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 Home page > Tribuna Libera > Contromano: le tesi di Andreotti contro magistrati e pentiti

Contromano: le tesi di Andreotti contro magistrati e pentiti

"Sarà la storia a giudicare Andreotti" è una frase che molti hanno ripetuto in questi giorni, ma è da osservare che bisogna vedere di quale storia si tratti e di chi la scriva. Invero si tratta di cosa assai ardua perché nel caso bisognerebbe cercare di astenersi da giudizi o almeno pregiudizi e partire invece magari dal fatto che possano anche esservi più verità, magari anche antitetiche, eppure egualmente vere.

Magistrati, mafiosi - pentiti e non - ed altri hanno portato avanti le loro, sono state fatte indagini, acquisiti indizi e prove, riscontri, confronti. Non si vuole qui metterle in discussione, lo si è appena detto, sono le loro verità. Si vuole invece seguire le verità di Giulio Andreotti, concedendogli una presunzione di innocenza che la Costituzione concede a tutti i cittadini.

"Mah, veda, i pentiti, sono ispirati..." è l'affermazione da cui parte il nostro e che - forse troppo sbrigativamente - si è subito affiancata a quelle di mafiosi che, rozzamente e semplicisticamente, ne sostenevano la manipolazione da parte dei magistrati. Per una mente politica ed estremamente affinata quale quella del nostro l'equivalenza non è data assolutamente.

Alcuni dei tanti giornalisti se ne sono ben resi conto e così in confronti più pacati e sereni - anziché esacerbati - si è potuto andare oltre e chiedere da chi. La risposta del nostro è stata: "Mah, veda, questi atti, questa campagna contro di me, inizia dopo azioni della mia politica nei confronti dell'Unione Sovietica e, soprattutto del Medio Oriente, segnatamente della Palestina e del suo leader Yasser Arafat..."

Una conferma indiretta alle tesi di Andreotti ci è data da Indro Montanelli che scrive: "Con Andreotti - erede in questo delle ambizioni fanfaniane - l'Italia si poneva come ponte tra l'Europa ed il mondo arabo, ed aveva un occhio di riguardo per l'Olp di Arafat" (Fonte: "L'Italia degli anni di fango"). Una politica e soprattutto un ruolo - peraltro naturale per l'Italia, basti pensare alla Venezia del Rinascimento - assolutamente non voluto né dagli USA, né da Israele e dalle potenti lobby ebraiche di oltreoceano, né dalla forte mafia israeliana.

Proprio dalle attiguità mafiose americane di questi partono gli attacchi ad Andreotti, a conferma anche delle sue verità. L'attacco ad Andreotti è anzitutto autoritativo e per colpire e stoppare un uomo eccellente occorre un mafioso eccellente: don Masino. Come si vede anche gli antiteoremi reggono ed hanno una loro verità e sarebbe doveroso fare ciò che non si è fatto sinora - perché erroneamente giudicato equivalente all'attacco ad alcuni magistrati - : indagare a fondo anche sugli antiteoremi. Ne risulterebbe probabilmente la tesi di fondo di più di un filosofo, che la verità non è una ma è molteplice.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.245) 8 maggio 2013 11:11

    Si può discutere sull’esistenza o meno della verità (citerei "L’invenzione della verità" di de Finetti), ma nessuno è mai stato così fesso da sostenere che ne esistano davvero di diverse. Le "Diverse verità " magistralmente illustrate da Kuroshava e da Pirandello sono "diverse visioni soggettive della verità ", costruite logicamente a partire da conoscenze, esperienze e idee soggettive, quindi diverse.

    Gli elementi di delinquenza e di contiguità con la mafia di Giulio Andreotti sono ben precedenti a una serie di suoi interventi in medioriente che potrebbero avere irritato gli USA, quindi è escluso che si sia trattato di "montature" per punirlo, in base al principio che le cause devono essere precedenti agli effetti.

    In questo commento:
    http://www.agoravox.it/Andreotti-il...; io ho inquadrato storicamente il ruolo svolto da Andreotti, quindi non mi ripeto qui.

    Ieri ho rilevato un fatto, secondo me fortemente indicativo: su Il Messaggero, giornale dei Caltagirone, in un titolo si affermava che Andreotti era stato accusato di mafia, ma poi assolto.
    Nell’articolo si riprendeva la bugia, ma con una correzione tecnica, di cui il lettore non poteva comprendere il significato: "assolto per fatti successivi al 1980", omettendo di dire che per fatti di mafia precedenti al1980 Andreotti è stato invece giudicato colpevole, ma non condannato, per intervenuta prescrizione.

    Quell’articolo e il suo titolo costituiscono un fatto incontrovertibile e dimostrano l’esistenza di una precisa campagna di disinformazione, in cui quest’articolo sembra inserisi molto bene.

    Si può discutere sull’esistenza o meno della verità, ma non sull’esistenza delle bugie e dei bugiardi.

    GeriSteve

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