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 Home page > Tempo Libero > Satira > Di Maio a Porta a Porta | La congiura dei tardi

Di Maio a Porta a Porta | La congiura dei tardi

Luigi Di Maio non perde occasione per ribadire la supremazia partenopea nella capacità di far ridere. Del resto i napoletani, spendida ed italica razza, sono dotati naturalmente di una vis comica unica ed esilarante. Un'ulteriore dimostrazione di questa supremazia è avvenuta l'altra sera a "Porta a Porta: insieme a Bruno Vespa, perfettamente immedesimato nel ruolo di "spalla" del capocomico, hanno offerto un degno saggio di come si possa indurre al riso anche su un soggetto tendenzialmente noioso come la lettura di un decreto legge. Tutti bravi a far ridere con Marcello Marchesi o Achille Campanile: cimentarsi sul difficile è segno di grande sicurezza nelle proprie abilità umoristiche, e di questo non si può che darne merito.

Dopo un inizio in sordina, propedeutico più allo sbadiglio che al sorriso, molti, credo, abbiamo abbandonato il piccolo schermo o, quantomeno, RAI1. L'errore del pubblico è stato probabilmente indotto dalla non conoscenza dei tempi comici, solitamente preceduti da un momento totalmente diverso, in grado di amplificare la successiva liberatoria risata. Nell'avanspettacolo si usava spesso a questo scopo una canzone dall'aria triste e melodrammatica. Intristita la folla, il presentatore guadagnava quei pochi minuti necessari al cambio di scena dietro le quinte e voilà, il gioco era fatto.

Nulla di diverso la sera scorsa nel programma dei sonnanbuli. Ad un certo punto cambia l'nquadratura, copertina tipo cinegiornale Luce (peccato non aver osato il bianco e nero) ed ecco i nostri due protagonisti proiettati di fronte ad un tavolo, con alcuni fogli sopra. Qualcuno avrà pensato ad un sequel delle berlusconiche firme, ma il comico è bravo se rinnova, non se ripete. Der resto, il megatitolo alle spalle inquadrava benissimo il contesto "Al Quirinale un testo manipolato sulla pace sociale".

Già "pace sociale" sociale al posto di "condono" avrà fatto nascere qualche sorriso, ma il bello doveva ancora venire. Armato di penna ed infervorato dal sacro fuoco degno di ogni artista che si rispetti, Di Maio cominciava a sottolineare delle parti passando poi con disinvoltura alla loro cancellazione. Perfettamente entrato nel ruolo, la cancellazione passava ad interi paragrafi, sempre accompagnati dalla ripetizione costante del termine "congiura", trave portante dell'intera gag.

Bravissimo Vespa nel ruolo di spalla quando chiedeva a Di Maio chiarimenti, permettendogli di ripetere i concetti . Il tutto in campo lungo, solo con qualche primo piano. Un piccolissimo appunto al mitico Bruna Vespa: una spalla resta sempre nella parte, in tutta la scena. Qualche risolino, durante i tanti monologhi di Di Maio, è vagamente apparso.

Una scena umoristica non necessita di logica. Chi erano i complottisti? Uscieri, impiegati, quadri del MEF, leghisti, fattorini, bortaborse, baristi, fattucchiere? Non è dato saperlo.Del resto il Quirinale ha dichiarato che quel testo non gli è ancora pervenuto. IL coup de theatre della denuncia in Procura, previsto per la mattina successiva, ha chiuso la scenetta, stupendamente interpretata.

Le home page dei giornali online si rimbalzavano ieri i quesiti sulla denuncia: fatta, non fatta? Tonti. Non avevano capito che era una comica.

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