• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Elezioni: getta la casta dal treno!

Elezioni: getta la casta dal treno!

Lasciate che, prima della trattazione vera e propria, relativamente alle bollenti prossime elezioni, vi "intrattenga" brevemente e piacevolmente, sempre a scopo paradigmatico, però. Correva l'anno 1987 e quelli come noi andavano ancora alle medie. Ricordate? Eravamo in piena era “gorbacioviana”e la macchina del cinema americano non smetteva mai di produrre capolavori e cult, ma anche commedie simpatiche. Ricorderete certamente, almeno quelli nati entro la fine degli anni '70, il film interpretato da uno Scilipoti ante tempora, solo nella somiglianza, ossia il grande Danny De Vito, insieme con Billy Cristal, “Getta la mamma dal treno”.

Tutta la storia ruota sulla vicenda di un ipotetico doppio delitto perfetto. Il personaggio su cui il film basa di più la sua efficacia e la sua verve comica è certamente il personaggio interpretato da De Vito. Owen è uno studente ultra quarantenne che vive ancora con la madre, e a dire il vero è anche parecchio tonto. Ha un legame ossessivo con sua madre, la quale ha su di lui un'ascendenza pressoché totale, che ne controlla le mosse, insultandolo a ripetizione, ma essendone nel contempo dipendente per quasi ogni sua singola azione, dalla toletta, ai pasti. Il figlio scemo è praticamente il suo schiavo, che chiaramente riceve quotidianamente la sua razione di sberle.

Owen, pur essendo un po' suonato, ordisce più di un piano per liberarsi una volta per tutte e senza sospetti della tirannica madre. Per tagliar corto, alla fine, dopo tante peripezie, la vecchia strega, che in ultima istanza avrebbe dovuto esser scaraventata dal treno dal complice e coprotagonista del storia, Larry, morirà molto tempo dopo di morte naturale, dopo che il maccheronico tentativo di eliminazione è miseramente fallito.

La commedia, in quanto tale, ha chiaramente un simpatico lieto fine. Chissà se anche la nostra lo avrà?

No, il lieto fine, qui non c'è per tutti. Anche perché è tutto fuori che una commedia. Una parte deve perdere ed una deve necessariamente vincere, pena la stagnazione e il declino, e la parte che deve perdere è la casta. Auspicandosi che le prossime elezioni possano essere davvero l'inizio della sua fine.

Questa situazione che il paese sta vivendo, come già detto, non è affatto una pantomima, come giullari e imbonitori voglion farci credere, ma è una tragedia nel vero senso del termine, e sebbene non lo sia diventata ancora per la maggior parte, per una parte lo è già, ed è inutile nasconderlo. Le morti per suicidio dell'ultimo quinquennio da disoccupazione e da incomprensione da parte delle Istituzioni ne sono la testimonianza.

Ad ogni modo il nostro treno sta per arrivare: è tempo di eleggere la futura classe dirigente di questo paese.

Quanti paralleli tra il tonto Owen e l'elettore italiano medio, arrivato all'aut aut!

La casta ormai impera nella politica ed in tutti i campi ad essa legati, in tutta la vita pubblica ed in tutti i settori e le aziende statali, parastatali, privatizzate per finta e altre galassie produttive dove ha anche un po' le mani in pasta, pesando su tutta l'economia di questo paese.

È arrivato il momento di scaraventare la vecchia trombona fuori dal treno elettorale. Queste elezioni potrebbero esser per davvero l'inizio del turning point della casta e di questo modo di fare politica una volta per tutte. Che l'Italia si fosse stancata, è ormai da qualche annetto che è emerso, ma ora incominciano ad esserci seri rigurgiti sociali e anche politici seri, per iniziare davvero a pensare che le cose possano davvero cambiare. Cosa lo fa pensare?

