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Cose di Cosa Nostra

Non è facile trovare le parole giuste per parlare di I pezzi mancanti – Viaggio nei misteri della mafia, di Salvo Palazzolo, editore Laterza, Euro16,00; e non chiedete di riuscire ad essere sereno ed obiettivo nel giudizio ad un lettore siciliano come il vostro reporter, che vive tutti i giorni una realtà di abbrutimento e di disperazione, in una collettività posta sotto il tallone di Cosa Nostra.
 
Salvo Palazzolo è uno dei ragazzi di don Pino Puglisi ed ha partecipato a quell’impresa di civile impegno per ridare dignità al quartiere Brancaccio di Palermo; oggi cronista, riesce a trasformare in epopea la lotta che tanti siciliani hanno condotto contro la mafia, pagando un doloroso tributo di sangue.
 
Si riporta perché bellissima una frase di padre Ennio Pintacuda ai funerali dell’agente della Polizia di Stato Antonino Agostino e della moglie Ida, uccisi a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989 : «Il sangue dei nostri martiri è il segno del coraggio e di una grande speranza».
 
E poi una nota caratteristica, che si ripete nel testo sempre eguale come il bolero di Ravel: la solitudine di questi martiri. Quella di Piersanti Mattarella, il politico della Democrazia Cristiana che voleva cambiare la Democrazia Cristiana, Presidente della Regione Sicilia, che cercava conforto a Roma, nelle sedi istituzionali maggiori ; quella di Rosario Nicoletti, segretario regionale della Balena Bianca, che sei anni dopo decide di togliersi la vita (quanti suicidi in queste pagine!); quella di Pio La Torre, segretario regionale del PCI ucciso dopo aver cercato senza successo di allontanare dal partito alcuni esponenti indecenti delle coop di Bagheria e di Villabate; quella del procuratore di Palermo Gaetano Costa; quella del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, mandato a Palermo senza i poteri che chiedeva; quella dei funzionari della mobile di Palermo, pugnalati alle spalle da una infinità di talpe e di depistatori; quella di Mauro Rostagno, il volto più noto dell’emittente locale RTC di Trapani; quella di Falcone e di Borsellino; quella di padre Pino Puglisi; e così via. Tutti costoro hanno scoperto di essere soli e separati dagli altri, dai colleghi, dagli amici, dai parenti persino; come nelle scene di caccia dei predatori i singoli vengono allontanati dalla mandria per poter meglio aggredirli e finirli; e non vi è alcun rimedio, se si è deciso di difendere costi quel che costi la dignità della propria persona.
 
Il testo di Palazzolo raggiunge l’apice quando cerca di capire perché tanta ferocia anche contro soggetti non certo forti, ricchi e potenti, come ad esempio don Pino Puglisi; e vi riesce perfettamente: «Puglisi parla un linguaggio nuovo dell’antimafia, che non è solo quello della condanna della struttura del peccato mafia. Puglisi è entrato nel cuore e nella mente di chi può rompere i segreti di mafia. Per questo è diventato pericoloso».
 
La stessa cosa vale per il commerciante, cui viene dato fuoco al negozio perché non paga il pizzo: guai se tutti i commercianti di quella zona potessero pensare che sia possibile non pagare senza conseguenze!
 
La stessa cosa vale per le imprese: guai se una di loro cerca di sfuggire alla legge del pizzo, sia esso per i pubblici funzionari sia esso per i mafiosi!
 
E così via. Perché la mafia, quella vera, quella delle estorsioni e del pizzo, è una distorsione del vivere sociale e non ammette dissenso alcuno.
 
Credo che il lettore si aspetti un giudizio estremamente positivo sul libro. Ebbene è proprio così : anche a costo di esser tacciato di partigianeria, il vostro reporter ne raccomanda con forza la lettura e lo giudica assolutamente imperdibile.

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