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 Home page > Attualità > Società > Dimenticare Pasolini. Per non guardarsi allo specchio

Dimenticare Pasolini. Per non guardarsi allo specchio

Il 2 novembre del 1975, nel pieno degli anni di piombo e della strategia della tensione, Pier Paolo Pasolini veniva ucciso. La sua febbrile attività intellettuale e artistica, le sue prese di posizione provocatorie e una vita privata scandalosa agli occhi dei benpensanti morivano in un campetto di periferia. Ricostruiamo qui il clima politico in cui maturò quell’omicidio, uno dei tanti misteri del nostro Paese.

1969-1980. L’Italia è un paese in cui l’omicidio e la gambizzazione dell’avversario politico, la strage di civili innocenti, l’uso della violenza sono strumenti di lotta politica con cui il sistema Paese e l’opinione pubblica sono costretti a relazionarsi. La società civile e le istituzioni italiane affrontano la sfida difficile e cruenta del terrorismo politico di matrice fascista e comunista. L’episodio che segna ufficialmente la nascita della strategia della tensione è la strage neofascista del 12 dicembre compiuta a Milano nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Piazza Fontana, vicino il Duomo: 17 morti e 88 feriti, un mistero inestricabile fatto di depistaggi e coperture dei servizi segreti deviati i cui strascichi si ripercuotono ancora sulla vita democratica italiana.

Il 28 maggio del 1974 a Brescia, in Piazza della Loggia, c’è un comizio sindacale. Esplode un ordigno e 8 innocenti perdono la vita. Poco più di due mesi più tardi, il 4 agosto del 1974, nei pressi di Bologna, un’altra bomba esplode sul treno Italicus e 12 persone muoiono. L’episodio più cruento, il colpo di coda del terrorismo stragista neofascista è del 2 agosto del 1980. Alla stazione di Bologna scoppia un ordigno, muoiono 85 persone innocenti e 200 rimangono ferite. Il terrorismo nero adoperò lo stragismo, attraverso attentati dinamitardi in luoghi pubblici, per creare un clima favorevole ad uno spostamento reazionario e autoritario dell’asse politico italiano. L’episodio più eclatante del terrorismo di sinistra è compiuto dalle Brigate Rosse, il partito armato che il 16 marzo del 1978 fa un salto di qualità notevole nel bersaglio e nella strategia militare utilizzata. Le Br rapiscono il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro uccidendo i 5 uomini della sua scorta. Quel giorno in Parlamento si stava per votare un governo presieduto da Andreotti appoggiato anche dai comunisti. Sembrava che le Brigate Rosse con il loro organo giudiziario, il tribunale del popolo, conducessero un processo alla Democrazia Cristiana, il partito della “controrivoluzione”, “antioperaio”, “ingranaggio perfetto di un sistema borghese e capitalista manovrato dagli Stati Uniti d’America”. Il 9 maggio il corpo di Aldo Moro verrà ritrovato nel cofano di una Renault 4 nel centro di Roma, a pochi passi dalla sede della Dc e a pochi metri da quello del Pci. Nella scelta del luogo dove far ritrovare il corpo del povero Moro, si legge un valore politico simbolico altissimo.

In 11 anni in Italia ci sono stati 11 stragi che hanno provocato 150 morti e 551 feriti. In totale 12690 attentati, 362 morti e 4490 feriti. Numeri impressionanti di una guerra civile che ha insanguinato il Paese frontiera fra l’Occidente liberale e capitalista con un Partito comunista forte ed importante e l’Est del blocco socialista. Il Paese era attraversato dall’ansia rivoluzionaria tradita all’indomani della Resistenza al nazifascismo e da tentativi reazionari e golpisti che assomigliavano alla caduta della democrazia in Grecia del 1967 e del Cile nel 1973. In questo clima politico e sociale Pier Paolo Pasolini conduceva la sua febbrile attività intellettuale e artistica. Romanzi, film, opere teatrali, poesie, dibattiti pubblici, articoli di giornale, polemiche, prese di posizione provocatorie e una vita privata scandalosa agli occhi dei benpensanti lo rendevano un personaggio unico nel panorama intellettuale dell’Italia del dopoguerra. Pasolini si sentiva un poeta e un poeta era per lui un eterno indignato. E la sua indignazione la esprimeva attraverso tutti i mezzi a sua disposizione. Dopo la strage di Piazza Fontana Pasolini realizzò in collaborazione con il gruppo extraparlamentare Lotta Continua un documentario di controinformazione dal titolo "12 dicembre". Era un viaggio da Nord a Sud nell’Italia di quegli anni che faceva da cornice al tentativo di mettere insieme fatti, nomi, eventi, ipotesi e testimonianze sulla terribile strage che aveva scatenato inoltre una violenta e pretestuosa repressione poliziesca verso il mondo dell’anarchia e della sinistra extraparlamentare.

