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Evasione fiscale: cavallo sfiatato

Tutte le volte che una crisi, grande o piccola che sia, costringe un paese ad approntare soluzioni per scongiurarla o superarla, tutti i partiti, le varie confederazioni e istituzioni chiamate a combattere la congiuntura avversa, rispolverano come rimedio da adottare in primiscombattere l’evasione fiscale.

Il cavallo ricorrente dell’evasione fiscale da combattere per reperire risorse, atte a risolvere i problemi del dissesto dei bilanci delle istituzioni pubbliche, è un cavallo sfiatato. Un cavallo usato tante volte ma senza grandi risultati. Metodo spesso invocato insieme all’altro della patrimoniale (che ne fa il paio), per evitare di dover aggredire la grave crisi politico-economico-finanziaria con l’attaccare quei privilegi, quelle spese, quei monopoli, quei costi della politica, che sono appannaggio proprio delle nomenclature che dovrebbero smantellarli.

Tutti i governi, tutti gli stati hanno fatto e fanno la lotta all’evasione fiscale. L’hanno fatta i ministri delle finanze di centrodestra e centrosinistra. Con quali risultati? Con l’aumento del contenzioso e della tassazione. Infatti se l’accertamento si abbatte sui grandi evasori, si scatena un contenzioso che dura in media tre anni e si risolve (quasi sempre) con la vittoria del contribuente ritenuto evasore e con il sospetto dell’uso di mazzette o altri favori. Se il malcapitato è un piccolo evasore, quasi certamente soccombe.

Inevitabile il risultato: all’evasione si somma la corruzione; ed in definitiva, per l’indifferibile sete di denaro dello Stato, anche un aumento della pressione fiscale, che colpirà sempre quelli che non possono sfuggire. Stesse considerazioni possono farsi per una imposta patrimoniale. I piccoli patrimoni non potranno sfuggire, i grandi patrimoni, impacchettati in società di comodo con sede nei paradisi fiscali, la faranno franca come sempre.

Spaventare i ricchi o presunti tali, come fanno di solito i paesi totalitari, mette in fuga i capitali, impoverisce il paese, crea miseria, sottosviluppo e disoccupazione. Tutta la classe politica italiana di destra o di sinistra, affetta dal virus dello statalismo, crede ancora di poter salvare le proprie rendite resistendo vergognosamente ad ogni tentativo di cambiamento.

Pertanto speriamo nell’azione del governo Monti, che in campo pensionistico ha fatto una rivoluzione e si appresta ora ad affrontare la parte più difficile del suo programma. Quella delle liberalizzazioni, dell’abolizione dei monopoli, della riduzione delle rendite e dei privilegi che toccano non solo i politici, ma in misura più ampia tutto il mondo che ruota intorno alle consorterie pubbliche e burocratiche.

Rendite che costituiscono i veri costi della politica e affossano i bilanci. Assottigliare lo Stato, tagliare le spese ed attirare capitali ed investimenti è la nostra salvezza. Professore, forza, coraggio e determinazione!

Il Paese è con Lei.

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