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Che generazione è quella precaria?

Oggi tutti sbraitano sulla condizione giovanile del suo futuro, ed anche io che mi posso definire giovane anche se ho superato i trenta, - a meno che non diano la pensione a quaranta - si è attivi potenzialmente giovani fino all’età avanzata di un giorno prima di andare in pensione. La situazione dei lavoratori sotto i 35 anni – che un tempo era considerato come raggiunta stabilità economico previdenziale – è pessima: quasi l’80 per cento dei giovani lavoratori guadagna meno di 1000 euro con una settimana che supera le 40 ore. Quando i giovani faticosamente riescono a trovare un’occupazione, si trovano isolati dai lavoratori più anziani e costretti a subire ogni sopruso e ricatto legalizzato. E questi sono i giovani fortunati perché ormai la quasi totalità dei nuovi avviamenti al lavoro sono contratti a tempo parziale o a tempo determinato. Vi ricordate come i Sindacati Confederali rivendicavano la flessibilità, come una conquista, con i contratti a termine, i contratti Co.Co.Co, ecc. ?

Chi entra per la prima volta in azienda o fabbrica, specie in quelle di piccole dimensioni, non viene informato sulle misure e precauzioni e, benché inesperto di tutto, viene avviato alle mansioni più pericolose: il risultato è che i giovani, mandati al macello come in guerra, sono vittime di moltissimi infortuni anche mortali sul lavoro.

Inoltre i giovani, inseriti nelle qualifiche più basse, sono i più indifesi nei confronti delle persecuzioni padronali, specie quando partecipano agli scioperi. Essendo lavoratori prevalentemente atipici il rischio di licenziamento è inevitabile e inappellabile in quanto si presenta come mancato rinnovo del contratto o mancata regolarizzazione. Per essi la modifica, mitologica e su cui si fa gran frastuono, dell’articolo 18 non apporterebbe nessun vantaggio. La classe operaia sta pagando duramente la divisione di trattamento, imposta dai sindacati, fra i giovani e gli anziani garantiti. Si sono costrette le vecchie generazioni operaie, accecate dal mito del Progresso borghese diffuso dai partiti di destra e di sinistra e dai sindacati, ad abbandonare e tradire i giovani, consegnati indifesi al supersfruttamento padronale.

Ed è facile oggi per i borghesi opporre e mettere in concorrenza le basse paghe dei giovani e i loro gravi carichi di lavoro con le condizione dei vecchi, che saranno presto anch’ essi rovinati e con pensioni da fame. I giovani proletari hanno solo da perdere le loro catene, ritrovando la strada della lotta che altri hanno abbandonato e smarrito.

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