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Caserta: "Nuova cucina organizzata" costretta alla chiusura

“Nuova cucina organizzata” di Peppe Pagano dovrà purtroppo interrompere la sua attività per “colpa dell'indifferenza delle Istituzioni”.

A nulla sono serviti lo sciopero della fame di Pagano e dei suoi collaboratori, le manifestazioni e le proteste: l'Asl e la Regione Campania non hanno dato il via libera per lo sblocco dei budget di salute necessari.

NCO (acronimo utilizzato per riprendere e fare il verso alla camorra di Cutolo) è un ristorante-pizzeria nato in un bene confiscato di San Cipriano d'Aversa, che si è proposto come fine quello di far fronte ai disagi del suo contesto territoriale e che si “nutre” esclusivamente della solidarietà umana.

Come si può leggere nel suo sito ufficiale, “Chi sceglie NCO è per una cultura aperta e libera, per chi crede al cambiamento delle cose, alla trasformazione della nostra società in una comunità civile e democratica, che sappia costruire e non distruggere. NCO è il prodotto di un gruppo di ragazzi e ragazze, con lo scopo di ridare dignità ai diversamente abili spesso trattati come derelitti e incentivare l’integrazione. E’ un’avventura che ha bisogno di crescere e per farlo ha scelto di prendere tutto quel che la terra ha di buono. Ogni singolo ingrediente di ogni singolo piatto è il frutto di un amore che ripaga. Tutto è scelto con cura, con la responsabilità di chi sa accompagnare i buoni propositi con buon cibo”.

Si tratta di un progetto veramente innovativo: nel ristorante lavorano, come camerieri e cuochi, tanti ragazzi disabili passati attraverso percorsi terapeutici; e la sua politica di ricorso alla modalità dei budget di salute ha rappresentato un modello esemplare di gestione dei beni confiscati.

Ma da tempo ormai i fondi sono bloccati. A causa dell'inerzia della regione, infatti, manca un decreto che regolamenti le linee guida della legge regionale che disciplina la materia dei budget di salute; mentre l'Asl di Caserta sta nel frattempo riconvertendo questi ultimi in favore delle cliniche e dei centri privati. La Nco ha perciò provato a resistere in ogni modo, almeno fino ad ora, quando i costi, senza un supporto da parte delle Istituzioni, sono divenuti purtroppo insostenibili.

Nel loro blog possiamo leggere che, dopo l'ennesimo atto di delegittimazione, Pagano ed i suoi collaboratori sono giunti alla conclusione di dover chiudere la loro attività e quest'esperienza che portano avanti da anni, allegando una lettera al presidente della Giunta regionale Stefano Caldoro, per spiegare le loro ragioni.

“Come ben sa si tratta di una metodologia socio-sanitaria già sperimentata con straordinari risultati” - ha scritto Pagano - “sia in termini di garanzia del diritto alla salute che di risparmio per la spesa sanitaria regionale”. Ma questo, a quanto pare, non basta. Il mancato finanziamento dei budget è un duro colpo non solo per il sistema terapeutico, ma anche per il recupero dei beni confiscati.

E dure sono anche le accuse mosse da Pagano, che scrive: “Dove pure la camorra aveva fallito, a fronte dei tanti atti intimidatori tesi a chiudere le nostre esperienze, è riuscita l’inerzia e l’inottemperanza delle Istituzioni”.

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