Dopo la strage del 4 agosto Italo Calvino scrisse: «Il piano eversivo fascista è certo un pericolo, ma più insidiosa e concreta, perché già in atto, è l’instaurazione di un antistato che conviva stabilmente con la nostra democrazia corrodendo i vertici del potere con il ricatto, con le stragi e con i regolamenti di conti». Pier Paolo Pasolini prese posizione dura e netta addirittura dalle colonne del Corriere della Sera, il giornale della borghesia milanese. Il 14 novembre del 1974 scrisse un famoso articolo intitolato "Che cos’è questo golpe?" Pasolini esordiva scrivendo: «Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe. […] Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e Bologna dei primi mesi del 1974». Parole di fuoco che colpiscono ancora oggi per la loro carica rabbiosa e viscerale. Pasolini nell’articolo snocciolava ipotesi che al momento sembravano incomprensibili e che solo una commissione parlamentare (la Commissione Stragi) è riuscito a decifrare decenni dopo.

Pasolini proseguiva l’articolo scrivendo: « Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore che cerca di seguire tutto ciò che succede […], di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme fatti i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere». Da dove nasceva tanta sicurezza e forza nel poter scrivere su un quotidiano conservatore parole taglienti e destabilizzanti nel clima di una guerra civile sotto gli occhi sempre attenti di Usa ed Urss verso l’Italia? Quando Pasolini fu ucciso, negli ambienti omosessuali romani calò una atmosfera tesa, tinta di paura e omertà. Girava anche voce che negli ultimi tempi Pasolini facesse troppe domande ai ragazzi di vita. Si interessava solo al loro lavoro, ai rapporti con i loro protettori, alla mutazione antropologica o cercava qualcosa di diverso? Il presidente della commissione stragi farà intuire che probabilmente nelle randagie e disperate notti vissute da Pasolini nel mondo degli emarginati romani, in quegli anni ai confini con la galassia della destra eversiva neofascista, Pier Paolo conducesse le sue personali indagini verso una verità che ancora oggi possiamo solo ipotizzare.

Il 28 agosto del 1975 sulle pagine del settimanale "Il Mondo" Pasolini arrivò addirittura a processare la Democrazia Cristiana con un celebre articolo, accusando apertamente uomini potenti del partito come Andreotti, Fanfani e Rumor e preoccupandosi di sottolineare la rispettabilità di Moro e Zaccagnini, altrettanto illustri esponenti democristiani. Pasolini li accusava di «indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid (Servizio informazioni difesa dello Stato italiano, n.d.r.), responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell’esplosione “selvaggia” della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione».

Pochi giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, il politologo Giorgio Galli scriverà un articolo dal titolo "Non era questo il processo voluto da Pasolini". Nel novembre del 1974 Pasolini e altri amici furono circondati da un gruppo di fascisti che gli urlavano «checca, frocio». Pochi mesi prima della terribile notte tra l’1 e il 2 novembre a Pasolini era stato estorto del denaro da due ragazzi di vita, che minacciavano di gettarlo nel Tevere. Quando fu ucciso Pasolini aveva finito di girare "Salò o le 120 giornate di Sodoma" e lavorava al romanzo uscito postumo "Petrolio". Il nucleo tematico attorno cui ruotavano queste due opere erano il potere, il potere ambientato nella Repubblica di Salò e il potere legato al petrolio, all’oro nero, paradigma dello sviluppo delle società capitalistiche occidentali. Pasolini cercava attraverso quel romanzo di far luce sui meccanismi di potere interni all’Eni, azienda allora statale che si occupava di risorse energetiche.

