C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico: il liberismo

Sotto elezioni sono riprese le solite accuse della destra alla sinistra di essere conservatrice e di ostacolare le riforme. Lo strano non sono le accuse lanciate, ma chi le lancia e la difesa degli accusati. Facciamo chiarezza?
Ora è ricominciata la lotta con le solite accuse della destra alla sinistra di essere conservatrice, di ostacolare le riforme. La più conservatrice sembra sia la CGIL con la FIOM, ma anche a Vendola si dà del conservatore.
Lo strano non sono le accuse lanciate, ma chi le lancia e la difesa degli accusati.
Infatti chi accusa di conservatorismo è chi si rifà a liberismo dei primi del secolo XIX mal rimasticate da Milton Friedman (nella foto) che le ha trasformate in iperliberismo. Forse spinto più dalla rabbia di aver visto fallire l’azienda di famiglia a causa di quelle “stupide” leggi del New Deal che impedivano a un imprenditore abbassare i salari al di sotto di certi limiti o di allungare troppo l’orario.
Chi era Milton Friedman?
Friedman ha vinto un premio Nobel per l’economia, ma è stato proposto dalle più potenti lobby del mondo, appoggiato dagli USA in lotta contro chi sosteneva la necessità di un’economia a fini sociali (lo abbia fatto o meno dove governava).
A quell’epoca si sarebbe premiato chiunque. Anche chi avesse proposto la schiavitù o una qualunque riforma per una maggiore redditività. Come oggi.
Nella Russia zarista, la libertà di azione portò a far applicare ai contadini, durante i raccolti, una museruola per impedire che placassero l’eterna fame mangiando parte del raccolto e a misurare le proprietà terriera con le “anime” possedute, cioè con i contadini legati alla terra. E in Inghilterra era quasi così cento anni prima.
La libertà d’azione ha anche spinto per decenni a sostenere, spesso in malafede, che il fumo non fa male, teoria basata su studi finanziati dalle multinazionali del tabacco.
Così oggi fa affermare l’innocuità delle linee ad alta tensione o le radiofrequenze, l’inevitabilità della miseria africana, l’impossibilità di produrre energia senza o con meno petrolio, l’apertura di pozzi petroliferi anche nelle riserve naturali e l’utilità di uno sviluppo senza limiti. E per queste spinte le devastanti affermazioni di Friedman sono arrivate a governare il mondo occultando ogni dato contrario, per queste spinte le aliquote fiscali dei ricchi, che negli anni settanta raggiungevano e spesso superavano la quota massima dell’80%, oggi sono scese alla metà e per farlo si taglia sulla sanità, l’assistenza, la previdenza, la pubblica istruzione ecc.
Per queste spinte ci dicono che quello stato sociale è insostenibile.
Anche se le repubbliche del nord Europa lo mantengono e lo fanno con quella pressione fiscale giudicata insostenibile, che però consente un reddito medio tra i più alti al mondo, un debito pubblico intorno al 40/45% e un tasso di sviluppo oltre il 2% annuo. In piena crisi.
L'alibi dell'innovazione
Tutti coloro che sostengono quelle sciocchezze si definiscono innovatori: vogliono innovare il XXI secolo portandolo a somigliare al XIX, vogliono riformare il XXI secolo sostituendo il welfare conquistato in due secoli con ciò che ha diviso il mondo in ricchissimi e poverissimi. Il liberismo è fallito già quattro volte: negli anni ’70 e ’90 dell’800, nel 1929 e nel 2008. E vogliono curarlo con altro liberismo.
L’economia del mondo o di un paesino è cosa complessa con mille interazioni e influssi e deve essere governata. L'idea che, se ognuno intraprenderà la sua strada, tutto andrà bene in tutte le direzioni è pura follia. Tanto che i liberisti non la applicano nella sfera dei loro interessi. Familiari o imprenditoriali. E che sono 4 anni che implorano lo Stato di impedire che il mercato si regoli da solo.
Di contro chi è accusato di conservatorismo, si affanna a sostenere che non è vero, che è un riformatore pronto a cambiare tutto. Mentre in realtà sono veri conservatori, vogliono realmente conservare. Il mondo conserva da sempre, è da sempre retto e migliorato da conservatori. Si tratti di antiquari, musei, medici (per la salute nostra e loro), palestre (per i nostri corpi), chirurghi plastici (per l’aspetto di molti).
Tutta la civiltà si basa sulla conservazione, senza di essa saremmo ancora alla ricerca della ruota o con una torcia in mano in caverne e con una pelle indosso.
E così la CGIL e la sinistra, la vera sinistra vogliono conservare. Almeno quando sono realmente di sinistra.
Vogliono conservare l’orario di 40 ore o meno, vogliono conservare i diritti sindacali, la tutela della sicurezza sul posto di lavoro, il posto fisso, la pensione, l’assistenza sanitaria, l’assicurazione contro gli infortuni, le paghe minime sindacali, il diritto/dovere delle ferie, l’istruzione pubblica, i trasporti pubblici, l’acqua pubblica. E magari migliorare tutto questo.
Come è stata migliorata la ruota passando da quella di legno pieno al pneumatico senza camera d’aria, dal camino al forno a microonde, dalla carrozza all’auto e dal telaio manuale all’elettronico.
Tutte cose che sono sempre state avversate dai predecessori dei riformisti di oggi, cose che fanno gridare quei riformatori alla sciagura, alla follia.
Come hanno predetto all’abolizione della schiavitù, della servitù della gleba, delle pene corporali, alla concessione dei diritti di trasferimento, della libertà di parola, di stampa, di associazione e di dimostrazione.
Cose combattute e ostacolate, ma conquistate dopo sacrifici e lotte, spesso di sangue. Ma oggi entrate nei diritti inalienabili dell’uomo. Cose da mantenere e migliorare per una vita sempre più umana.
La Rivoluzione francese fu combattuta dal proletariato contro l’aristocrazia e vinta dalla borghesia che abolì tutti i privilegi tranne quelli i propri.
La Rivoluzione russa fu combattuta e vinta dal sottoproletariato che poi la uccise riunendo ogni capitale nello Stato che così, oltre che arbitro del gioco, diventò il giocatore più forte. E più potente di ogni altro capitalista mai esistito. Pure ha dato i suoi frutti, li ha dati a caro prezzo, ma li ha dati. Ha trasformato (nonostante la sconfitta nella prima guerra mondiale, 5 anni di guerra civile e 4 di distruzioni e massacri nella seconda) uno Stato arretrato quasi del tutto popolato da analfabeti in una delle due massime potenze mondiali all’avanguardia nella scienza spaziale, nella medicina, nella tecnologia.
Poi, dopo aver dato tutto quello che quel tipo di organizzazione poteva dare, ha rallentato e si è fermato. Non è fallito, è uscito dalla cronaca per entrare nella storia in attesa, credo, di tornare in forma democratica e non violenta a dare quel che non ha dato.
Cito (a memoria) quello che disse un politico ormai scomparso e che certo non era “un vecchio arnese stalinista” alla nascita dei liberisti di Forza Italia: Pino Rauti. Disse: «Ne ho letto il programma. È un salto indietro di 100 anni, che annulla le lotte del passato, le conquiste sindacali, le tragedie del nazismo e del fascismo».
Questo cercano di darci.
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