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 Home page > Tribuna Libera > E le stellette stanno a guardare

E le stellette stanno a guardare

Terremoti, alluvioni, discariche ed inceneritori da presidiare, piazze da controllare: mandiamoci i soldati! E' questa la logica distorta in base alla quale anche una "emergenza" che non è tale, come il biocidio nella "terra dei fuochi", diventa un pretesto per nuovi poteri ai prefetti e per l'invio di contingenti di militari. Eppure il territorio in questione di tutto ha bisogno meno che di altri soldati, che vanno ad aggiungersi a quelli italiani di stanza nell'area ed alla massiccia presenza di forze armate USA e NATO che già occupano militarmente la Campania. Fra l'altro, tutte queste zone militarizzate hanno anche un impatto ambientale non indifferente.

Ci risiamo. Ogni volta che si profila un’emergenza sulla quale l’opinione pubblica comincia a manifestare segni d’intolleranza e d’indignazione, ecco che puntuale arriva il provvedimento risolutivo di tutti i problemi: attivare le prefetture ed impiegare l’esercito.
 
A parte il fatto che la stragrande maggioranza delle nostre “emergenze” ambientali non sono affatto tali, ma il frutto malsano di decenni di abusi, speculazioni ed altri persistenti reati contro la nostra terra, appare comunque evidente che gran parte della nostra classe politica resta ipocritamente ancorata alla formula magica secondo la quale ordinanze prefettizie e presidi di soldati in mitra e tuta mimetica sarebbero capaci di sconfiggere illegalità diffusa ed agguerrite ecomafie.
 
Certo, il c.d. decreto sulla “terra dei fuochi” prevede anche un controllo sanitario gratuito per i residenti in quella zona, introduce il reato penale di ‘combustione illecita di rifiuti’ e stanzia fondi per bonificare le aree inquinate. Ma, aggiungono i fautori del decreto, c’è anche la necessità d’un “controllo di sicurezza del territorio”, lasciando intendere che l’impiego delle forze armate sia lo strumento più ovvio a tutela della legalità e stanziando a tal fine 2 milioni di euro.
 
Ovviamente, però, nessuno dice né scrive che quello stesso territorio è già uno dei più intensamente militarizzati a livello europeo. Come avevo già puntualizzato in un mio precedente articolo dal titolo “Campania Bellatrix”, infatti:
 
"Se disegniamo una rudimentale figura, che abbia come lati: (A) Bagnoli – Licola (20 km); (B) Licola – Gricignano (35 km); (C) Gricignano – Lago Patria (35 km); (D) Lago Patria – Capodichino (30 km); (E) Capodichino – Bagnoli (15 km), il perimetro del nostro “Pentagono” campano misura 135 chilometri….ipotizzando un lato medio di 27 km (135:5) ed applicando la formula relativa, scopriamo che l’area circoscritta dal perimetro di questa occupazione militare è di circa 1.254 kmq, ossia la decima parte dell’intero territorio regionale. Eppure il fatto che ben 8 installazioni non italiane presidino ed occupino militarmente un decimo della Campania – sommandosi alle 50 dell’Esercito Italiano, alle 5 dell’Aeronautica Militare ed a ben due porti militari e nucleari – non sembra costituire un problema per la maggior parte dei suoi cittadini…."
 
A protestare contro l’ennesimo provvedimento che fa finta di affidare ai militari la salvaguardia del territorio a quanto pare sono rimasti in pochi, fra cui il Movimento Cinque Stelle, che ha dichiarato fra l’altro, attraverso la senatrice Paola Nugnes: “L’impiego dell’esercito senza nessuna funzione investigativa e strutturale è solo un tamponamento, una soluzione emergenziale che i nostri territori non vogliono”. Eppure è palesemente inutile e fuorviante almeno questo aspetto del decreto – approvato a maggioranza da un Parlamento che, ogni volta che si tratta di spese militari, di missioni all’estero o d’interventi di ordine pubblico, non si sottrae mai all’ossequio nei confronti di una Difesa diventata ormai un’istituzione tuttofare, capace quindi di sostituire le forze di polizia, la protezione civile, la croce rossa e – perché no? – anche i pompieri ed i vigili urbani…
 
Eppure, in quest’ultimo ventennio, si direbbe che quasi nessuno si sia accorto dei frequenti traffici illeciti di rifiuti tossici; del proliferare di discariche abusive e di strani ‘laghetti’ che spuntavano un po’ ovunque; delle patologie diffuse e del palese deterioramento degli stessi terreni. Nessuno – ad eccezione di alcuni ambientalisti rompiscatole e di qualche comitato locale – sembra essersi reso conto del terribile disastro ambientale che si stava preparando. In questi lunghi anni, quindi, in tanti avevano sotto gli occhi le situazioni ma non se ne rendevano conto; guardavano, ma non vedevano.
 