Beh, inizierei, con tutto quello che secondo i sedicenti luminari della politica, viene in modo dispregiativo indicato come “antipolitica populista”. Il “M5S” in primis. Secondo alcuni sondaggi è ormai abbondantemente oltre il 15%. È ormai un partito; se spaventa per i programmi lacunosi, velati di forte e pericolosa ignoranza politica, dall'altro però, si fa portavoce del rinnovamento, e della democrazia - con molti limiti, ma meglio di altri partiti "classici" - che muove dal basso, sebbene il suo leader sia un po' un padre padrone, che le spara davvero grosse e che non si è reso ancora minimamente conto che “con il grande potere viene sempre una grande responsabilità”. Ad ogni modo è una forza ed un esempio, in vari modi, di democrazia partecipativa dal basso, quella che il Pd scimmiotta di fare, ed invece, alla fine, preferisce imporre sempre dall'alto i suoi papabili, e che il Pdl stesso non potrà mai neanche lontanamente sognare, per il semplice motivo che è pura ed esclusiva "proprietà" del suo principale fondatore, finanziatore e padrone.

In secundis, poi, c'è un altro movimento interessante, di sinistra e forte di un certo background legato in parte alla tradizione della sinistra extraparlamentare e non, in esso confluiscono molte anime; sto parlando di “Rivoluzione civile”, un movimento che si è coalizzato attorno alla figura di Antonio Ingroia; questo partito potrebbe essere il vero polo erede di una certa sinistra e, forse, stando ai sondaggi, l'unico vero partito di sinistra che potrebbe sedere in Parlamento, almeno secondo la mia umile e personalissima opinione. È un partito che potrebbe esser pronto a fare parte di una coalizione di governo? Certamente è ad un livello ben superiore rispetto alle prerogative di governo del M5S, poiché in esso sono confluite personalità già precedentemente elette o legate comunque alle istituzioni, quindi in esso vi è certamente cultura politica più di quanto ci si possa ad un primo acchito aspettarsi. Vedremo!

Tuttavia, la vera sorpresa è, infine, il movimento “Fare per fermare il declino” del noto giornalista economico, Oscar Giannino. Il programma dettagliatissimo e stilato da personalità di spicco del mondo economico e non solo, è di chiara impronta liberale e liberista - e questo dice molto - ma, non c'è che dire, è un ottimo “programma di emergenza” che potrebbe fare davvero la differenza se fosse, anche solo in parte messo in atto. Stupisce poi, la foga e la passione con cui il suo leader lo sta trascinando nell'agone politico; un partito che ha spaventato soprattutto Pdl e Lega, ai quali, viste le vecchie promesse mancate, non mantenute e il più delle volte sapientemente ed oculatamente dimenticate, potrebbe strappargli una caterva di voti, specialmente in quella regione di origine che è l' “Ohio italiano”, ossia la Lombardia.

Sebbene si renda necessario evidenziare un vulnus, ossia il "cesaro-partitismo", male di cui questi tre partiti - dove più dove meno - soffrono, parimente alle vecchie compagini, 'Fare per fermare il declino', il 'M5S' e 'Rivoluzione civile' rappresentano, nel bene e nel male, il vero rinnovamento della politica italiana a queste elezioni; insieme, potrebbero anche arrivare ad un abbondante 30% se la loro popolarità dovesse ancora crescere. Davvero niente male! Anche se urge coinvolgere molto di più la società civile.

È chiaro che se queste formazioni arrivassero al suddetto "quorum" politico, ciò potrebbe forse rappresentare l'inizio di un gran caos, ma non è del tutto detto. Le vie del compromesso e della sana politica potrebbero esser davvero infinite, specie se improntate alla preservazione ed alla promozione ad oltranza, oltre gli schieramenti, di ciò che accomuna questi tre movimenti, il bene comune gestito con oculatezza ed onestà senza prevaricazioni del merito.

Ad ogni modo, non so con sicurezza se sia arrivato il momento ottimale per scaraventare la casta fuori dal treno elettorale, ma una cosa è certa, la vecchia megera, presa da ansie e bollori improvvisi, si sta sporgendo un po' troppo dai finestrini e potrebbe esser l'inizio della volta buona, fermo restando però che lei, di morte naturale, non morirà certamente.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares