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FA Cup, il fascino intramontabile di vecchie regole

 

Nel campo del diritto, quando si interpreta una determinata disposizione normativa, si è soliti far ricorso alla c.d. interpretazione teleologica, al fine di desumere le corrette applicazioni della norma in questione.
 
Interpretazione teleologica significa, in parole povere, interpretazione secondo lo scopo della norma. In sostanza, la norma pone una regola per alcune circostanze, in quanto presuppone delle conseguenze. Se quelle conseguenze sono inesistenti, allora la regola potrebbe essere disapplicata.
 
Facciamo un esempio.
Ecco a voi il testo della regola 11a della FA Cup, la Coppa d’Inghilterra, fondata nel 1871-1872 e attualmente la più antica manifestazione calcistica giocata.
 
Rule 11:
EXTRA TIME, REPLAYS, POSTPONED AND ABANDONED GAMES (MATCHES PLAYED PRIOR TO THE SEMI FINALS)
(a) Extra Time in First Matches
If a first match is drawn after 90 minutes, an extra 30 minutes may be played (15 minutes each way). The agreement for the playing of extra time shall be agreed in writing between both Clubs and confirmed in writing by the Home Club to The Association on The Match Arrangement Form which must be received by The Association within seven days of the date of the draw and notified to the Referee on the Official Team Sheet no later than 45 minutes in the Qualifying Competition and 60 minutes in the Competition Proper prior to kick-off.

Premessa prima della traduzione: nella FA Cup, le sfide sono a eliminazione diretta. Se pareggi, si gioca un replay, in casa dell’altra squadra. Non ci sono i supplementari e i rigori, di solito.

A meno di non applicare la regola 11a, appena citata, la quale permette alle squadre di accordarsi, con una settimana di anticipo, nel senso di prevedere anche nel primo match i supplementari e i calci di rigore ove la partita finisca in pareggio.

Nota di colore: oggi, il regolamento prevede un solo replay. Per esempio: Arsenal-Liverpool finisce 1-1, allora si gioca il primo replay in campo opposto. Se finisce anch’esso in pareggio, si va ai supplementari e rigori. Un tempo, invece, non v’era limite ai replay da giocare, così che a volte servirono ben sei sfide per decidere chi fosse il vincitore.

Vi starete chiedendo perché quell’introduzione riferita al diritto e all’interpretazione teleologica. Semplice. Perché lo scopo di questa norma che prevede la possibilità delle squadre di accordarsi, nel senso di prevedere eventuali supplementari anche nella prima partita, deriva da una motivazione meramente economica: “primarily to help smaller clubs in the preliminary rounds where there is significant geographical distance between the grounds, problems with availability or where the costs and logistics of a replay may be prohibitive”, cioè evitare spese ingenti ai piccoli club che dovessero pareggiare in casa contro grandi squadre ed essere costretti ad affrontare lunghi e costosi viaggi per poi giocare il replay fuori dalle mura amiche (ad esempio il Bromley F.C., squadra della Conference South, torneo inglese pari alla nostra categoria di Eccellenza, pareggia in casa col Manchester United, ma essendo un club senza soldi non riesce a pagarsi le spese per affrontare il viaggio).

Chiaro anche che una norma del genere, oggi, sembra addirittura anacronistica, stante l’aumentata facilità e velocità, nonché economicità, dei mezzi di trasporto. E poi mettete che il Bromley debba davvero andare a giocare all’Old Trafford: scommetto quello che volete che i giocatori pagherebbero di tasca propria pur di poterlo fare.


Così come, ove giocassero la prima fuori casa, mai sognerebbero di applicare la rule 11a: perché mai evitare il sogno di giocare il replay davanti al proprio pubblico, facendo incasso pieno?

Ecco la grande partita giocata da Havant & Warerlooville, squadra di quarta divisione, contro il Liverpool ad Anfield Road, con i giocatori ospiti, iscritti al campionato inglese di quarta divisione (la nostra C2, oggi Lega Pro 2), che vincevano per 2 a 1 sugli uomini di Benitez.

Da notare gli abbracci e il calore del pubblico a fine partita: unbelievable!




Succede però che l’arbitro Graham Poll in un articolo su un quotidiano suggerisca a Sir Alex Chapman Ferguson, manager e tecnico del Manchester United, di applicare detta norma per far sì che la semifinale contro il Tottenham non sfoci in un eventuale replay, e che il tecnico dei diavoli rossi, poiché la sua squadra corre su tutti i fronti, decida di accogliere l’idea e di proporre l’applicazione della rule 11a.

Conclusione della storia: la regola non è stata applicata, in quanto la sua possibile applicazione è venuta fuori solo due-tre giorni prima della partita, mentre il regolamento richiede di farne richiesta almeno sette giorni in anticipo.

Morale: la regola 11a era sorta per aiutare le piccole squadre (anni e anni addietro, addirittura due secoli addietro) e nel permettere loro di continuare nel sogno di giocare la FA Cup, dove spesso si vedono squadre di seconda o terza divisione raggiungere i quarti o la semifinale. E’ (quasi) finita per essere applicata, invece, a favore della squadra più forte del mondo, senza problemi di cassa, semplicemente per permettere alla medesima di giocare una partita in meno e avere i giocatori più freschi e riposati nelle altre competizioni.

La società cambia, le regole rimangono le stesse, ma la loro applicazione segue sempre le squadre più forti.

Che lo spirito della FA Cup possa non tramontare mai.


p.s.: il Manchester ha vinto la semifinale contro il Tottenham 2 a 1, senza bisogno, quindi, di giocare il replay.

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