Calabria, la triade di Piantedosi aggrava ulteriormente la carenza di personale sanitario
Ciò che sta accadendo nell'ASP di Vibo Valentia ha dell'incredibile, ma soprattutto - temo - possa essere prodromico di ciò che avverrà a breve nella sanità pubblica del resto d'Italia.
Andiamo con ordine. Nell'ottobre 2024 il Ministero dell'Interno commissaria l'Azienda Sanitaria di Vibo Valentia per infiltrazione mafiosa. Precisamente i fatti risalgono a diversi anni addietro, fino a essere messi in luce nell'ambito dell'inchiesta Maestrale Carthago. L'Azienda Sanitaria si era comunque costituita parte civile ed era stata già commissariata in passato, seppur per motivi ben diversi. Il commissario generale Battistini (già Generale dei Carabinieri), non è stato assolutamente coinvolto dalla suddetta inchiesta, in quanto subentrato successivamente.
Tra infiltrazioni mafiose pregresse, amministrazione che non paga le produttività ai medici, insofferenza del sistema sanitario e pazienti esasperati, il compito della triade nominata dal ministro Matteo Piantedosi non ha certo un lavoro facile, va detto.
Tuttavia, i risultati in questi primi mesi sono molto più negativi di quanto ci si potesse aspettare. Tanto per dirne una, la soppressione del servizio di screening senologico, fino a quel momento ripartito con sacrificio gratuito (nel senso letterale del termine) da parte di dirigenti medici e tecnici degli ospedali della provincia di Vibo Valentia. Inutile specificare le conseguenze negative sulla popolazione.
Ma il peggio deve ancora venire, se non altro perché la decisione presa è un caso - fino a questo momento - unico in tutta Italia. Stando alla nuova triade commissariale, nell'Asp di Vibo Valentia ci sarebbero ben 81 esuberi tra infermieri e oss. Tuttavia, ciò non sembrerebbe corrispondere al vero, in quanto i reparti dei tre principali ospedali (Vibo Valentia, Serra San Bruno e Tropea) e degli ambulatori contano diverse carenze di personale paramedico. L'ipotesi era quindi quella di personale "imboscato" nei reparti amministrativi e non solo. Una volta avuto tale sospetto, qualsiasi Direzione Generale avrebbe avviato delle verifiche per valutare la veridicità degli esuberi e quindi "scovare" il personale "imboscato". Invece no, la triade commissariale scelta da Piantedosi si è preoccupata, in via prioritaria, di non rinnovare il contratto ai cosiddetti "precari del covid" assunti durante la pandemia: di fatto, 23 tra infermieri e oss, molti dei quali residenti nei dintorni - e quindi particolarmente interessati a lavorare nelle vicinanze - da un giorno all'altro perdono il lavoro. A ciò ovviamente si aggiungono prevedibili conseguenze sull'attività ospedaliera: su tutti, un ulteriore eccessivo sovraccarico di lavoro nei pronto soccorsi (con rallentamento dell'iter diagnostico e terapeutico dei pazienti), difficoltà nella gestione dei ricoverati, fino addirittura al blocco dei ricoveri nel reparto di Medicina interna. Una situazione paradossale ma purtroppo reale. E se si pensa che queste difficoltà si accumulano alla carenza di posti letto, a un eccesso di prestazioni (spesso obsolete) che riempiono inutilmente le lunghe liste di attesa, personale sempre più scoraggiato (ai dirigenti medici non viene pagata la produttività dal 2020), medici cubani ancora carenti nell'apprendere la lingua e le linee guida italiane... Si scatena la tempesta (im)perfetta.
Francamente non si riesce a capire come faccia la politica ad intervenire solo peggiorando ulteriormente situazioni già precarie ogni volta che mette mani nella sanità. Eppure è ciò che succede, soprattutto al sud. Soprattutto stupisce il silenzio a livello nazionale su una vicenda che potrebbe creare un grave precedente nella sanità pubblica italiana, sempre a vantaggio dei privati. Se non fosse che i privati non saranno mai in grado di gestire le reali emergenze cliniche. Possibile che non si riesca a capire che la politica dei tagli è incompatibile con la situazione del sistema sanitario attuale?
Qualcuno metta luce su questa assurda vicenda ed intervenga al più presto!
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