Il presidente dell’Eni Enrico Mattei, brillante manager di Stato inviso alle società produttrici di greggio americane, era morto in un misterioso incidente aereo nel 1962. Fanfani definirà la morte di Mattei «un atto terroristico». Nel 1972 il regista Francesco Rosi, l’esponente più importante del cinema di impegno civile e di ricostruzione storica in Italia, girò "Il caso Mattei", film bellissimo che cerca di far luce sull’attività di Mattei e sulla sua misteriosa morte. Ad aiutarlo nella ricerca di indiscrezioni sulle ultime ore trascorse da Mattei in Sicilia utili alla sceneggiatura, Rosi coinvolse un giornalista di Palermo che si chiamava Mauro De Mauro. Nel settembre del 1970 De Mauro scomparirà e il suo corpo non verrà mai ritrovato. Nel gergo mafioso siciliano, questo metodo di sparizione si chiama lupara bianca. Questa è la tesi propugnata in "Profondo nero. Mattei, De Mauro, Pasolini. Un’unica pista alle origini delle stragi di Stato", scritto da Giuseppe Lo Bianco e Sandro Rizza, Edizioni Chiarelettere. Insomma Pasolini negli ultimi tempi della sua vita era ossessionato dai meccanismi perversi del potere italiano e conduceva una vita privata sempre più pericolosa. Forse possedeva informazioni che scottavano e comunque era riuscito a ricostruire il quadro economico–politico–criminale in cui si stava consumando il sanguinoso teorema della strategia della tensione. L’indignazione, le geniali intuizioni, la tensione morale altissima, il coraggio di scrivere e denunciare, le posizioni provocatorie e controcorrente facevano di Pasolini un personaggio scomodo nel panorama politico italiano. Lo scrittore omosessuale Mario Mieli, morto suicida nel 1983, scriverà: «Credo che Pasolini sia stato ucciso da uno o più marchettari. Quello che è certo è che Pasolini è stato ammazzato in quella situazione perché soltanto gli omosessuali possono trovarsi in situazioni del genere. Perciò il discorso sulla sessualità relativa a questo assassinio politico lo facciamo noi, i froci». (Elementi di critica omosessuale, Einaudi, 1977). Il già citato Giorgio Galli scriverà che non è possibile non analizzare il suo omicidio inserendolo come un tassello del complicato e insanguinato quadro politico di quegli anni (Un delitto politico, in AA.VV., Omicidio nella persona di Pasolini Pier Paolo, Kaos Edizioni, 1992). Nel 1995 il regista Marco Tullio Giordana girerà un film inchiesta dall’esplicativo titolo "Pasolini – Un delitto italiano".

Oggi Pasolini rimane un illustro conosciuto in Italia. Il già citato Giorgio Galli scriverà: «Pasolini viveva in una contraddizione angosciosa. Non perché fosse omossessuale, ma perché si avvaleva del suo denaro e del suo prestigio per ottenere prestazioni sessuali: una posizione tanto più difficile, quanto più egli era divenuto espressione della “coscienza pubblica”[…]». Non basta solo questo a spiegare l’oblio in cui la figura imponente di Pasolini è costretta a vivere. I suoi film vengono proiettati nei circoli culturali, nei cinema d’essai e ad improbabili orari notturni in tv. Negli anniversari della morte gli store che vendono libri allestiscono le loro vetrine con i libri e i dvd di Pasolini. Impazzite schegge televisive trasmettono spezzoni di sue interviste. I suoi libri usati sulle bancarelle vanno a ruba a pressi non certo economici. Politici ed intellettuali ipocriti reazionari strumentalizzano la sua poesia "Cari studenti vi odio" ogni qual volta ci sono tensioni sociali che vedono gli scontri fra forze dell’ordine e gruppi di manifestanti (paradigmatico l’omicidio di Carlo Giuliani da parte di un carabiniere calabrese al G8 di Genova nel 2001). Persone comuni e intellettuali si recano in un pellegrinaggio laico sulla sua tomba nell’amato paesino di Casarsa in Friuli e a Ostia dove fu ucciso, ma Pasolini manca alla coscienza e alla storia condivisa dell’Italia. Pasolini divide non unisce. Pasolini è sconosciuto agli italiani come è sconosciuta verità e la coscienza storica della stragi impunite, delle morti eccellenti, dei misteri di Stato, delle trame nere, dei misteri della mafia etc., etc., etc. Pasolini è sconosciuto perché all’irriverenza dei suoi scritti e delle sue prese di posizioni politiche, si unisce la sua morte simbolicamente ricca di suggestioni e carica di mistero. Parlare di Pasolini e del suo sacrificio vuol dire fare luce sugli aspetti torbidi della storia italiana del secondo dopoguerra. Costringerebbe l’Italia ad aprire il suo armadio, a cercare i suoi scheletri e poi a guardarsi allo specchio. Operazione difficilmente sopportabile.

