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Cattolicesimo e Cristianesimo

Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, ha scritto un altro libro molto chiaro, diretto e significativo: "Per un’etica condivisa" (www.einaudi.it, 2009).

La Comunità di Bose è una realtà molto interessante che approfondisce la preghiera, lo studio religioso e ha creato una piccola casa editrice che produce anche Dvd: www.monasterodibose.it

Bianchi inizia la sua esposizione dalla società di “turisti consumatori” descritta da Zygmunt Bauman, dove gli individui seguono il principio narcisistico del “fare esperienze” e introduce il concetto di laicità espresso da Giovanni Paolo II nel 2005: “Il principio di laicità, se ben compreso, appartiene alla dottrina sociale della chiesa. Esso accorda la necessità di una giusta separazione dei poteri… La non confessionalità dello Stato permette a tutte le componenti della società di lavorare insieme al servizio di tutti e della comunità nazionale… La laicità, lungi dall’essere un luogo di scontro, è realmente l’ambito per un dialogo costruttivo, nello spirito dei valori di libertà, uguaglianza e fraternità” (p. 10).

Il religioso prosegue il suo pensiero citando uno dei messaggi più rivoluzionari di Gesù: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Questa è l’idea che ha rinnovato la storia umana e ha permesso di separare i compiti e i ruoli della politica da quelli della religione. “Nelle società occidentali nessuno ipotizza più una teocrazia che esigerebbe di dare a Dio ciò che spetta a Cesare; nello stesso tempo sono sempre più rare le posizioni di chi rifiuta di riconoscere le chiese come realtà sociali e vorrebbe relegarle al di fuori dello spazio pubblico” (Bianchi, p. 11).

Inoltre, un “antico principio del diritto canonico afferma che “ciò che riguarda tutti da tutti deve essere deliberato”, il che significa che all’interno della chiesa occorrerebbe un confronto vero e partecipato, non degli ordini apodittici, calati impersonalmente dall’alto…” (p. 16). Perciò “la chiesa non può imporre che le proprie visioni etiche e morali siano tradotte in leggi dello Stato. Ciò infatti equivarrebbe al ripristino di una condizione di teocrazia: a parole si dice di non volerla, ma di fatto a volte sembra ci sia la tentazione di instaurarla per altre vie” (p. 17).

Indubbiamente i cattolici hanno i loro diritti: “possiedono una determinata visione del mondo e dell’essere umano, hanno delle convinzioni che non vanno assolutamente relegate nell’intimo o nel privato, ma che, in una società pluralista come la nostra, devono essere presenti e ascoltabili nello spazio pubblico, sociale e politico” (p. 37). Però la chiesa di Dio dovrebbe attuare un autentico “esame di coscienza” davanti a Dio per verificare se sta percorrendo la via percorsa da Gesù o se tenta di percorrerne un’altra (p. 25). Invece la cosa più sbagliata è l’uso politico della religione da parte di forze politiche a essa estranee (René Rémond, pensatore dell’Académie Francaise, p. 19).

Come affermò Teilhard De Chardin, “il mondo in cui viviamo è un libero processo di continua evoluzione. Il mondo si sta costruendo: ecco la verità fondamentale, che sin dall’inizio, bisogna ben capire, fino al punto che divenga una forma abituale e in qualche modo naturale dei nostri pensieri”.

E ora cito un aneddoto storico sull’eredità psicologica e politica fascista. Mussolini confidò un giorno al suo ministro degli Esteri: “Io sono cattolico e anticristiano!” (p. 68). Dunque è giunta l’ora di formare degli italiani meno cattolici, meno romani, più cristiani, più umani. Infatti nelle aride e fredde sedi millenarie del potere è molto difficile che riescano a sopravvivere due creature rare ed esigenti come la verità e la giustizia. È sempre utile ricordare che l’unico caso in cui Gesù perse il controllo e si infervorò come una belva ferita, si realizzò quando vide la mercificazione che si svolgeva nei luoghi sacri.

Del resto la prima lezione dei profeti, di Buddha, di Gesù e di Maometto, è stata quella di criticare e contestare il potere precostituito, tramite nuove regole di comportamento più innovative e utili alla collettività. Quindi “Il solo autentico problema è essere impegnati in una ricerca spirituale al fine di fare della vita umana un’opera d’arte, un cammino di piena umanizzazione” (p. 69). Come disse Albert Camus: “Poter essere santi senza Dio è il solo problema concreto che io oggi conosco” (La peste).

Comunque, prima o poi, Internet riuscirà a liberare tutte le giovani intelligenze e a creare dei nuovi psicorituali più illuminanti e imparziali.

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