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Eluana Englaro: l’inferno sulla terra

«Ha reagito, potrebbe farcela»: Eluana nella notte tra venerdì e sabato ha avuto un’emorragia interna che stava per costarle la vita. I fatti di questa ultima settimana darebbero ragione al padre Peppe per staccare la spina in casi estremi.

Io fondamentalmente sono favorevole ad una legge che consenta il testamento biologico: del resto solamente legiferando a favore si potrebbe chiarire in via definitiva se sia giusto o sbagliato “togliere” la vita ad un malato terminale; poi mi rendo conto però che c’è gente a cui non interessa assolutamente che il malato - sia figlio, genitore o coniuge - si possa per legge “fare morire”, e sono d’accordo anche su questo.
Sono in un uno stato confusionale in verità: da un lato sono favorevole alla morte in casi estremi (ed il caso di Eluana credo lo sia), dall’altro, invece, credo sia giusto che si facciano tutti i tentativi possibili per salvarla - sperando di riuscirci - e riportarla ad una vita decente. In entrambi i casi trovo sia giusto far decidere a chi sta in quel momento soffrendo per il proprio caro. E quindi ritorno al punto di partenza.

“Dare la vita” ad ogni costo è sbagliato, ma non perché è giusto così. Solamente mi rendo conto che non è solo il malato a soffrire del suo stato, ma anche, e spesso forse non ce ne rendiamo conto, chi si occupa del malato: genitori, marito/moglie, figli, parenti e amici in generale. Cerchiamo di capire come si sente in questi momenti il padre di Eluana, cerchiamo di capire il suo stato d’animo, le sue pene per la figlia in coma da 17 anni, come si senta vedendola ogni giorno e non poterle nemmeno parlare perché come fosse morta, cerchiamo di capire se nel suo cuore creda sia meglio che la figlia finisca di soffrire o, forse per egoismo personale, vorrebbe vederla ancora in vita anche soffrendo. In questo momento vede chiaramente e meglio di noi l’inferno sulla terra.
Mettiamoci per quanto possibile nei suoi panni e dopo, solamente dopo, facciamoci i nostri preconcetti. A quel punto il nostro dubbio se farla vivere o morire credo varrà poco: conterà solo l’amore di un padre per la figlia che soffre tutti i giorni. Da diciassette anni.
I miei dubbi e i miei preconcetti vacillano. E non credo essere l’unico.

Commenti all'articolo

  • Di Chiara Lalli (---.---.---.130) 13 ottobre 2008 17:51

    Scrivi:

    "Sono in un uno stato confusionale in verità: da un lato sono favorevole alla morte in casi estremi (ed il caso di Eluana credo lo sia), dall’altro, invece, credo sia giusto che si facciano tutti i tentativi possibili per salvarla - sperando di riuscirci - e riportarla ad una vita decente. In entrambi i casi trovo sia giusto far decidere a chi sta in quel momento soffrendo per il proprio caro. E quindi ritorno al punto di partenza".


    La cosa più giusta sarebbe far decidere il diretto interessato. Eluana non ha questa possibilità oggi perché non può esprimere il suo volere - non ha proprio un volere (si trova in uno stato in cui non è pssibile avere una coscienza né una autocoscienza). Il tentativo di ricostruire la sua volontà - tramite le testimonianze di chi la conosceva e la ricostruzione del suo carattere - va proprio in questa direzione: rimane il punto interrogativo se la ricostruzione è soddisfacente, ma la direzione è quella giusta.
    Non direi che torni al punto di partenza, in questo modo.

    Sarebbe anche opportuno specificare che "salvarla" (ovvero "riportarla ad una vita decente) è un tuo desiderio privo di fondamenti. Sia chiaro: tutti vorrebbero che Eluana tornasse a star bene - ma ciò è più vicino ad una allucinazione piuttosto che ad un desiderio razionalmente fondato. (Per carità, legittimo sia il desiderio che l’utopia, ma è bene non aggiungere ulteriori elementi di confusione a quanti dicono che "Eluana reagisce; Eluana puà svegliarsi; Eluana morirà di fame e di sete se la nutrizione artificiale che la tiene in vita sarà staccata").

    • Di Jack Lagona (---.---.---.27) 13 ottobre 2008 19:47
      Giacomo Lagona

      Ciao Chiara, grazie per il pensiero assolutamente condivisibile ed esatto, ma vedi io volevo solo scrivere le domande che mi sarei posto se fossi al posto del padre di Eluana. Essendo anch’io un papà e - fortunatamente - non trovandomi nella sua sitazione, ho scritto le domande che mi ponevo in questi giorni, nel mio piccolo e senza nessunissima pretesa, rendendomi sempre più conto di quanto sia difficile e insopportabile la sua scelta. Mi rendo benissimo conto di non essere in grado di pensare quello che pensa il sig. Peppe, ma mi sono lasciato andare e ho cercato di prenderne il posto anche sbagliando, come giusto che sia in questi casi, e ho scritto i miei pensieri. Lo so che è praticamente impossibile che Eluana ritorni ad essere quella di prima, come so che la sua morte ormai è imminente: volevo renderle omaggio perché senza saperlo - e senza poter far nulla per impedirlo - cambierà il nostro modo di approcciarci all’eutanasia, e anche a suo padre per il coraggio che sta dimostrando in questi giorni con le sue scelte.
      Io personalmente sono d’accordo con l’eutanasia, o meglio, sono d’accordo per una legge che ne regoli le condizioni, ma mi lascia un vuoto immenso il solo pensiero che possa dare il consenso ad una morte assistita. Lo so, sono contraddittorio, proprio per questo scrivevo di essere al punto di partenza.

      Tutto qui. La mia non è "la verità", ma solo un semplice pensiero probabilmente errato.
      Grazie ancora e ciao. :)

    • Di Chiara Lalli (---.---.---.130) 14 ottobre 2008 10:44

      Ciao Jack, nessun pensiero errato: è il tuo, ed è assolutamente rispettabile.
      Il mio commento era più una precisazione sulla vicenda Englaro che una critica al tuo pensiero (che, ripeto, è tuo e incotestabile). Temo di essere esasperata da quanto leggo al riguardo e che troppo spesso si vuole far passare per Verità, Legge, Giustizia.
      La contraddittorietà è un nostro diritto: ma per esercitarlo serve una legge liberale.
      A presto, ciao

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