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Cannabis Terapeutica: coltivazione e distribuzione in Italia

A che punto siamo con le riforme sanitarie relative all'utilizzo di Cannabis a fini terapeutici? Quali sono le garanzie di qualità che offre la coltivazione militare da parte del Monopolio di Stato?

Mi sono immesso nel sistema per una serie di cronache che appaiono ormai necessarie, visto quel che accade a livello internazionale intorno a questa pianta medicinale.

Causa postumi di un tumore, e per l'innata curiosità giornalistica, ho deciso di dar credito (limitato) al sistema sperimentale parallelo e referente al Ministero della Salute per la distribuzione della Cannabis Terapeutica, ponendomi a disposizione della ricerca evidentemente messa in opera in previsione delle iniziative di produzione affidate all'esercito e già bocciate come una presa in giro da tutti i buoni conoscitori della questione. 
Il Ministero della Salute, infatti, al fine di uniformare il quadro nazionale entro il 2017, dal novembre dello scorso anno ha avviato un progetto pilota (raccolta dei dati) per operare un bilancio a consuntivo e definire i limiti di accesso e, notizia di qualche giorno fa, ha messo in commercio i primi lotti di una varietà prodotta all’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze. Di cosa si tratta esattamente?

Considerazioni politiche a parte, l'immagine di soldati delle forze armate italiane che coltivano qualche campicello promiscuo di piante femmine di cannabis, a fronte dell'accuratezza delle pratiche agricole consolidate da anni di ricerca agronomica presenti nella produzione di altri paesi – e in molti casi di autoproduzione anche in Italia, soprattutto nell'ambito delle agricolture cosidette organico biologiche - è quasi comica. Piuttosto è l'aspetto armato che denota la paranoia internazionale del proibizionismo, l'attitudine a non far cessare la “guerra della cannabis”, quasi a voler dire “occhio che qui ti si può anche sparare addosso all'occorrenza...”; soluzione non difforme da quella proposta nel film “The Beach” nelle coltivazioni illegali gestite dalla mafia thailandese. 
Dato che a tutt'oggi i parametri di distribuzione gratuita da parte delle ASL, dove applicati, sono subordinati alla presenza di un numero esiguo di patologie nel paziente, si impone la necessità di allargare l'area delle ricerche mediche per ottenere conferme sul beneficio riscontrato su stati fisici alterati da situazioni di malattie più o meno gravi, più o meno definitive, sia agenti che risolte, e valutarne l'applicazione preventiva del preparato per verificarne l'efficacia.

Il succo di questo ultimo paragrafo è che si può avere cannabis sativa dalle formulazioni di THC (il principio attivo), anche in farmacia grazie a una ricetta speciale, controllata tramite sigle per il rispetto della privacy direttamente dal Ministero della Salute, che oggi mi riconosce con la sigla G11 o qualcosa del genere. La mia persona è diventata dunque un donatore di notizie sulla propria salute, sul proprio stato mentale, sullo stile di vita che determina alcune condizioni piuttosto che altre eccetera, in un quadro che oltrepassa lo schematismo della medicina ortodossa a esplorare metodi e diagnosi più complessi. 

nb. La scheda paziente è stata compilata secondo le direttive del DM 09 Nov. 2015”. 
Si potrebbe pensare che i problemi di chi usa cannabis per ritrovare o mantenere la propria salute stiano per finire. Sembra però che non sia proprio così.

Le critiche alla coltivazione blindata da parte dello Stato non si fermano alle percentuali di sostanza attiva da realizzare in campo e poi in laboratorio per un intervento che garantisca l'uniformità dei preparati, critiche che comunque appaiono giustificate dai seguenti dati resi noti: si produrrà una sola varietà, chiamata FM2. Le percentuali dei principi attivi sono: 6 % di THC e 6% di CBD (esattamente come il Bediol). 
Queste le scelte farmaceutiche attuali:

DERIVATO VEGETALE

VARIETA

DRONABINOLO (THC)

CANNABIDIOLO (CBD)

Cannabis Flos 19%

BEDROCAN

19,00%c.a

<1%

Cannabis Flos 12%

BEDROBINOL

12,00%c.a

<1%

Cannabis Flos 6%

BEDIOL

6% c.a

7,5% c.a

La normativa nazionale è chiara: il costo del farmaco è a carico del SSN se alla prescrizione, effettuata in Regime Ospedaliero (ambulatorio, day-hospital o ricovero) segue la dispensazione diretta tramite Farmacia Ospedaliera; al contrario è carico del paziente se a dispensarlo sono le Farmacie territoriali o quelle pubbliche.

