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 Home page > Attualità > Economia > Che pena la guerra tra poveri tra Italia e Spagna

Che pena la guerra tra poveri tra Italia e Spagna

Come avevamo più volte spiegato su questo blog, l'arrivo di Rajoy e Monti non ha avuto nessun effetto particolarmente positivo sulle economie dei due paesi. Vero, lo spread era calato nei primi mesi dopo il cambio di governo, ma era il risultato non di una rinnovata fiducia dei mercati verso Roma e Madrid, ma semplicemente l'effetto della liquidità immessa nel sistema bancario dalla BCE. Ora che questa liquidità sta calando, ecco che Spagna e Italia sono di nuovo nell'occhio del ciclone. I tassi di interesse sui titoli a dieci anni spagnoli hanno quasi raggiunto il 6% e quelli italiani il 5.5,% molto vicini ai livelli che avevano costretto Zapatero e Berlusconi alle dimissioni.

E ora i due paesi si scambiano accuse, in particolare Monti per la seconda volta se la prende con Rajoy, accusando il governo spagnolo di non fare abbastanza per combattere la crisi, mettendo così in difficoltà anche l'Italia. Che tristezza questo gioco allo scarica barile. Ma non si era detto che la sola presenza di Monti era una garanzia per i mercati? Non si era detto che la riforma delle pensioni aveva messo in sicurezza i conti dell'Italia? Non si erano dette le stesse cose per Rajoy?

La verità è che con la cura Rajoy la Spagna è in recessione, le entrate sono calate e il deficit aumentato: e dopo una finanziaria da 27 miliardi di euro solo pochi mesi fa, ora a Madrid hanno deciso di tagliare altri 10 miliardi, ancora un pò della stessa medicina che sta ammazzando il paziente. Ed in Italia stiamo andando nella stessa direzione, col paese in recessione grazie alle politiche di Monti.

Tutti concentrati nel rassicurare i mercati (e con che risultati!) Monti e Rajoy non si sono resi conto che stanno affossando i loro paesi, in Spagna la disoccupazione è al 23% ed in Italia al 9.3%, peggio della media UE. E le cose peggioreranno solamente. Con la libertà di licenziamento si aumenteranno i disoccupati mentre gli occupati diminuiranno grazie all'innalzamento dell'età pensionabile.

Invece di scambiarsi accuse ridicole, invece di insistere su politiche assurde e dannose, i 2 si dovrebbero fare un pò un esame di coscienza, e possibilmente ripassare qualche manuale di macroeconomia. Al momento, qualsiasi studente dai voti appena discreti saprebbe far meglio di professori e politici che ci stanno portando verso il baratro.

di Nicola Melloni

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di emmons avenue (---.---.---.95) 14 aprile 2012 16:21
    emmons avenue

    Guarda caso sono i paesi cui l’infuenza ecclesiastica è superlativa.

    Qualche anno fa trascorsi qualche mesetto nella "grande mela" e con un suo concittadino ebbi una diatriba. Riassumendo: Il popolo anglosassone ringrazia la vocazione carnale di Enrico VIII, che dette modo a questi fortunati abitanti del pianeta di staccarsi da Roma e perpetrare ognuno le libere scelte. La storia poi ha confermato tutto quanto. Ogni paese con una cultura religiosa radicata, detiene una casta sociale obliqua: pochi ricchi e tantissimi poveracci. La sfera dell’islam conferma questo dato, i paesi cattolici e i paesi cristiani ortodossi.

    Il nord europa e l’enturage anglosassone stanno meglio perché più distaccati dalla religione.

    La Francia cattolica è un capitolo a parte, gode di posizione geografica adiacente a questi paesi e se la passa meglio, ma non decolla in virtù della cultura religiosa radicata.

    E’ infine la vera ragione della differenza economica tra sud e nord Italia. Il nord se la passa meglio per le ragioni accennate per la Francia. Nel sud c’è ancora tanto di dominazione Borbonica, avallata dagli ecclesiasti. 

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