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 Home page > Tribuna Libera > C’era una volta il popolo di Seattle

C’era una volta il popolo di Seattle

All'inizio del secolo vivevo a Padova e mi ero iscritto da poco al Partito Umanista, una compagine politica di piccola entità, ma presente in diversi parti del mondo con lo stesso nome e lo stesso simbolo in quanto componente del Movimento Umanista lanciato dall'intellettuale argentino Silo alla fine degli anni '60 con l'intento dichiarato di "riumanizzare" la Terra.

No-global a raduno allo stadio Carlini durante i giorni del G8 di Genova del 2001
Erano gli anni del popolo di Seattle, della nascita del Movimento no-global, dei cantieri sociali e dello slogan che recitava "Un altro mondo è possibile".
Partendo da Padova, riuscimmo a lanciare diverse iniziative in difesa dei diritti civili, ambientali e sociali, fummo protagonisti di campagne sulla non violenza e per la Pace, per poco non riuscimmo ad avere perfino due consiglieri comunali eletti in comuni della provincia e tanto altro.
In pochi anni, la nostra struttura passò da tre elementi fissi a quasi venti e nuove sedi si stavano per aprire a Verona e Belluno.
Cercavamo di essere partecipi attivi di ogni iniziativa tesa al benessere comune e alla difesa dell'ambiente.
I nostri cavalli di battaglia erano il principio della responsabilità politica come corollario fondamentale della democrazia partecipativa e la difesa ad oltranza dei diritti umani in ogni ambito possibile.
Ma la cosa che forse allora ci distingueva di più era la nostra militanza attiva in quanto ognuno di noi si adoperava direttamente e senza differenze gerarchiche nel proporre e partecipare ad iniziative direttamente sul campo.
Quell'elemento che era stato per anni il sale dell'attivismo, noi ce l'avevamo nel sangue e cercavamo tutti di essere acculturati. preparati e non finivamo mai di leggere ed informarci su ogni aspetto che potesse aiutarci nelle battaglie che portavamo avanti.
Eravamo tosti e determinati, tanto che anche se pochi di numero, cominciavamo ad essere una spina nel fianco costante dei poteri costituiti e dei partiti ed esponenti politici dinosaurici che dominavano la scena in quegli anni.
Avevamo pochi soldi e dimostrammo che anche se sono importanti nel fare politica, la differenza la fa l'impegno costante profuso sul campo e la volontà di includere ogni entità necessaria a realizzare gli scopi che ci prefiggevamo.
Un'apertura mentale che per l'ortodossia di diversi politici della vecchia guarda poteva sembrare scandalosa quanto controproducente, mentre invece era autenticamente innovativa e al passo con dei tempi in cui bisognava pensare ad un nuovo socialismo dal volto umano che ancora era da realizzare in Europa (e ancora oggi rimane una vera e propria chimera) e che stava invece prendendo piede in modo straordinario in varie zone dell'America Latina.
Del popolo di Seattle oggi rimane soltanto il ricordo di una stagione politica davvero straordinaria, fatta poi a pezzi dai falchi del neoliberismo che attraverso ll'esplosione dei social e alla diffusione efficace di paure del tutto ingiustificate attraverso la rete, hanno anestetizzato qualsiasi possibile forma di ribellione e di proposte alternative tese a realizzare un superamento di un modello di società fallimentare quanto inumano e ormai del tutto insostenibile sotto vari punti di vista.
Oggi la militanza attiva si riduce alla partecipazione ai webinar, agli sfoghi sui social e ad iniziative che devono tutte passare attraverso l'uso di strumenti tecnologici, mentre la Storia ha sempre dimostrato che le vere rivoluzioni e i cambiamenti epocali si concretizzano soltanto negli incontri e nella condivisione diretti degli attori che intendono portarli davvero a compimento.
Tutte le compagini politiche si identificano sempre di più attraverso la diffusione del culto del leader, mentre è nella compartecipazione e nell'attivismo di vari leader carismatici che un partito diventa veramente forte e credibile.
Le strutture partitiche contemporanee appaiono quindi sempre verticistiche e non hanno nulla a che vedere con quelle a struttura orizzontale tipiche dei movimenti politici andini attuali e di quelle apparse nelle prime compagini socialiste della fine dell'Ottocento che consentono un radicamento costante e profondo in ogni ambito sociale.
Così non è un caso non vedere più nessun partito presente nelle lotte dei lavoratori fuori dalle fabbriche, nella difesa dei siti ambientali con le entità di base nei territori, negli squallori delle periferie urbane e via dicendo, perché oggi ciò che è prioritario è essere presenti a livello virtuale e sul Mainstream nazionale, usando il leader unico come figura carismatica per essere conosciuti.
Apparire oggi è più importante che agire e nella politica la cosa è di un'evidenza lampante.
Il tutto a scapito di contenuti concreti, della coerenza e di quell'attivismo disinteressato che non si limiti soltanto alla redazione o modifica di un programma politico in vista delle prossime elezioni di turno.
Le parole acquistano significato quando le vivi, ma soprattutto quando le fai vivere mettendoci la faccia direttamente.
E questo non è mai stato così vero come oggi.
Senza se senza ma.
Come si soleva dire quando esisteva il popolo di Seattle.
 
Yvan Rettore
Foto Wikimedia
Questo articolo è stato pubblicato qui

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