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Amazon, non è tutto oro quello che luccica

Se spesso si è rimasti sconvolti per le condizioni di lavoro nelle piantagioni sudamaricane di caffè o nelle grandi aziende cinesi produttrici di Iphone, tanto lontane da noi e da questa Europa (descritta come rigorosa in materia di sicurezza e diritti sul lavoro). Si parla ancora poco, invece, delle precarie (se non vergognose) condizioni di lavoro dei dipendenti Amazon.

Eh sì, proprio Amazon, l'azienda leader nella vendita online; eh sì, proprio in Europa, nello specifico in: Francia, Germania e Inghilterra.

Il sole 24 ore, in una articolo del 2013, ha riportato un'inchiesta effettuata in una città della Germania centrale, Bad-Hersfeld, dove si trova uno dei centri operativi più efficienti della catena. Il colosso commerciale fattura, solo in Germania, 9 miliardi di dollari l'anno. Ma non è tutto oro quel che luccica, a partire dall'illusione contrattuale.

L'azienda, che da par suo propone contratti allettanti, delega la gestione delle assunzioni ad un'agenzia che propone condizioni del tutto differenti. I molti lavoratori provenienti da tutta Europa alla ricerca di un posto di lavoro si ritrovano a firmare un contratto in lingua tedesca (a molti sconosciuta) nel quale si trovano clausole veramente incredibili: non viene riconosciuto alcun versamento di contributi sociali e sopratutto si prevede la decurtazione del 12% del salario previsto e pattuito.

Ma non è tutto, le condizioni a cui sono sottoposti i dipendenti sono a dir poco disumane: gli alloggi per i dipendenti ospitano sei persone in uno spazio sufficiente per due, mangiano in mense comuni dove il cibo è tutto preconfezionato e sono sorvegliati tutto il giorno da un sistema di vigilanza più volte etichettato come neo nazista. I due giornalisti tedeschi, Diana Löbl e Peter Onneken, che si sono occupati dell'indagine, in un reportage trasmesso dall'ARD (la tv pubblica tedesca), hanno riferito che i vigilantes indossano capi d'abbigliamento marchiati Thor Steiner, marchio proibito in molte zone e luoghi pubblici tedeschi perché simbolo dell'estetica neo-nazista). La stessa società a cui è affidata la gestione dello stabilimento, inoltre, si chiama H.e.s.s., come Hensel European Security Services ma anche come Rudolf Hess, vice di Adolf Hitler. 

Va però detto, come riporta Nbtimes, che dopo queste scioccanti rivelazioni Amazon, dalla sua sede centrale degli Stati Uniti, ha già revocato l'appalto alla H.e.s.s. affidando ad altri la gesione del mercato tedesco. L'azienda ha riferito di avere “tolleranza zero” in merito a maltrattamenti, intimidazioni e discriminazioni nel suo ambiente di lavoro.

In Francia, nella regione della Borgogna, troviamo una situazione simile. Siamo a Chalon-sur-Saône, dove è stato aperto il terzo magazzino Amazon del Paese. Rue89 riporta le testimonianze degli abitanti del paese, che raccontano di condizioni di lavoro "orribili". Se dopo un anno e mezzo dall'apertura il magazzino ha dato lavoro soprattutto ai cittadini di Chalon-sur-Saône, ora però devono assumere a 60/70 km di distanza, perché molti locali abbandonano il posto. La stessa inchiesta giornalistica è stata complicatissima, dato che non è stato permesso ai giornalisti di entrare. Il solo ad aver parlato con Rue89 è stato Alain Jeault, sindacalista, che ha raccontato della logica produttiva estremizzata che viene applicata all'interno del magazzino: tutta sulle spalle dei dipendenti, che subiscono una pressione fisico-psicologica altissima. I lavoratori devono imballare 110 lotti all'ora, circa 30 al secondo uno ogni 30 secondi, e qualsiasi errore viene fatto notare di fronte a tutti e, soprattutto, si perdono punti.

Ebbene sì, ad Amazon vige una graduatoria e più si sale più si può guadagnare la posizione di migliore della settimana, il quale verrà applaudito dai colleghi (ricorda la situazione dei call center raccontata nel libro di Michela Murgia Il mondo deve sapere, e rivisitato nel film Tutta la vita davanti).

La questione è che nonostante le pressioni mediatiche la situazione non mira a migliorare, come ha affermato il responsabile sindacale; è scandaloso che un azienda approfitti di un malcontento sociale generale dovuto a un tasso inaccetabile di disoccupazione, essendo una delle poche aziende che assume. 

Il responsabile di Amazon France ha smentito le accuse, seppur in un primo momento non abbia permesso la visita dello stabile, affermando che Amazon rispetta i suoi dipendenti ma prima di tutto si occupa della produttività e della resa dell'azienda.

Sulla situazione francese c'è anche la testimoniaza di Jean-Baptiste Malet, che ne ha tratto un libro. Qui un'intervista su Il Manifesto

In Inghilterra (e a questo punto chissà in quanti altri posti) la situazione è identica. Un reporter Adam Littler, sotto mentite spoglie, in qualità di dipendente neo assunto sì è intruffolato nell'azienda riprendendo con una camera nascosta le condizioni di lavoro, per un reportage di BBC Panorama.

Anche qui si lavora come dei robot, in condizioni precarie. È peggio di una catena di montaggio, si hanno tempi e orari incredibili, con pause che non rispettano gli standard di legge. I lavoratori sono collegati a uno scanner che in caso di errore suona.

Un esperto di salute mentale, Prof Michael Marmot, ha affermato alla BBC che un così insolito ritmo di lavoro può causare seri problemi di salute, stress e perfino squilibri psichici.

L'azienda non si è minimanate scomposta e non ha rilasciato dichiarazioni di smentita in merito. Si è limitata a dichiarare che tutte queste clasusole sono specificate nel contratto e ha cercato di puntare l'attenzione sul fatto che solo in Gran Bretagna, con l'apertura di una nuova sede, si sono portati 5000 nuovi posti di lavoro.

Sì ma, se queste sono le condizioni, c'è da chiedersi: il gioco vale la candela?

 

Foto: Álvaro Ibáñez/Flickr

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