I commenti più votati

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.211) 2 novembre 2010 18:43
    fernanda cataldo

    Complimenti per l’articolo! Vorrei dire al Signor Carlo Zanon, che Pasolini malgrado i numerosi processi organizzati nell’Italia "bigotta" di allora per toglierlo di mezzo, è sempre stato prosciolto da ogni accusa. E certamente non beneficiava di nessuna protezione politica né a destra né a sinistra. Meno male che all’estero la creatività è tutto il lavoro intellettuale che Pasolini ha messo in campo durante l’arco della sua vita, sono stimati come una grande opera universale. Non si può dire altrettanto di altri "personaggi" italiani.

Commenti all'articolo

  • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.14) 2 novembre 2010 12:29
    Gian Carlo Zanon

    Signor Andrea Meccia, uscirà, a giorni, un libro, Pasolini in salsa piccante, del giornalista Belpoliti il quale scrive e dichiara nella interviste che è giunto il momento di liberarsi del "complesso- Pasolini" che annulla di fatto la realtà intellettuale ed umana dello scrittore friulano. Dice inoltre che non vi fu nessun complotto, nessun mistero, nessuna trama nera, in quell’omicidio che maturò unicamente in ambiente omosessuale. Dice anche che viene rimosso dalla cultura un tema tabù: il fatto che Pasolini era un pedofilo e questo sarebbe la radice stessa del suo poetare.
    In effetti dai dati e dai documenti questo emerge:
    1)Pasolini è stato ucciso da Pelosi, un ragazzo di vita da lui caricato in macchina per soddisfare le sue voglie.
    2) egli fu espulso dall’insegnamento e dal PCI per pedofilia.

    Questi sono i fatti il resto è fantasticheria pura che serve solo a glorificare un essere umano quantomeno discutibile.
    Signor Andrea, io mi guardo allo specchio ma certamente non vedo l’immagine alterata e psicotica di qui hanno parlato gli amici di Pasolini: Arbasino, Moravia ecc. che raccontarono cose innominabili sul grande "veggente" Pasolini.
    Io, per ossequio alla verità, il libro lo comprerò, le consiglio di fare altrettanto.
    Cordiali Saluti Gian Carlo Zanon


    • Di (---.---.---.111) 3 novembre 2010 14:43

      Ho sempre visto i suoi film come allegorie del potere. Ritengo le letture più interessanti dei film. Ha difeso il Cattolicesimo dalla secolarizzazion e. Ha capito il ruolo che la televisione avrebbe avuto per il potere: un potente sonnifero che produce sogni e incubi. I suoi scritti contro l’aborto, contro i comunistelli da 4 soldi, contro i giovani che ancora speravano nella resistenza anziché pensare ad una restaurazione del mondo contadino. Si è scagliato contro il degrado della civiltà dei consumi e dell’industria... Mi è sembrato il poeta/pensatore più conservatore della seconda parte del Novecento. Ha descritto anche una società sessuofobica. Certo che definirlo uno sfigato sregolato mi sembra intellettualmen te disonesto. Consideriamolo per ciò che è stato: uno scrittore-pensatore visionario con una condotta e uno stile di vita che non spetta a me giudicare. Da buon Cristiano vi dico chi è senza peccato scagli la prima pietra...Intanto pensare che Pasolini sia morto per una semplice marchetta andata a male e finita in tragedia, mi pare ormai veramente un fatto insostenibile. Lo era già ai tempi, insostenibile, figuriamoci adesso, dopo le confessioni del presunto omicida e altre testimonianze. Si può dire quel che si vuole di Pasolini, che certamente era come minimo una personalità complessa e con aspetti criticabili, ma intellettuali come lui mancano all’Italia di oggi. E’ bello pensare che un frocio comunista e antifascista sia stato ucciso e umiliato in quel modo? Possibile che vediamo ovunque cospirazioni e poi per disonestà intellettuale o razzismo chiudiamo gli occhi davanti ad un evidente omicidio politico... uno che vedeva il diavolo nella televisione, uno che parlava da antiamericano,c he era contro la cultura capitalista, che era contro lo sfascio della famiglia italiana è stato ucciso da un 17 enne? Dove il perdono cristiano? Dove la PIETAS? Bah, una di quelle vicende per la quale, per una ragione o per l’altra, nessuno vuole sporcarsi. I film come Sodoma sono film che lanciano segnali al potere. Quel potere che fa di Lucifero la propria guida (Enrico Cuccia?) e che si diverte a sodomizzare le masse (non solo in senso figurato). Pensate a ciò che accade in Inghilterra o in Germania. O ancora a ciò che accadde tra i gerarchi nazisti...Poi oggi abbiamo un presidente del consiglio che va con le minorenni...ahj giusto però non è frocio!