Il prezzo di acquisto in Farmacia dell' “erba militarizzata italiana” sarà di circa 15 euro al grammo; il costo di acquisto, più l'importazione dall'Olanda, dove è il Ministero della Salute che controlla le produzioni di BEDROCAN (e le garantisce bio), costava circa la medesima cifra, ovvero 14\15 euro al grammo, sempre che sia il tuo medico attribuito che ti fa la ricetta. Se il tuo medico è un obiettore, dovrai andare da un privato, il cui costo della visita e della ricetta va a incidere grandemente, portando la cifra anche sopra le trenta euro a grammo. I pazienti che si curavano con il Bedrocan (THC fino a 22%; 1% CBD) ora sono costretti a assumere circa 4 grammi di questa FM2 per poter uguagliare la percentuale di THC contenuta nel Bedrocan. Lapidaria la dichiarazione di un paziente in cura con la Cannabis farmaceutica: “Per intenderci, se prima spendevamo troppo per poterci curare, ora spenderemo circa quattro volte tanto.”

Lascia perplessi anche il fatto che a coltivare una pianta medicinale considerata molto spirituale da parte di una larga fetta di consumatori, considerazione dovuta all'avvicinamento a culture esotiche, quale l'induismo e il rastafarianesimo, oltre che al rinascente druidismo transalpino per non parlare dello sciamanesimo, vengano scelti soggetti che del materialismo assoluto rappresentano l'emblema: i militari... 

Ma diamo credito alle persone e parliamo di buona agricoltura e delle garanzie di qualità che devono essere assolute quando si tratta di prodotti destinati ai malati: “i terreni dove probabilmente verrebbe coltivata sarebbero i campi del CREA in Veneto, secondo quanto da Grassi dichiarato in audizione” – ci spiega Stefano dell'associazione Freeweed - “gli stessi campi da lui proposti per produrre per il Monopolio, in terre usate per coltivazioni sperimentali e quindi per piante non per uso alimentare; quante schifezze ci saranno li dentro?” Uno studio condotto dall’Università di Berna conferma i pericoli per la salute insiti nella cannabis venduta in Europa: il 91% dei campioni analizzati sono infatti risultati contaminati da qualche agente inquinante, alcuni di essi potenzialmente molto pericolosi per la salute.

E questo vale per il prossimo presunto futuro. Del pregresso e del presente sappiamo che i fiori di Cannabis che i farmacisti autorizzati somministrano ai pazienti provengono da coltivazioni certificate biologiche e che l'autorizzazione a continuare tale importazione sarebbe confermata ancora per i prossimi mesi. 
“Anche se questi terreni fossero stati usati per coltivazioni alimentari con metodi convenzionali non biologici, il risultato non cambierebbe” - continua Stefano - “la cannabis è fitodepurante, quindi significa che assorbe tutto dal terreno e dai concimi, molto più di altri vegetali commestibili. La cannabis trasporta dalle radici e immagazina nella sua parte aerea, soprattutto nelle sommità fiorite, ogni agente inquinante, fitofarmaci, anticrittogamici usati in agricoltura o metalli pesanti presenti nel terreno anche per altre cause diverse dalla agricoltura massiva...”
...tipo interramenti di rifiuti vari mi vien da pensare...

“Inalandola o fumandola – conclude Stefano Steba - arriva attraverso gli alveoli polmonari direttamente nel sangue e se è stata coltivata in campi inquinati può provocare gravi danni...”

E questa sarebbe la cannabis terapeutica? 

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