• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Confine orientale: siamo sicuri che sia solo una provocazione? O si rischia (...)

Confine orientale: siamo sicuri che sia solo una provocazione? O si rischia la chiusura?

Quella del confine orientale è zona con migliaia di passaggi quotidiani tra Italia, Slovenia e Croazia, per variegate ragioni. Certo, la Croazia ancora non è nello spazio Schengen, ma Italia e Slovenia lo sono. E il rischio che si possa ritornare al ripristino dei vecchi confini, c'è. Si rischia l'estate del ritorno. Ritorno delle vecchie barriere? Del vecchio, alt, ha qualcosa da dichiarare? Ritorneranno i vecchi pass? Una roba del genere sarebbe catastrofica, per tutti. 

C'è chi parla di provocazione, il cui scopo era solo quello di attirare l'attenzione e sollevare risposte da parte dell'Europa, Europa che pare ignorare quello che accade dalle parti del confine orientale. Ma siamo certi che invece non ci sia la reale intenzione di volerlo chiudere il confine orientale? Per un territorio che oramai si è abituato a mescolarsi, alla condivisione, a far parte della casa comune dell'Europa unita.

Ed il tutto mentre migliaia di italiani e sloveni vivono anche il pendolarismo verso le rispettive due nazioni. Un passo indietro clamoroso anche se in armonia con quel nazionalismo dannunziano che ritorna con forza. E perché? Per il leggero incremento di arrivo di migranti verso la mini rotta balcanica? Se tutta l'attenzione dei media si è focalizzata sulla questione porti, effettivamente a livello nazionale si è un pò dimenticata questa zona d'Italia, dove ad ondate si registrano arrivi consistenti o spiccioli. Ma non c'è nessuna emergenza. Non siamo ai numeri storici di quando c'era la rotta balcanica che comunque ha sfiorato la nostra regione, non l'ha mai interessata pienamente come accadeva per altre nazioni. Una regione dove una percentuale irrisoria di migranti, per come gestita la situazione, con una incidenza rispetto alla popolazione residente, da 0, è bastata per pretendere la fortezza FVG. Ed ecco le urla della politica che vuole probabilmente la morte dell'Europa senza confini e frontiere interne. Dalle barriere, che in modo ridicolo già erano state poste con fili spinati taglienti made in Polonia tra Slovenia e Croazia alla più impattante sospensione dell'area Schenghen. Già adottata a dire il vero da altre realtà europee.

Dalla militarizzazione del territorio, alla videosorveglianza, palliativi che non condurranno da nessuna parte se non a riportare il Paese cent'anni indietro. La politica dei muri non è mai stata una soluzione nella storia dell'umanità, ma un problema nel problema. Certo, che poi fare questi annunci in piena stagione estiva, è un meraviglioso capolavoro politico vista che gran parte di questa fetta territoriale vive soprattutto di turismo stagionale.

 

Commenti all'articolo

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.64) 1 luglio 2019 16:46
    Enzo Salvà

    Dai Barone, Fedriga vuole solo dare una mano al Veneto facendo un bel muro con le cataste di alberi del ciclone Vaia, poi chiameremo FVG Fort Apache e ci metteremo anche tanti Rin Tin Tin. 

    Fedriga si lamenta anche dell’Europa che non controlla le frontiere, ben sapendo che l’Unione Europea NON ha il mandato degli Stati a controllarle anche a causa dei sovranisti dei quali lui stesso fa parte. Il Governatore preferisce fare la figura dell’ignorante anzichè tacere.

    Quello che mi fa più rabbia è che FVG, come casa mia il Sudtirolo, è terra di popoli che di ponti, hanno bisogno, non di barriere. 

    Ribadisco: stiamo diventando un paese cattivo e tristissimo.

    Un Saluto

    Es.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità