Accanto allo sviluppo dei vaccini, sono numerosi i farmaci valutati dagli enti regolatori del farmaco come mezzo per contrastare la forma severa di Covid-19. Presto potrebbero fare ingresso sul mercato europeo due farmaci a somministrazione orale: Molnupiravir della Merck e Paxlovid della Pfizer.
I farmaci per contrastare l’infezione si basano sulla capacità di bloccare la replicazione del virus. Per questo sono destinati a pazienti con Covid-19 con sintomi lievi. La somministrazione del farmaco è proprio volta a impedire lo sviluppo delle forme più gravi della malattia. E di fatto ciò si traduce iella riduzione di ricoveri in ospedale o in terapia intensiva.
Fatte queste premesse, possiamo dire davvero che siamo quasi arrivati a una cura efficace contro il Covid-19? Ne abbiamo parlato con Valentina Gentili ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie, dell’Università di Ferrara.
Un farmaco, ma non per tutti
I farmaci finora proposti come antivirali efficaci contro il Covid 19 sono 12. Sono ancora in fase di sperimentazione o di valutazione da parte delle agenzie regolatorie. La loro immissione sul mercato è preceduta da una valutazione di efficacia e tossicità.
Un recente articolo apparso su Nature Reviews Drug Discovery li mette a confronto.
Per ora, sembra che il farmaco della Merck sia in grado di ridurre del 50% i ricoveri in ospedale, mentre quello della Pfizer sia efficace nell’ 89% dei casi. “A patto però che il paziente assuma il farmaco nelle prime fasi della malattia. Una volta che la replicazione virale si è innescata, farmaci come quelli proposti perdono di efficacia”.
Il vantaggio dei nuovi farmaci proposti deriva dal fatto che possono essere assunti per via orale. Un bel vantaggio rispetto al precedente antivirale proposto, il remdesivir, somministrato solo in ospedale per via intravenosa.
Sebbene siano facili da somministrare non è detto che questi farmaci siano così accessibili a tutti, almeno nelle fasi iniziali. “Un nuovo farmaco immesso sul mercato è sottoposto a una farmacovigilanza molto rigorosa. Pertanto, nelle fasi iniziali la somministrazione del farmaco sarà effettuata sotto stretto controllo del medico, magari perfino in un contesto ospedaliero”.
Inoltre, come accaduto per altri farmaci considerati validi contro il Covid-19, probabilmente all’inizio i farmaci verranno riservati a pazienti a rischio, perché con patologie pregresse.
Non uno, ma tanti
Non ci sono le pastiglie della Merck o della Pfizer in fase di sperimentazione. I farmaci proposti contro il Covid 19 sono vari e non hanno tutti lo stesso meccanismo di azione.
Alcuni sono volti a boicottare la replicazione del genoma virale introducendo “errori” durante la replicazione. In altri casi, i farmaci proposti agiscono inibendo enzimi che permettono al virus di replicarsi perché liberano il genoma virale dall’involucro proteico che lo contiene. Solo così il virus può sfruttare tutto il macchinario della cellula per replicarsi.
In altri casi, la terapia somministrata impedisce l’ingresso del virus nella cellula.
“Ma non basta colpire il virus con un antivirale per impedirne la replicazione. È necessario sviluppare anche farmaci che possano aiutare l’organismo infettato a reagire. Il virus infatti provoca un’eccessiva risposta infiammatoria una volta che ha infettato l’organismo”. Ecco allora che la ricerca è rivolta anche all’individuazione di farmaci specifici per contrastare i sintomi che compaiono in seguito all’infezione virale.
Attaccare la malattia su più fronti
La pluralità delle proposte anti-Covid 19 è legata anche al contesto emergenziale nel quale ci siamo trovati. “All’inizio la ricerca di molecole attive contro il Covid -19 non è stata perfettamente orchestrata. Come conseguenza, diversi gruppi di ricerca si sono lanciati alla ricerca di una varietà di molecole attive contro il Covid, identificate anche con screening computazionali”, ha commentato Gentili. “Oggi, la ricerca segue l’indirizzo indicato dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e procede verso una direzione terapeutica più definita”.
Il fatto di avere a disposizione molti farmaci va anche a vantaggio del paziente . “Il paziente può accedere alle terapie a diversi stadi di progressione della malattia o in condizioni generali differenti. La terapia va gestita a seconda del tipo di paziente, della gravità della situazione e della storia e dell’anamnesi clinica del paziente. Occorre avere un approccio multilaterale nella ricerca di farmaci per essere pronti a fronteggiare situazioni differenti”.
Infine, non è così facile individuare un antivirale efficace per la stessa natura dei virus. I virus mutano in fretta. Ce lo hanno dimostrato le numerose varianti che si sono sviluppate nel corso dei mesi scorsi e che ancora continuano a manifestarsi. Inoltre, i virus entrano nelle cellule umane per riprodursi e in quel momento generano la malattia. “Il farmaco antivirale più efficace è quello che colpisce solo il virus e non la cellula dell’ospite. È molto difficile individuarlo”.
La ricerca di nuovi farmaci contro il Covid-19
I ricercatori di solito procedono con due diverse strategie al fine di individuare nuovi farmaci. La Pfizer, ad esempio, ha progettato il farmaco in modo specifico per il virus Sars-Cov-2. Tuttavia, ha tratto vantaggio dai precedenti studi condotti su Sars-Cov-1. La Merck, invece, ha usato un farmaco che era già stato proposto per altri scopi terapeutici. Ha quindi messo in pratica il sistema del drug reporpusing.
“Non è detto che i farmaci già studiati e approvati siano efficaci solo per le malattie per cui sono stati progettati. Spesso hanno altre attività secondaria, sempre di natura farmacologica”.
Il RoActemra, ad esempio, oggi è approvato come terapia per i casi severi di Covid-19 mentre in origine era indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide.
Lo stresso farmaco prodotto dalla Merck in origine era stato proposto per contrastare il virus dell’encefalite equina.
Il Remdesivir, già approvato per il trattamento contro il Covid-19, ha ottenuto un riposizionamento perché era stato formulato per la cura dell’ebola.
Quindi possiamo concludere che non esiste ancora una terapia efficacie contro il Covid-19. Tuttavia sono stati fatti numerosi progressi nell’individuare una serie di molecole che possono aiutare a superare la malattia.