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Che fine hanno fatto i protagonisti del Processo Pacciani?

A distanza di un quarto di secolo dal più grande e famoso processo italiano per un fatto di cronaca vediamo cosa ne è stato di alcuni dei principali protagonisti

La storia del processo che ha visto sul banco degli imputati Pietro Pacciani per i delitti del Mostro di Firenze è ancora aperta a nuove ipotesi ed interpretazioni. Ma i protagonisti principali che hanno duellato in aula dove sono ad un quarto di secolo dalla lettura della sentenza?

Cominciamo proprio da chi quella sentenza l'ha letta in qualità di Presidente della Corte d'Assise di I° grado nella stracolma aula del Tribunale di Firenze il 1 novembre del 1994 dopo un'odissea di 45 udienze: il giudice Enrico Ognibene. All'epoca aveva 53 anni e si era già mostrato molto propenso all'impiego della tecnologia nei processi, presenziando alle sedute con un immancabile pc color avorio.

Militante nella corrente di Magistratura Indipendente, nel 2006 è stato eletto presidente del Tribunale di Firenze; incarico che ha mantenuto per gli 8 anni canonici. La sua attività si è distinta per il forte impegno verso l'implementazione tecnologica delle procedure giudiziarie. Nel marzo 2013 ha presentato l'inaugurazione del nuovo tribunale di Firenze. Attualmente è magistrato in pensione. 

Passiamo ora alla toga che storicamente ha ricoperto il ruolo del grande accusatore, ovvero il PM fiorentino Paolo Canessa. Trionfante su Pacciani e "compagni di merende", le sue richieste di condanna non vanno a segno nell' ultimo filone processuale della vicenda Mostro, ovvero il processo al farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei (morto nel 2012). Fascicoli con mostri e maniaci continuano a presentarsi sul tavolo del PM nel 2014 con l'omicidio di Ugnano: vittima una donna orrendamente impalata e crocefissa sotto un cavalcavia del capoluogo toscano; l'autore un idraulico di 55 anni catturato e reo confesso. 

Qualche mese dopo verrà promosso a Procuratore capo a Pistoia. Nel 2017 torna ad occuparsi del caso Mostro di Firenze per l'apertura di una nuova pista che condurrebbe all'ex legionario Giampiero Vigilanti. Nel frattempo Canessa se ne va in pensione e di questi fatti sembra non volerne più sapere trincerandosi nel suo atteggiamento schivo verso i media che lo ha sempre caratterizzato.

Un atteggiamento che non lo accomuna al suo ex collaboratore d'indagine Michele Giuttari. L'ex capo della squadra mobile, a cui sono state assegnate le indagini a pochi mesi dalla clamorosa assoluzione in appello del contadino di Mercatale, dopo aver bruscamente interrotto il suo servizio allo Stato con strascichi giudiziari legati all'evoluzione delle indagini che a suo dire avevano incontrato la reazione dei piani alti, è resuscitato con una fortunata attività di scrittore autobiografico e di romanzi sempre all'interno della cornice del Mostro. Attualmente è anche impegnato come sceneggiatore nella realizzazione di un film sempre dello stesso tema. 

Diamo uno sguardo alla difesa partendo dal binomio storico scelto da Pacciani per affrontare il giudizio di primo grado, ovvero Fioravanti-Bevacqua. Il primo continua ad esercitare la sua professione nel capoluogo fiorentino. Dopo essere stato disarcionato da un pool difensivo romano nel processo d'appello si lasciò andare ad esternazioni piuttosto pesanti relative a manovre destabilizzanti contro la Procura di Firenze. Nel 2004 annunciò, non senza polemiche, di voler scrivere un libro anche lui, nel senso che si proponeva come contro altare letterario del succitato Giuttari. Ad ormai tre lustri dal proclama non si hanno tracce di questa opera.

L'altra colonna difensiva, ovvero Bevacqua, è invece passato a miglior vita nel 2016 ad 83 anni, ma almeno lui le sue memorie le ha date alla luce in “Diario di una difesa, ovvero l’innocenza del mostro”. Non ha però eguagliato il successo letterario di Giuttari.

 

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