  • Di Franco Trevisi (---.---.---.14) 2 novembre 2010 16:58

    Sig.Gian Carlo Zanon,mi par di intuire dal suo scritto che lei non abbia letto molto di quello che Pasolini ha scritto e forse ha visto ben poco di tutto ciò che ha filmato o diretto.

    Le consiglio di leggere e vedere P.P.P.........prima di leggere libri scritti su di Lui!
    Avrà così una sua opinione su Pasolini(sia che si guardi o non si guardi allo specchio) e la potrà confrontare con tutti i libri che vorrà!

    Mi congratulo con il sig.Andrea Meccia per aver descritto con poche, semplici ma efficaci righe un lungo martoriato periodo della storia del nostro paese! Lo ha fatto attraverso la piu’ alta personalità della cultura di quegli anni , e di questo nostro agghiacciante periodo-storico!Purtroppo la scuola non insegna questa storia,la nostra storia!
  • Di fernanda cataldo (---.---.---.211) 2 novembre 2010 18:43
    fernanda cataldo

    Complimenti per l’articolo! Vorrei dire al Signor Carlo Zanon, che Pasolini malgrado i numerosi processi organizzati nell’Italia "bigotta" di allora per toglierlo di mezzo, è sempre stato prosciolto da ogni accusa. E certamente non beneficiava di nessuna protezione politica né a destra né a sinistra. Meno male che all’estero la creatività è tutto il lavoro intellettuale che Pasolini ha messo in campo durante l’arco della sua vita, sono stimati come una grande opera universale. Non si può dire altrettanto di altri "personaggi" italiani.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.1) 2 novembre 2010 21:30
    Damiano Mazzotti


    I pedofili erano tanti e sono ancora tanti a tutti i livelli...

    Forse Pasolini era un pedofilo, più probabilmente un omosessuale che andava a prostituti, che a volte sono minorenni... E forse ci provava anche con altri minorenni...

    Ma di sicuro era un uomo libero e un grande intellettuale...

    E molto probabilmente è stato espulso dal PCI per la sua libertà di pensiero...

    Nella vita reale raramente si incontra il bianco e il nero come succede nei libri e nella politica... Nella vita reale se ne vedono di tutti i colori e ci sono giornate piene di sfumature diverse di grigio...

  • Di illupodeicieli (---.---.---.118) 2 novembre 2010 21:54

    Anni fa , a metà anni 70, comprai un libro dal titolo "scritti corsari" e che racchiude alcuni articoli scritti da Pier Paolo Pasolini: lo trovo ancora molto attuale, sopratutto quando parla del potere della televisione. La questione sulla omosessualità o presunta pedofilia non dovrebbe inficiare la validità dei ragionamenti che Pasolini ha proposto.

  • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.5) 3 novembre 2010 02:11
    Gian Carlo Zanon

    Vedo dai commenti che il velo ideologico su una certa cultura che plaudiva la pedofilia e difficile da abbattere. Eppure è noto ormai che molti "intellettuali" sono stati esecutori e complici di questo orrendo crimine che rovina, a volte per sempre, l’identità umana dei minori.
    Sull’onda del ’68, Sartre, Simone Beauvoir, Jack Lang firmarono una petizione in cui si chiedeva la legalizzazione dei rapporti sessuali con i minori. Arbasino, amico di Pasolini, nel 2005 scrisse. " Pier Paolo amava i minorenni, un’inclinazione che oggi sarebbe oggetto di riprovazione assoluta"
    Mi sembra chiaro chi fosse Pasolini e chi fossero i "maestri del pensiero" del sessantotto. Certo se si vuole separare l’opera dall’autore si faccia pure. Attenzione però che certe affermazioni potrebbero essere prese per apologia di reato.
    Per quanto mi riguarda un pedofilo è un criminale che distrugge bambini e minorenni anche se scrive la poesia più bella mai esistita. Dubito molto che chi vive nello squallore del sesso a pagamento e nel dominio del socialmente più debole possa essere uno di quei poeti che toccano i cuori degli esseri umani. A me le opere di Pasolini non piacciono, per niente e neppure la sua condotta verso le donne che egli platealmente odiava. Sono famose le sue affermazioni misogine sull’aborto.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.4) 3 novembre 2010 08:43
    Damiano Mazzotti

    Ci sono minori e minori...

