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Diego Garcia: la base segreta della CIA per le “rendition”, in collaborazione con l’Inghilterra

In mezzo all'Oceano Indiano esiste un atollo che ha la forma della Calabria e un nome strano. Una sottile striscia di terra circondata dall'acqua, a tremilaseicento chilometri dall'Africa e millesettecento dall'India. È l'isola di Diego Garcia. Fa parte di un arcipelago, le Chagos, territorio britannico oltremare, ma è anche sede di una piccola base militare statunitense, la Naval Air Facility di Diego Garcia.

La settimana scorsa il quotidiano Al Jazeera ha rivelato l’esistenza di un rapporto, stilato dal Senate Intelligence Committee, che dimostrerebbe l’esistenza di una prigione segreta della CIA sull’isola. Il report, che si basa su alcuni documenti ottenuti dal Senato americano durante l’inchiesta sulle torture effettuate dall’Agenzia, confermerebbe quanto sospettato da anni: il governo britannico avrebbe consentito agli USA di utilizzare Diego Garcia come meta per le extraordinary rendition di presunti terroristi ed “elementi ostili” al governo statunitense. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, i documenti classificati dichiarerebbero che la base segreta è stata gestita in “piena cooperazione” con il governo del Regno Unito.

“Vogliamo sapere se i ministri inglesi hanno mentito in parlamento riguardo le torture operate dalla CIA sul suolo britannico”, scrive senza mezzi termini il direttore strategico di Reprieve al Segretario di Stato William Hague. Reprieve è un’organizzazione internazionale no-profit che si occupa di diritti umani, in particolare della lotta contro la pena di morte e della detenzione illegale. “Se la CIA ha gestito un black site su Diego Garcia, allora una sfilza di dichiarazioni ufficiali, sia di questo che del precedente governo, erano totalmente false”. Nonostante le ripetute smentite da parte delle autorità, la ONG non ha mai smesso di investigare sulla base segreta, accumulando documenti e testimonianze.

L’ultima in ordine di tempo riguarda un dissidente libico oppositore di Gheddafi, Abdulhakim Belhadj. Arrestato in Malesia nel 2004 insieme alla moglie incinta, durante un’operazione coordinata dalla CIA e dall’MI6 (il servizio segreto britannico), Belhadj fu rimpatriato in Libia, dove venne interrogato (e torturato) dal capo dei servizi del Rais, il futuro ministro degli esteri Moussa Koussa. Fu lo stesso capo della Jamahiriya a lamentarsi con Belhadj del fatto che la “rendition” fosse durata così a lungo; un ritardo dovuto allo scalo su Diego Garcia.

Non è chiaro come venga utilizzata la base sull’isola britannica. Nel 2008, dopo anni di smentite, il predecessore di Hague, il Segretario Edward Miliband, era stato costretto ad ammettere che alcuni aerei con a bordo “consegne straordinarie” erano transitati da Diego Garcia per fare rifornimento. Nel 2002, ma non nel 2004, l’anno della “rendition” di Belhadj, a detta del governo. Gli ufficiali dell’MI6 responsabili dell’operazione si trovano comunque sotto inchiesta; Scotland Yard sta valutando se rinviarli a giudizio per sequestro di persona e tortura.

Ma la storia di Diego Garcia ha un altro lato oscuro. Gli abitanti originari dell’isola - oggi considerata disabitata, se si eccettua l’installazione militare - vennero espulsi alla fine degli anni '60 per ordine del governo britannico. L’isola doveva essere “bonificata” (questo il termine usato) per la costruzione della base USA: cinquecento famiglie furono trasferite con la forza sulle isole Mauritius, distanti quasi duemila chilometri. Per volere del governatore delle Seychelles, sir Bruce Greatbatch, vennero anche uccisi tutti gli animali domestici; migliaia di cani e gatti furono “gassati” con i fumi di scarico dei camion americani e cremati nella fornace di una officina.

Nel corso degli ultimi cinquant’anni gli isolani hanno presentato numerose cause per vedere riconosciuti i loro diritti di deportati. Nel 2000 il governo Blair ha emanato un decreto che proibisce agli ex abitanti di Diego Garcia di tornare sulla loro terra. Lo stesso governo che ha permesso che da quell’isola transitassero i voli con a bordo le “consegne speciali” della CIA o decollassero i B-52 carichi di bombe dirette in Iraq.

 

Foto: Wikimedia

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