Borghezio, la Padania e l’occupazione della Rai
L’europarlamentare della Lega Nord si presenta in studio con il saluto "buongiorno e buona padania a tutti". Il conduttore abbozza e va avanti.
"Buongiorno e buona padania a tutti"
Lo ha detto l'on. Mario Borghezio, europarlamentare della Lega, all'inizio della trasmissione Agorà, di mercoledì 13 ottobre, su Rai Tre (la trovate qui).
La trasmissione voleva commentare gli ultimi episodi di violenza che hanno sconvolto l'Italia (la donna picchiata nella metropolitana di Roma, gli atti di teppismo allo stadio di Genova prima di Italia-Serbia): si doveva parlare di tolleranza, con un tono pacato, cercando di far capire a tutti, senza polemiche.
Invece è arrivato Borghezio e, mentre salutava, ha messo sul piatto il carico da novanta.
Il conduttore, il giornalista Andrea Vianello, ha abbozzato ed ha continuato il programma, presentando gli altri ospiti. Eppure è un tipo tosto: lo abbiamo visto molte volte combattere "con le unghie e con i denti" contro le ingiustizie. Si vedeva che aveva voglia di reagire: ha digrignato i denti, ha inarcato le sopracciglia, ma non ha detto nulla.
E a quel punto la trasmissione si è subito innervosita.
Perché? Perché Vianello non ha stoppato Borghezio? Perché - da bravo arbitro - non lo ha ammonito dopo la prima scorrettezza? Perché purtroppo non era a casa sua.
Vianello sembrava "il padrone di casa" della trasmissione (e Borghezio un ospite) ma la realtà diceva l'esatto opposto: la Rai è la casa della politica - anzi, peggio, dei politici, dei partiti - del Pdl e della Lega soprattutto, in questa fase storica.
E questo Vianello lo sa. Sa di essere un ospite travestito da padrone di casa, un maggiordomo a cui i padroni di casa consentono di sedere al tavolo e partecipare alla discussione, dare le carte del gioco, ma senza alzare la voce, senza dissentire, altrimenti: via in cucina!
Quando qualcuno entra a casa nostra con fare da villano, noi lo mettiamo alla porta. In effetti è successo: la tv entra nelle nostre case e Vianello aveva il compito (il dovere) di tutelare noi spettatori. Invece non lo ha fatto, non ha potuto farlo.
In condizioni normali un giornalista con un minimo di libertà (in linea di massima, non c'entrano le qualità del professionista - Vianello è un eccellente giornalista - ma le condizioni in cui lavora) avrebbe rimesso in riga Borghezio, in modo serio o anche con una battuta, e se quello avesse continuato a straparlare avrebbe chiuso il collegamento e tanti saluti.
E siamo sicuri che Vianello ci ha pure pensato. Ma poi?
"Chi lo sente Bossi? Chi lo sente Berlusconi? Masi mi fa il cazziatone..."
E allora: vabbè... lasciamo perdere!
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