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Coronavirus, il totalitarismo senza dittatore

Il totalitarismo odierno non rafforza, ma indebolisce i governi. La personalizzazione della politica è la spia del fatto che l'individuo-governante cede il posto ad un potere assolutamente impersonale, al contrario di quanto avveniva con i totalitarismi novecenteschi. Ecco che questo totalitarismo senza dittatore, da cui è promanato appunto uno stato d'eccezione senza sovrano, vede le Regioni trasformarsi in piccole satrapie, in signorie di stampo feudale. Ovviamente anche il loro potere è illusorio, perché si insinua esclusivamente nelle pieghe del declino del governo centrale. In sostanza la politica è totalmente subalterna al capitale.

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Il Consiglio europeo in videoconferenza, foto di Filippo Attili/LaPresse

Ricordo come alle scuole medie e superiori la lettura dei giornali fosse un momento importante della lezione. "Formare i cittadini del futuro attraverso l'informazione", questo era il mantra di una scuola che credeva nell'educazione civica. I faccioni di Prodi e Berlusconi in bella mostra e le vicissitudini della Fiat davano l'idea di un mondo sì al tramonto, ma pur sempre ancorato ad un minimo di stabilità e coerenza. 

Proviamo invece ad aprirli oggi i giornali (cartacei o informatici): seguire la cronaca è diventato tutt'altro che un momento per informarsi, quanto piuttosto un modo per istupidirsi ulteriormente. L'avvento del Covid-19 e la tragedia dei suoi morti ci inchiodano alla violenza di una cronaca invasiva e capillare, non più solo quotidiana, ma scandita negli interstizi delle nostre esistenze, ora per ora, minuto per minuto.

Il dato che emerge è lo spettacolo disarmante offerto dal teatrino della classe politica litigiosa ed insipiente. Il crollo dei partiti storici ha offerto praterie sociali immense ai governanti, i quali hanno potuto ridefinire a proprio vantaggio i rapporti con i propri governati, rendendoli meri destinatari delle loro direttive. Eppure proprio chi governa non sembra essere così immune dalle conseguenze di quel crollo: la guerra di tutti contro tutti a cui assistiamo in questi giorni ne è la dimostrazione. Tra presidenti di regione che si atteggiano a sceriffi o che viceversa aprono tutto in spregio delle direttive di governo, tra sindaci che si fanno riprendere mentre rimproverano i cittadini sorpresi a passeggiare per strada, tra ministri e premier che si affidano ad un numero sempre crescente di task force, emerge un unico ed essenziale dato di fatto: la politica è in uno stato di totale subalternità al contingente più immediato, ma soprattutto ad un'economia capitalistica dal volto feroce che nella sua nascosta intelligenza spinge per poter ripartire e conquistare i nuovi mercati che si aprono con questa crisi, la nomina di Carlo Bonomi alla presidenza di Confindustria è un chiaro segnale in tal senso. Globalizzazione o meno, sicurezza sanitaria o meno, bisogna che la macchina produttiva riprenda a macinare profitti. Analogamente una parte della classe politica spinge per passare all'incasso: si vedano quei governatori che vogliono andare al voto già in estate, facendo proprie le regole di massimizzazione del profitto. In tutto questo non c'è politica, ma solo gestione dell'overdose di paure e tensioni che si sprigionano dalla moltitudine terrorizzata dal virus.



A distanza di due mesi dall'inizio del lockdown possiamo affermare che quel decantato risveglio delle coscienze - vuota espressione molto in voga in alcuni segmenti piccolo-borghesi della società - non si sta verificando e non si verificherà. Presupposto per una progressione culturale, etica e morale è infatti l'esistenza di un discorso e di una pratica che sedimentino nel corpo sociale e si facciano politica ben prima dell'avvento di tragedie collettive come quella attuale. Le rivoluzioni e le guerre tra fine Settecento ed Ottocento avevano la lunga tradizione dell'Illuminismo alle spalle; l'ultima guerra mondiale aveva dietro di sé la pratica socialista e comunista, da cui sono emerse la Resistenza e la conquista dei diritti civili e sociali nei decenni successivi, almeno fino alla comparsa del duo Reagan/Thatcher nel mondo angloamericano e dei loro epigoni nell'Europa continentale. 

Oggi non c'è nulla di tutto quello, ma solo il deserto in cui governati e governanti si illudono di poter contare qualcosa: lo stato di eccezione senza sovrano evocato da Marco Damilano per descrivere il lockdown di queste settimane è la conseguenza di questo stato di cose, la cartina al tornasole di un totalitarismo senza dittatore che produce "governi che si pavoneggiano per una forza che non hanno" e che frammenta lo Stato italiano in un cumulo di regioni-satrapie buone a sfruttare i varchi aperti dalla costituzionalizzazione del federalismo per fare di testa propria. E non è un fenomeno solo italiano: si veda in America come il presidente Trump sia stato costretto dal governatore Cuomo a non trasformare lo Stato di New York in zona rossa dinanzi all'avanzare del coronavirus. Ai toni roboanti non segue spesso la messa in pratica.

Nel confuso bailamme di questi giorni occorre menzionare la dipartita di due importanti riferimenti della cultura italiana: il giornalista Giulietto Chiesa ed il professore Aldo Masullo. La tumultuosità delle cronache e il divieto di svolgere i riti funebri hanno liquidato le loro morti ad una sesta o settima pagina di giornale, subito rimosse. Il pregio di uomini che hanno la forza di strapparci al particolare per ragionare intorno all'universale dovrebbe farsi spazio con forza tra la folla dei personaggi che popolano la cronaca. 

Se questa è la rinascita, mille volte meglio il Medioevo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.121) 3 maggio 2020 12:42

    MIRABILIA > Singolare è il risultato del confronto tra il solo 30 aprile ed i 2 giorni immediatamente precedenti e successivi.


    La sommatoria dei casi positivi (A) e dei guariti (B) dei 2 giorni precedenti al 30 aprile registra una riduzione comparata (A) fino a 1/3 e un aumento (B) di pari entità.

    Per contro nei 2 giorni successivi al solo 30 aprile il calo /A) sfiora il 30% e l’aumento (B) l’85%.


    Da focalizzare è che: il 30 aprile l’attuale Premier ha esposto ai due rami del Parlamento la sua Informativa sulle misure adottate per l’emergenza coronavirus ed il Governo doveva farsi approvare, a fini Def, il previsto scostamento di Bilancio per altri 55 miliardi di Debito.


    E’ una coincidenza (?) davvero mirabile.

    Del resto l’andamento divulgato di siffatti fenomeni inusitati non è di esempio al puro rigore scientifico. In proposito basta leggere i commenti di differenti fonti accreditate.

    In un clima di inquietudine/paura generalizzate nulla impedisce di blandire la PESCITUDINE di chi …

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