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A Sassari le "Finzioni" di Saverio Soldani incantano gli studenti.

Una bellissima lezione mediata per tanti studenti sassaresi. La cattedra si trasferisce sul palco, meglio della lavagna, sipario e luci. Via per un giorno i banchi, le sedie squadrate, mutano in più comode poltroncine rosse. Succede a Sassari, al teatro Verdi, pieno in platea di mattina, colmo di giovanissimi.

Mancano sia le pellicce che tait e cravatte in tiro. Ci sono però zainetti, qualche lattina unta dal cheesesburger imboscato e ragnatele di filamenti che uniscono orecchie a tronchetti digitali, ipod mp4-p4, palmari e strizzacervelli vari. Una sparuta pattuglia di spettatori adulti (i professori), cercano di non allentare il monitoraggio dei bischeri, “minoreddi” nella fattispecie. 

Con il libero adattamento in tre atti unici, va in scena lo spettacolo ideato da Saverio Soldani dedicato alle matinèe in prosa per gli studenti. Puntuale alle undici, l’attore regista, genovese d’adozione e fondatore della Compagnia Italiana di Prosa, ha introdotto la commedia, dinanzi al parterre di studenti delle scuole medie (presenti pure gli studenti del liceo scientifico Marconi) sassaresi. “Look at me ! – Attenzione !" impone il silenzio Soldani, con la mani roteanti e ipnotiche per domare più di un pargolo esuberante, poco abituato alla posa da spettatore teatrale. 
 
Come consuetudine spiega il significato della trilogia che compone lo spettacolo ed il filo che lega l’interpretazione dei tre atti. Finzioni affronta l’amletico problema del rapporto tra il vero e il falso. Analizzato secondo il pensiero di tre grandi autori del Novecento: Luigi Pirandello, Dino Buzzati e Edoardo De Filippo. Si parte con “La Signora Frola e il Signor Ponza suo genero”, tratto dalla omonima novella Pirandelliana, scritta nel 1915. In essa l’opposta versione fra i due contendenti (genero e suocera), sul fulcro centrale della vicenda (presunta morte di una moglie piuttosto che follia e menzogna di entrambi), accende un ambiguo gioco sulla conoscenza della realtà. Borderline (definisce Soldani), il secondo atto, scritto da Dino Buzzati nel 1961, “L’Aumento”.


Un originale esempio, spaccato della società italiana anni ’60, colorato nelle scene e reso contemporaneo dalla freschezza degli attori in ribalta. Bravissimi insieme al regista ligure, Mariano Nieddu e Raffaella Tagliabue, giovani interpreti, già con una valida formazione sulle scene italiane. L’epilogo dello spettacolo è dedicata ad Eduardo De Filippo, in un crescendo ilare e scoppiettante. “L’amicizia” incarna il tema della finzione dove si gioca nel tono più farsesco del travestimento e dello scambio di persona.

La vicenda ha come protagonista Bartolomeo (Soldani – Edoardo), malato terminale, che esprime il desiderio di rivedere la vecchia zia Matilde per poi morire in pace. L’amorevole sorella che lo assiste, per dargli un po’ di pace, traveste un amico giunto all’improvviso e lo prega di recitare la parte della zia. Via via, il malato richiede di vedere altre persone che di volta in volta sono imitate dal disponibile amico, travestito ed imbarazzato. La situazione si fa sempre più comica, ma la morte sembra avvicinarsi al punto che l’ospite non si tira indietro fino a quando l’inaspettato colpo di scena, svela il finale tragicomico che ribalta tutti i ruoli.

Anche in questa pièce rimane l’incertezza della verità: il malato ha riconosciuto subito l’amico e lo ha preso in giro tutto il tempo per vendicarsi nell’ultima battuta, oppure ha creduto a tutto e solo per caso ha rivelato l’imbarazzante segreto finale. Domande, che spesso avvolgono la mente umana, trasportandola in diverse identità per assumere nella stessa persona, ruoli inverosimili. Un mistero giocoso
o inquietante che trova nel teatro ragione di vita e continuità. La commedia di Soldani sarà itinerante in Sardegna, sino al 10 marzo, quando chiuderà il tour con l’ultimo spettacolo a Cagliari.

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