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Crollo di Favara. Una tragedia già scritta

Marianna e Chiara, due innoccenti vittime morte per il disinteresse generale

Crollo di Favara. Una tragedia già scritta

Grazie, grazie, grazie. Tre speciali riconoscenze: al Sindaco, agli amministratori attuali e ai loro predecessori, agli “eletti” al Consiglio Comunale attuali e ai loro predecessori, ai dirigenti dell’Ufficio Tecnico Comunale attuali e ai loro predecessori. Queste due morti a causa del crollo del fabbricato di via Del Carmine, queste due innocenti vite sepolte sotto le macerie, sono per causa vostra. Li avrete per sempre sulla vostra coscienza, se ne avete una. Questa tragedia era preannunciata da tempo e poteva essere evitata. A Haiti le case sono crollate per l’imprevedibilità del terremoto, a Favara le case crollano per il disinteresse generale.

Favara è allo sfacelo, è una città abbandonata a se stessa. Le strade comunali sono tutte piene di buche, le strade sporche, i servizi pessimi, il centro storico crolla giorno dopo giorno. E’ una città senz’anima e senza sogni. Tutto accade sotto i nostri occhi e nessuno fa niente. E’ incredibile!

Non esiste una seria politica al servizio della collettività e soprattutto non esiste una vera società civile pronta a scendere in piazza per rivendicare i propri diritti e a difendere il valore del bene comune.

C’è davvero da indignarsi a questo punto se due innocenti anime muoiono per l’indifferenza, il cinismo, delle istituzioni e dalla società civile?

La famiglia delle vittime aveva richiesto l’assegnazione di un alloggio popolare ed è rimasta inascoltata. Le nuove case popolari di contrada Piana dei Peri, mai assegnate, giacciono da anni abbandonate e devastate. Solo ora ci si accorge delle centinaia di case pericolanti sparse per il centro storico. Solo ora si pensa di fare evacuare le famiglie a rischio.

Il centro storico di Favara cade a pezzi da decenni. Basta farsi un giro a piedi per le vie e viuzze e ci si rende conto del dramma in atto. Ovunque si volge lo sguardo si vedono cumuli di detriti di case crollate, fabbricati abbandonati a se stessi, strade e vicoli di una città fantasma dove il tempo si è fermato. Ogni giorno un’anima svanisce, un pezzo di storia va via. Laddove il Comune di Favara, causa di forza maggiore, è intervenuto, ha lasciato ferite ancora più profonde di quelle prodotte dalla vetusta. Transenne e messe in sicurezza da fare pena, degne di una repubblica delle banane. Uno squallore unico e indescrivibile.

Il primo Piano Regolatore Generale risale ai primi anni 1980, il secondo è ancora in itinere dal 2000. Mai fatti piani di recupero del centro storico, indispensabili per intervenire in questo cronico collasso. Perché? E’ evidente che il bene comune non crea business e speculazione. La politica pensa a come spartirsi poltrone e incarichi e a litigare su chi debba fare l’assessore. Molti dei dirigenti e tecnici (geometri, architetti e ingegneri) dell’Ufficio Tecnico Comunale, che dovrebbero essere i referenti per la salute del tessuto urbano, sono diventati puri speculatori. C’è chi specula costruendo palazzi in giro per le aree chic di Favara, c’è chi fa progetti faraonici come “ortus” inseguendo la gloria e pappandosi i profitti diretti e indiretti della progettazione e delle future rendite del pianificato business. La stragrande maggioranza della società civile fa parte di un circolo vizioso ed è culturalmente corrotta e collusa e pertanto se ne sta in ossequioso silenzio. Alle pochissime voci libere non viene dato peso perché sono dei coglioni che non hanno capito un cazzo dalla vita.

Altro che Europa, altro che mondo civile. A Favara siamo nella terra di nessuno. 

Mi sento qui in dovere di riportare le parole dell’arciprete di Favara, don Mimmo Zambito, che contrariamente a un suo “collega” non si preoccupa ogni buon mattino di dare la benedizione ai politici attraverso i mass-media: “preghiamo a Dio che non ci condanni, non solo per il nostro peccato individuale, ma anche quello sociale della comunità civica e della stessa comunità cristiana. Il peccato sociale e collettivo, della comunità di Favara generosa e disordinata, ricca di cuore sempre e, a volte, ricca di disprezzo per il prossimo e di rapina della sua dignità, ha provocato questa tragedia. Dio che cambi la mentalità dei profittatori, dei pigri, degli speculatori, degli accaparratori, di coloro che mangiano rubando al prossimo e calpestando la giustizia. Di quanti si fossero imboscati nel loro servizio di uffici e di burocrazia nascondendo carte o aspettando che ci si umiliasse a chiedere, a cercare raccomandazioni. Dio cambi il cuore di chi ha fatto apparire come elemosina (facciamo conto la casa popolare) quanto invece spettava come diritto”. Parole esemplari e piene di verità che è stata spesso sottaciuta.

Chi pensa che da domani a Favara le cose cambieranno è un povero illuso. Presto questo increscioso fatto sarà anch’esso sepolto nelle macerie del dimenticatoio comune e tutto ritornerà come prima, anzi peggio di prima. Favara è di cultura conservatrice e adulatrice di falsi idoli. Zorro della Favela ne è pienamente convinto.

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