    Un ragazzo e una ragazza di 16 anni a mio parere dovrebbero essere liberi di fare sesso anche con gente più grande...

    Oggi si possono sposare col permesso dei genitori, domani potrebbero fare da soli...

    Le nostre società artificiali ci impongono di studiare fino a oltre 30 anni, ma gli ormoni seguono le leggi naturali...

    e se avessi una figlia di 16 anni preferirei uscisse con un ragazzo di più di 30 anni, invece di un coetaneo che si droga da mattina e sera o fa il cretino con gli amici...

    Se un ragazzo di 37 fa sesso con una ragazza di 16 (21 anni di differenza), oggi viene arrestato per pedofilia... Una delle innumeroli stronzate delle leggi italiane...

  • Di l’incarcerato (---.---.---.95) 3 novembre 2010 10:20
    l'incarcerato

    Incredibile che dopo 35 anni Pasolini per molto ancora non è stato capito. Una delle sue "colpe" era di essere stato un uomo libero e pur essendo marxista lui non era ingabbiato dai vari dogmi dei Partiti. Poi odiava le donne? Ma se le sue migliori amicizie erano tutte femminili ! E poi forse dovresti leggere alcune sue poesie Zanon. Poi inutile dire che la versione ufficiale del suo omicidio non regge, a pensare che la Fallaci e il suo grande compagno Panagulis dopo nemmeno 10 giorni dalla morte riuscirono a smontare la versione dicendo appunto che non era stato solo Pelosi ad ucciderlo. Panagulis trovò le testimonianze. E dopo 35 anni ora vengono confermate pure da Pelosi.
     Pasolini frequentava 17 enni, i ragazzi di vita come li definiva lui, ma non è pedofilia quella suvvia!

    • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.34) 3 novembre 2010 12:32
      Gian Carlo Zanon

      Tutte queste "verità" sul delitto Pelosi in realtà non sono altro che agiografie su un individuo che si vuole far passare per martire ma che in realtà era un carnefice.
      Moravia scriveva che quando andarono in Africa davanti alla porta d’albergo di Pasolini c’erano decine di ragazzini che a turno venivano fatti entrare nella stanza per essere violentati a pagamento. Tu pensi che il nostro chiedeva loro la carta d’identità per assicurarsi dell’età? Io non penso proprio. Non solo Pasolini era un pedofilo ma era anche un individuo che sfruttava sessualmente esseri umani come se fossero cessi nei quali defecare e pisciare. Questo era Pasolini, un distruttore di identità umane.
      Per quanto riguarda il suo amore per le donne, riporto alcune cose di un articolo di M.Rosa Cutrufelli apparso su Queer 30 ottobre 2005:  Alle femministe che lamentavano la solitudine la solitudine nel dramma dell’aborto egli aveva risposto: "Capisco, però quando era a letto non era sola"
      A me questa frase mi fa inorridire ... e non basterebbero tutte le poesie del mondo a sanare questo dolore che provo di fronte a questi esseri umani violentati e negati da questo individuo che fu ricoverato più volte per dissociazione del pensiero. Egli stesso sapeva della sua malattia perché scriveva di sè stesso: "Io sono come mister Hide, ho un’altra vita"; e Mister Hide era un sadico che faceva del male soprattutto alle donne.

  • Di (---.---.---.116) 3 novembre 2010 11:12

    Vorrei intervenire nella piccola coda critica all’articolo ma per ora mi limito a consigliare l’attenta lettura di questo bell’articolo qua apparso giorni fa sulle pagine del Sole 24 ore.

    http://www.ilsole24ore.com/art/cult...

    Si parla di Pasolini, delle lucciole e della salsa piccante, in maniera più che esaustiva.

    Ezio Abbate

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