Fasci(nati)smo, ducettismo, sudate mutande. Conquista il mondo con Il Giornale!

Non vorremmo passare pure per moralisti, tra tutto.

Comunque. Mi ha colpito, (durante la mia quotidiana e continuativa visione della home de IlGiornale, roba da cuori impavidi) un banner in alto a destra. Uno di quei menu a scorrimento intestati “In Evidenza“.

“I consigli per aiutarvi a parlare in pubblico“.

Al Giornale, grazie agli esperti di Global Publishers Italia, “si schiude” un’opera dedicata a tutti coloro che, per motivi di lavoro o personali, per necessità o desiderio, sentono di avere qualcosa di importante da dire e desiderano farlo nel modo migliore: imprenditori, manager, politici, liberi professionisti, venditori, consulenti, formatori, dipendenti pubblici. Con tanto di palestra virtuale e ai lettori del Giornale.it un ulteriore ed esclusivo sconto del 20% sul prezzo di lancio dell’opera. Mai dubiteremmo sulla valenza dell’opera, nè sul significato intrinseco di un’operazione di tal risma. Non è forse quel pezzo di plastica che manca agli acquirenti del media-market? Ovvero: bello sentir dissertare, ma saperlo fare, diamine...

Anche tu puoi diventare politico; anche tu, se vorrai (hai lo sconto, su!), potrai fare della tua immagine un uomo qualunque a uso e consumo di dicerie “e’ dei loro ma è uno di noi“.

Che, a pensarci, fa ridere. E a rifletterci meglio, risponde al fatidico 40 e più % de peuple. E fa piangere.

E’ ducettismo. Nerbo aggraziato, fascinatismo più che fascismo. E al fascino tutti ambiscono.

La definirei una sorta di bricolage retorico, nel quale a mattina inoltrata, domenica, fare esercizio autogeno dei meglio ritrovati esortativi, surgelati di Aristotele, 4 encomi in padella – findus.

O prenderla così, un improvvisazionismo tipico delle classi medio alte. Di quelle che, alla momentanea bisogna, esaudiscono la più pulce dei desideri, cercando di soddisfarli il prima possibile, così da potersene disfare presto. O il sapere da soddisfare ora e subito: c’è l’esperto, sento lui, mi faccio aiutare, lo pago. Sì, il ceto medio-alto settorializza. E quella della prospettiva retorica a pagamento è un’avventura intrigante. Un safari epidittico.

Ecco: improvvisazione smaniosa, onanismo soddisfacente da faidate. L’ho fatto, sono pronto. Come fare corso con La Russa e Quagliariello per 4 giorni e sentirsi (magari solo per 3) deputati.

Come soggiogare l’uditorio con la retoriaca e il metalinguismo corporale: svela i segretucci della sinistra! Sembra sentire. Una pratica feticista, come andare a Birkenau e dirsi Mai, come farsi lingua della filosofia analitica e girarsi impauriti quando ti tocca le spalle.

Sono offerti strumenti per preparare e declamare il proprio discorso, ai lettori. Non Perelman, non Reboul, cazzi in culo a Wittgenstein, Austin crepa d’invidia: Gerry Calà, sì. D’altronde, il pantheon di certa gente, che frequenta certi pizzi, non può che conoscere altro: Rem tene, verba sequentur, dicevano. E in quanto a canzoni, eh: arrendiamoci.

Umberto Smaila, pure. Tenetelo presente. E Apicella? E il suo partmer canoro?
Non propugnamo necessariamente lo studio assiduo (assurdo), le sudate carte. Ma queste, signori, sono sudate mutande.

FUORINOTA: Il Tg1 manda in onda |non controlla|tarocca servizio con logo-vota-papi. Dobbiamo farci passare addosso anche questa (avete avuto il coraggio di votare David Sassoli)?
Ecco alcuni simpatici estremi.
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C’è tanto da raccontargli, non vi pare?