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Broadway è morta, evviva Broadway (in Cina)


E’ notizia di qualche giorno fa quella che da Broadway in pieno trasloco verso il paese del Sol Levante.

Anche se gli allarmismi non sono certo sempre condivisibili una cosa è certa, dopo il successo dell’Aida esportata dal signor Nederlander, uno dei maggiori produttori del ramo, sarebbe in cantiere il trasferimento di altri quattro spettacoli.
La crisi comunque è palpabile scorrendo il calendario che riporta le chiusure, e non solo quelle naturali come accade per Hairspray ormai visto e stravisto dal 2005: Spamalot spettacolo ispirato ai Monty Python, Gypsy che vedeva come protagonista Patty Lupone e il suo Emmy award, Grease e Liza at the Palace quest’ultimo aiutato dal fatto che Liza (Minnelli) spunta ormai ovunque tranne che a New York, da lei sempre amata e contraccambiata. Bisognerà dire addio anche a Young Frankenstein il nuovo musical di Mel Brooks e a Spring Awakening.


Gli incassi non sono poi così male e quasi pari a quelli dell’anno scorso, ma dopo un tentativo di saldi del 50% sul costo del biglietto per uno spettacolo del giorno stesso nella nuova e splendente biglietteria in Times Square, la vera luminosa frontiera sembra essere la Cina in cui gli affamati di teatro arrivano a pagare circa 190 dollari un biglietto, l’ equivalente di uno stipendio mensile di un lavoratore medio. C’è da dire che era nei progetti di Broadway esportare gli spettacoli, ma noi che alle coincidenze crediamo poco abbiamo qualche dubbio considerando l’annata di crisi che New York sta per affrontare.

Sul sito http://www.broadwaymusicalhome.com/ è presente una nutrita lista che riporta gli innumerevoli spettacoli in cartellone, ciò permette di riflettere sul fatto che qualche chiusura non comporterà certo la morte della casa del musical più famosa al mondo e che la mossa possa essere solo causa della brusca flessione economica... e un sano modo per tirar su soldi, se vogliamo parlare chiaro.

I cast degli spettacoli cinesi, a partire da Saranno Famosi esportato da Nederlander, saranno interamente del luogo e i testi tradotti in mandarino. Una certa curiosità nel sentire come sarà "I’m gonna live forever" in mandarino sinceramente può farsi strada anche in noi, che siamo bravi a far scattare il meccanismo protettivo di copyright quando si parla di frontiera cinese. Dura prevedere come potrebbe reagire Andrew Lloyd Webber nel vedere uno dei suoi successi completamente rivisitato e riadattato per il pubblico di una nazione, lui che anticipò il futuro dando vita a un Jesus Christ SUPERSTAR e ad un coraggiosissimo Cats.

Noi, dal canto nostro, nati in Italia e raccapricciati ormai dalle rappresentazioni degli Amici di Maria che di anno in anno deflagrano un musical qui e uno lì, possiamo nuotare a largo con le opinioni, abbiamo un salvagente in più. Certo noi il trash lo conosciamo bene, non è solo nostra prerogativa però. D’altraparte sono anni che le arti sceniche e visive si palleggiano i musical anche con scarsi risultati (vedi Sweeney Todd, Mamma mia! e quant’altro), c’era bisogno di aprirsi così verso l’ennesimo rischio?

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