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Elezioni e sondaggi | Cosa dicono i nostri amici di chi voteremo

Le domande sulle cerchie sociali degli elettori possono aiutare i sondaggisti a migliorare le stime del voto: ne parliamo con Mirta Galesic, docente al Santa Fe Institute, Nuovo Messico. 

di Sara Mohammad 

Si possono migliorare le previsioni dei sondaggi elettoralichiedendo agli elettori per chi voteranno i loro amici, un’informazione che la maggior parte dei sondaggisti non prende in considerazione. A dirlo sono Mirta Galesic, professoressa al Santa Fe Institute del Nuovo Messico, e un gruppo di colleghi che lavorano in università inglesi e statunitensi. Gli scienziati hanno utilizzato i dati delle ultime elezioni presidenziali di Stati Uniti e Francia per dimostrare la loro ipotesi di partenza: includere nei sondaggi domande che esplorano le intenzioni di voto della cerchia sociale degli intervistati migliora le stime dei risultati elettorali.

Galesic e gli altri hanno lavorato su un campione di domande rivolte agli elettori statunitensi e francesi nell’ambito di migliaia (USA) e di una quarantina (Francia) di sondaggi in vista delle elezioni che portarono alla vittoria di Trump nel novembre 2016 e di Macron nel maggio 2017. Prevedere quante persone voteranno per un candidato o per il suo avversario è un compito notoriamente difficile e in alcuni casi, come è successo nelle ultime elezioni statunitensi, i risultati all’indomani del voto possono riservare grosse sorprese. I ricercatori si sono quindi chiesti se eventuali informazioni sulle intenzioni di voto familiari, amici e conoscentidegli intervistati migliorassero le stime elettorali.

Una parte dei sondaggi che i ricercatori hanno analizzato conteneva domande sulle proprie intenzioni di voto (“Qual è la probabilità, in percentuale, che andrà a votare?” o “Se andasse a votare, per quale candidato voterebbe?”) e domande sulle intenzioni di voto altrui (“Secondo lei, che percentuale della sua cerchia sociale andrà a votare alle prossime elezioni?” oppure “Fra i contatti della sua cerchia sociale che si recheranno al voto, come si aspetta che i loro voti siano distribuiti fra i seguenti candidati?”). Paragonati ai sondaggi che indagavano solo le attitudini individuali in vista del voto, questi sono riusciti a stimare con più accuratezza la distribuzione dei voti tra i diversi candidati politici, arrivando a prevedere correttamente anche i risultati dei cosiddetti “stati in bilico” statunitensi in circa otto casi su dieci (i sondaggi individuali si erano fermati a sei casi su dieci). Non va dimenticato che una manciata di centomila voti raccolti in tre di questi stati (Michigan, Pennsylvania e Wisconsin) fu decisivaper la vittoria di Trump su Hillary Clinton.

Come mai chiedere agli elettori a chi darebbero il loro voto amici e parenti migliora le stime dei sondaggi? Su Nature Human Behaviour i ricercatori avanzano tre spiegazioni. Innanzitutto l’utilità delle domande sulla cerchia sociale sta nel fatto che aumenta implicitamente la numerosità del campione: le risposte a queste domande aggiungono informazioni che un sondaggio non sarebbe in grado di fornire altrimenti per limiti di copertura. Una spiegazione alternativa è che le persone riluttanti a esprimere le proprie preferenze elettorali perché ritenute imbarazzanti dalla società potrebbero tuttavia dare questa informazione indicando il candidato votato dalla cerchia a cui appartengono, lo stesso che loro voterebbero. Infine, per dinamiche di influenza sociale, il voto degli intervistati potrebbe essere diverso da quello dichiarato durante il sondaggio per uniformarsi all’opinione prevalente del gruppo.

Un altro importante risultato ottenuto dagli autori di questo studio è che le domande sulle cerchie sociali forniscono indizi interessanti anche sulle dinamiche sociali che plasmano la decisione relativa a chi votare. “Abbiamo scoperto che la struttura delle cerchie sociali delle persone cambia nel tempo”, spiega Mirta Galesic a OggiScienza. “Per esempio, le cerchie sociali dei sostenitori di Trump sono diventate più omogenee, includendo sempre più sostenitori man mano che le elezioni si avvicinavano”. Galesic spiega ancora che i sostenitori di Trump, rispetto ai sostenitori di Clinton, potrebbero essere stati più bravi a mobilitare i propri pari che non sapevano ancora chi votare incoraggiandoli a sostenere Trump, convincendosi a loro volta che stavano votando il candidato migliore, e così via. “Le dinamiche sociali cambiano in continuazione prima delle elezioni e un modo per scoprirlo è porre domande sulla cerchia sociale più di una volta, proprio come abbiamo fatto in uno dei nostri sondaggi”.

Galesic e colleghi ritengono che le loro conclusioni si possono estendere ai sondaggi elettorali di altri paesi, dal momento che le nazioni coinvolte nell’esperimento hanno sistemi politici profondamente diversi. “Pensiamo che le dinamiche di influenza sociale che abbiamo scoperto siano abbastanza generalizzabili e che le stesse domande sarebbero utili anche in Italia”, conclude la ricercatrice.

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