Auto elettriche e maleducazione: il pregiudizio che inquina più dello smog
Negli ultimi dieci anni, l’ascesa delle auto elettriche ha scatenato reazioni contrastanti, spesso sfociando in atteggiamenti ostili che sembrano ispirati più dall'ideologia che dalla razionalità.
In passato, negli Stati Uniti, si raccontava di proprietari di pick-up che, per affermare la supremazia dei motori a combustione, affumicavano le Tesla con nuvole di fuliggine prodotte dai loro scarichi. Sembrava un’esagerazione giornalistica, ma oggi, a distanza di anni, il fenomeno dell’ostilità verso le auto elettriche non è affatto scomparso. Anzi, sembra aver trovato nuova linfa anche in Italia, dove circolano circa 200.000 auto elettriche pure, a fronte di 1,7 milioni di ibride.
Il mobbing digitale contro le "macchinine a pile"
Sui social media, ogni post che celebra i vantaggi delle auto elettriche è spesso invaso da commenti denigratori, che etichettano i veicoli a zero emissioni con termini sprezzanti come "macchinina a pile", "auto per arretrati" o, per fare un parallelo grottesco, "Dyson su ruote". Le fake news dilagano: foto fuori contesto, come quella di un edificio in costruzione spacciato per una "miniera di cobalto", corredate dall’immagine di un bambino con una cesta in testa, servono a perpetuare l’idea che le auto elettriche siano sinonimo di sfruttamento e inquinamento.
Anche i dati sulla produzione delle batterie vengono distorti: si parla di milioni di tonnellate di materiali per ogni batteria, un’affermazione lontana dalla realtà. I detrattori ignorano che i materiali impiegati sono di alto valore e già oggi esistono tecnologie per riciclarli in modo efficiente.
L’idrogeno come scusa per attaccare l’elettrico
Un altro mito cavalcato dai critici riguarda l’idrogeno, spesso proposto come alternativa "superiore". Quello che sfugge, o si sceglie di ignorare, è che i veicoli a idrogeno sono comunque elettrici: le fuel cell generano energia per alimentare motori elettrici, e anche questi veicoli richiedono batterie. Inoltre, i costi attuali li rendono poco accessibili: una Toyota Mirai o una Hyundai Nexo superano abbondantemente gli 80.000 euro.
Il peso delle auto e il peso dei pregiudizi
Le auto elettriche vengono criticate anche per il peso delle loro batterie, che può arrivare a 600 kg per modelli come la Tesla Model S. Tuttavia, confrontando il peso totale di una Model S con un’ammiraglia a combustione interna di pari dimensioni e prestazioni, come una Mercedes o una BMW, si scopre che sono simili, attorno ai 2.000 kg. Eppure, i vantaggi tecnologici dell’elettrico sono innegabili: motori che pesano meno di 40 kg possono erogare potenze superiori a 400 CV, contro i 300-400 kg di un motore termico equivalente.
Libero arbitrio e consapevolezza
La questione centrale resta il diritto di scelta. Se un individuo decide di investire in un’auto elettrica per motivi ambientali, economici o semplicemente tecnologici, perché dovrebbe essere bersaglio di critiche e scherno? La mobilità sostenibile non è un complotto della UE, ma una necessità per ridurre le emissioni e migliorare la qualità della vita. Invece di alimentare pregiudizi, sarebbe più produttivo discutere di come accelerare la transizione ecologica, rendendola accessibile a tutti.
L’odio verso le auto elettriche inquina, ma non l’aria: inquina il dibattito pubblico, soffoca il progresso e alimenta divisioni sterili. È il momento di cambiare strada, anche nel modo di pensare.
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