi le sue responsabilità. Deve incontrarsi con chi ci sta a discutere e trovare un punto di accordo sulla Rai, sulla giustizia, fare un decreto e porre la fiducia.

Berlusconi voterebbe contro.

Ma il governo cadrà, solo se i parlamentari della vecchia maggioranza avranno la certezza di un reincarico per un esponente del PDL o della Lega. In tal caso voterebbero compatti la sfiducia a Monti.

Un’ipotesi sciagurata, che deve essere assolutamente scongiurata, giacché segnerebbe il ritorno della vecchia maggioranza, e con essa il ritorno dell’Italia nel girone dell’inferno.

Se invece Casini e Bersani chiederanno, sostenuti da Monti e Napolitano, le elezioni anticipate, il governo non cadrà. Berlusconi non avrà la forza di farlo cadere. Molti dei suoi voterebbero la fiducia a Monti, perché sono attaccati alla poltrona e temono per la loro conferma, anche per i cattivi sondaggi e i rapporti incerti con la Lega.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.169) 9 marzo 2012 11:32

    Alfano ha pienamente ragione. I problemi che non riguardono questo Goverrno sembrano prevalere su ogno cosa, purchè non si parli di disoccupazione, imprese e famiglia. a Monti interessa solo aumentare le tasse dirette e indirette il resto va da se.
    Quando mai i ricchi si sono preoccupati dei poveri, d’altronde la storia non l’ha mai smentito.......!!!!!!

  • Di (---.---.---.33) 9 marzo 2012 16:08

    l’ha detto il "povero" alfano... ma va a ....

  • Di pv21 (---.---.---.91) 9 marzo 2012 19:31

    Miraggi fiscali >

    Monti ha sempre accompagnato tutti i suoi provvedimenti (salva, cresci …) con ampie e ben strutturate dissertazioni sui contenuti e sulle finalità degli stessi.
    Il tutto riferito allo stato di “criticità” dei nostri conti pubblici.

    Su un solo capitolo Monti si è mostrato “sbrigativo”, se non “sfuggente”.
    Quando ha motivato la mancata adozione di una patrimoniale sulle “grandi ricchezze” con il fatto che “suoi tecnici” gli hanno detto che “non è realizzabile prima di due anni”.
    Ha solo aggiunto che c’era il rischio di “abbaiare e non mordere”.

    Da allora nessun “tecnico” del suo governo ha spiegato cos’è che manca e cosa s’intende fare per arrivare a istituire detta patrimoniale.
    Monti non ha teorizzato una equità “differita”.
    Ha semplicemente demandato la decisione ai governi della prossima legislatura.

    D’altra parte la sua “equa” ripartizione dei “sacrifici” è fatta di più Iva e più accise.
    Cresce così il peso di quella Tagliola Tributaria che già corrode il potere d’acquisto delle famiglie …

  • Di paolo (---.---.---.64) 10 marzo 2012 14:48

    Se non altro è la prova matematica del perché esiste il Popolo delle Libertà ,prossimamente rinfrescato nel nome in " Uniti per l’Italia " , con un inno nuovo di zecca .Il "rinnovamento" del partito è racchiuso tutto qui :cambiare nome e inno . Poi alle elezioni faranno promesse " nuove " ,per raschiare tutto il marciume del paese e i gonzi che se le bevono.

    Ma la sostanza è sempre quella , un partito "ad personam " che ha come unico scopo proteggere e difendere gli interessi di Silvio Berlusconi . E gli interessi di Silvio sono : televisione e giustizia ,la prima per fare soldi ,la seconda per non finire in galera .
    Alfano recita la parte di segretario del partito ,ma è tutto virtuale ,finto ,totalmente inesistente ,una specie di commedia dell’arte .

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