Evasione fiscale: una lotta debole

Un teorema contro l'evasione.
L'evasione fiscale è una piaga sociale non solo perché sottrae risorse allo Stato (che poi lo Stato se lo meriti è altro problema), ma soprattutto perché costituisce concorrenza sleale nei confronti di chi si comporta civilmente. Poi c'è l'ingiustizia di fondo, nel senso che c'è chi non può sottrarsi al pagamento perché soggetto al sostituto d'imposta e chi invece è libero di dichiarare il falso.
Lo Stato dovrebbe combattere l'evasione quantomeno per togliere di mezzo questa fondamentale ingiustizia.
E' comunque facile constatare che l'evasione è tutto sommato tollerata. Se fosse combattuta a livello di consumi (rendendo corresponsabile e sanzionabile il privato che non riceve lo scontrino fiscale o la ricevuta fiscale), si avrebbero effetti benefici a monte nel senso che renderebbe impossibili i passaggi in nero. Il precedente Governo non l'ha capito. E' una sorta di effetto domino che rende impossibile (nel senso di sconveniente) comprare in nero per vendere regolare. Il conto non torna. Quindi, ripeto, se fossero debitamente sorvegliati i consumi, non occorrerebbe controllare i passaggi a monte. Certo, non posso pretendere che chi non sa nulla di contabilità e fiscalità capisca questo teorema. Ma Befera sì dovrebbe capirlo, e come lui Tremonti e compagnia bella. Fa sospettare che l'abbiano capito meglio di me ma per disonestà ideologica, preferiscano ignorare questa semplice verità. Poi bisogna anche dire che il popolo non collabora alla realizzazione della giustizia sociale. Se ne frega dello scontrino anche se il mancato rilascio non gli comporta alcuna economia. Il popolo non è sovrano, come spesso si dice per imbonirlo. Il popolo è bue!
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