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 Home page > Attualità > Cultura > C’era una volta la psicoanalisi

C’era una volta la psicoanalisi

< Nei periodi in cui Sigmund Freud non è alle prese con la stesura di un libro, riceve di regola cinque pazienti al giorno. Paula ritiene che si tratti di “persone difficili”, ed esprime un parere poco lusinghiero sul lavoro svolto dal padrone: “Entravano depressi in casa e ne uscivano altrettanto depressi.” E’ il giudizio personale di Paula Fichtl sul conto della psicanalisi. I pazienti sono per lo più “uomini d’affari”, perché “un povero diavolo non se lo sarebbe potuto permettere”. L’onorario che Freud riscuote per ogni seduta è di venticinque dollari statunitensi, una valuta non soggetta all’erosione dell’inflazione. > (Vita quotidiana in casa Freud di Detlef Berthelsen)

 

Sono passati moltissimi anni da quando la domestica di casa Freud, Paula Fichtl, si lasciò andare a queste considerazioni, ma l’assunto si ripropone oggi in tutta la sua attualità: con le sue tre sedute settimanali per un gran numero di anni, la psicanalisi classica è senza dubbio un bene di lusso che pochi possono permettersi, e con l’andamento dell’economia attuale anche trattamenti meno ortodossi, ridotti a pochi colloqui per un periodo molto breve, iniziano a diventare un problema per chi ha la rata del mutuo da pagare a fine mese.

 

Negli Stati Uniti è già crisi e a dircelo è l’autorevole rivista Archives of General Psychiatry: il ricorso alla terapia psicoanalitica in dieci anni è sceso dal 44 al 29%, e ora il male di vivere si cura soprattutto con la pillola, più economica, di semplice approccio, e sicuramente meno impacciante del lettino. A spingere sull’acceleratore di questa tendenza ci sono ovviamente le case farmaceutiche, ma il processo non sarà indolore, e a farne le spese non saranno solamente l’industria dei divani, tanto per fare il verso ad una battuta di Woody Allen, o gli psicoterapeutici i quali più o meno a malincuore si adegueranno specializzandosi in terapie farmacologiche, a rimetterci saranno soprattutto i pazienti, privati dell’ascolto e della terapia della parola, ridotti nuovamente a malati biologici da curare semplicemente con gli psicofarmaci. In Italia il fenomeno non è ancora così evidente ma è difficile pensare che il nostro vizio di omologazione al modello americano non avrà la meglio, complice un servizio sanitario inadeguato, la crisi economica, ed anche un fin troppo disinvolto rapporto con la pillola come panacea di tutti i mali.

 

 

 

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Basta un poco di zucchero
e la pillola va giù
la pillola va giù
la pillola va giù.
Basta un poco di zucchero
e la pillola va giù
tutto brillerà di più!

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