Ma adesso tutto cambia – ci fa sapere il Governo – perché ora ci pensano le “stellette” degli 850 soldati inviati a guardare – ed a salvaguardare . la nostra “Campania Infelix” …
 
Sono le stesse “Sturmtruppen” già spedite a presidiare assurdamente discariche ed inceneritori e che troviamo ancora nelle piazze di Napoli, cui conferiscono un certo tocco mediorientale. Però chi ha redatto ed approvato il decreto sulla c.d. “Terra dei Fuochi” sembra convinto che si tratti della mossa giusta e che una delle cose di cui non si può assolutamente fare a meno, anche in questo caso, è il dispiegamento esemplare d’un bel contingente in armi…
 
Eppure, come spiegavo prima, proprio nel Giuglianese di militari – soprattutto ‘alleati’ – non si avvertiva affatto la mancanza. Con la realizzazione e l’apertura in località Lago Patria del nuovo Comando NATO per il Sud Europa e la regione mediterranea, infatti, era prevista la presenza in loco di 2.500 unità di personale residente e d’una quantità pari di persone orbitanti intorno a quel quartier generale, che si estende su una superficie di ben 330.000 mq, di cui 60.000 edificati. Ebbene, ad oltre un anno dall’inaugurazione del Mega-comando, l’impatto di questa nuova – ed assai particolare – comunità si è fatto sentire, sia per quanto riguarda l’incremento del traffico veicolare sia per quanto attiene produzione e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e residui fognari.
 
In un mio articolo del settembre 2012 (“Far Waste”: anche la NATO produce munnézza”) , a tal proposito, mi ero soffermato sui costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti del quartier generale JFC Naples di Lago Patria, desunti dal bando della gara d’appalto prodotto dalla NATO, per un importo di 1.450.000 euro totali nel quinquennio. Dal confronto con l’appalto relativo all’analogo servizio svolto per il Comune di Giugliano in Campania – nel quale ricade il territorio occupato dal complesso militare alleato – emergeva una strana discrepanza di costi digestione, ovviamente a danno di quest’ultimo. E’ di febbraio scorso un articolo (“Personale NATO getta rifiuti fuori orario a Lago Patria”) nel quale alcuni cittadini giuglianesi lamentavano modi di fare decisamente poco ‘urbani’ da parte di alcuni appartenenti al personale di quel Comando, stigmatizzando: “Un comportamento che lascia basiti perché messo in atto da “chi è solo ospite” nel nostro territorio che quindi, in conseguenza di ciò, dovrebbe mostrarsi massimamente rispettoso degli orari di conferimento e dei posti in cui gettare il rifiuto. Invece, come dimostrano le foto allegate, tutto ciò non avviene. Per cui non solo il comune di Giugliano deve sopportare un “quartier generale” delle forze Nato che ha una falsa ricaduta economica sul territorio, ma anche la maleducazione di chi “fa il padrone” in una terra straniera che li ospita.”
 
Sarebbe interessante sapere come si comporterebbero i nostri soldati inviati a presidiare nel caso in cui sorprendessero dei loro omologhi ‘alleati’ mentre stanno sversando abusivamente rifiuti lungo le strade. Li saluterebbero militarmente con deferenza oppure contesterebbero un reato ambientale?
 
Da parte loro, poi, gli stessi militari americani di stanza nel menzionato “pentagono della guerra” – il territorio compreso fra le installazioni militari USA e NATO di Licola, Lago Patria, Gricignano d’Aversa, Bagnoli e Capodichino – non hanno mancato di lamentarsi del degrado ambientale di questa vasta area della Campania e dell’inquinamento che ne è derivato. Era infatti dello scorso novembre 2013 l’agghiacciante copertina de l’Espresso, il cui titolo (“Bevi Napoli e poi muori”) ha fatto scandalo, risuonando come un’ulteriore gogna mediatica per una regione già martoriata da quello che è stato giustamente chiamato un “biocidio”. Il fatto è che l’approfondita ricerca svolta dalla N.S.A. (Naval Support Actrivity) della Marina statunitense risaliva al giugno 2010, e quindi a più di 3 anni fa, ma tanto è bastato perché si creassero ulteriori – quanto inutili – allarmi sulla potabilità dell’acqua e sulla salubrità dell’area in questione. L’indagine trattava 9 aree distinte – comprese tra Capodichino e Casal di Principe- nelle quali erano comprese 117 residenze di militari americani di stanza in quella zona. Gli studi scientifici ed epidemiologici risalivano a circa 3 anni fa e definivano il rischio ambientale in termini molto severi. Ma come mai tutto ciò non ha impedito affatto che nell’area già militarizzata di Lago Patria s’insediasse uno dei più grandi ed affollati centri di comando della NATO? D’altra parte, il suo personale – oltre a sentirsi sottoposto al suddetto rischio sanitario ed ambientale – difficilmente potrebbe essere considerato estraneo al problema in sé, visto l’indiscutibile impatto della nuova comunità residente su quel territorio.
 
Ecco perché l’idea che a presidiarlo, per scongiurare ulteriori inquinamenti e per garantire le operazioni di bonifica, siano contingenti delle forre armate italiane non mi sembra particolarmente brillante, soprattutto se inserita in un decreto che presenta altri aspetti deboli e contraddittori. In tal modo la disgraziata “terra dei fuochi” rischia di diventare ancor più la terra delle armi da fuoco e delle aree sottratte al già controllo delle autorità civili, a loro volta assediate da ben altre ‘forze armate’. Ma si sa, queste sono solo le fisime dei soliti pacifisti…
 
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