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15 ottobre: una riflessione sulle violenze

Sabato 15 ottobre a Roma c'ero anch'io. Mi sarebbe piaciuto poter limitare il mio commento sulla manifestazione romana degli indignati a questo semplice e un po' vetusto slogan.

Questo avrebbe voluto dire che non c'era bisogno di aggiungere altro. Che la manifestazione aveva raggiunto pienamente i suoi obiettivi. Che a parlare sarebbero state le immagini, i sorrisi, le proteste e le recriminazioni di oltre cinquecentomila persone, di tutte le età ed estrazioni sociali, che a Roma sono scese in piazza, come in altre centinaia di città in Italia e nel mondo, per far capire che la musica del neo-liberismo – fino a qualche anno fa – trionfante, ora non convince (quasi) più nessuno.

E invece no.

Per colpa di poche centinaia (comunque troppi) di "servi", sono costretto a cercare parole per una riflessione più articolata e quindi, inevitabilemente, meno immediata e diretta. E dovrò farlo cercando anche di stare attento a non scivolare su banalizzazioni e semplificazioni che, negli ultimi giorni, hanno offuscato la purezza del messaggio dei tantissimi Indignati e ci costringono ora a parlare di scontri, di responsabilità dei manifestanti e della polizia, di vetrine sbriciolate, di rispetto e di leggi speciali che chissà a cosa davvero dovranno servire.

Ecco, allora partiamo da un chiaro punto di partenza: a Roma lo scorso 15 ottobre c'ero e ho visto con i miei occhi quello che è successo. E allora posso innanzitutto testimoniare che, salva la possibilità di singoli episodi di eccesso di potere, i poliziotti – quelli che erano in piazza a prendersi i petardi e i sanpietrini, o a cercare di rintuzzare truppe di "servi" forse più organizzati di loro, non quelli che avevano "pianificato" il sistema di sicurezza così miseramente fallito – si sono tutto sommato comportati bene.

In che senso? Nel senso che non si sono fatti prendere dall'ira o dalla fifa e sono riusciti a gestire la situazione "limitando" i danni, per quanto gli è stato possibile fare in base agli ordini ed alle disposizioni che evidentemente avevano ricevuto.

Un altro fatto indiscutibile è che centinaia di migliaia di persone in piazza sono state a dir poco eroiche, perché non hanno ceduto alla tentazione di solidarizzare con i violenti (ciò che è tanto facile in certe circostanze). Perché hanno cercato fino all'ultimo di portare avanti la loro protesta pacificia. Perché direttamente, ed al di là di ogni disorganizzazione del corteo, hanno cercato di intervenire per isolare chi era lì per dar sfogo ai propri bollori.

Per la capacità che quel popolo di indignati ha dimostrato di essere profondamente civile, anche quando si è trattato di fuggire davanti a pietre, lacrimogeni e petardi volanti.

Il popolo degli indignati, poi, è stato eccezionale quando, sedati gli scontri in piazza e dopo aver atteso con calma determinazione che gli imbecilli cedessero il passo, alle 20,00 è ritornato in piazza San Giovanni, anche solo per dimostrare che la piazza era nostra e non di qualche agitatore organizzato. Ma di quest'ultimo episodio, quasi nessuno ha parlato.

L'attenzione di tutti è stata attratta dalle violenze, dagli assurdi dibattiti sulla legittimità delle proteste (ebbene sì, non della protesta, ma in generale di tutte le proteste) e dal solito disgustoso balletto fra le forze partitiche (loro sì, sono la vera anti-politica) che subito si sono gettate sulla scena a cercare di ricavarsi il proprio spazio di visibilità o a fare a gara a chi la dice più grossa (si veda l'ultima boutade di Maroni sul ritorno alle leggi antiterrorismo).

Verranno presto dimenticati (ci posso scommettere) quelli che sono gli interrogativi seri:

Chi e perchè ha dato ordine alla polizia di non intervenire a sedare le violenze, se non in piazza san Giovanni?

Chi e perchè ha limitato l'attività dell'intelligence alla sola raccolta delle voci circa le organizzande violenze e non anche invece ad attivitià di reale prevenzione (possibili anche con le leggi vigenti senza invocare leggi speciali)?

Chi e perchè, fra gli organizzatori del corteo, non si è posto il problema di provare ad organizzare un vero servizio d'ordine, lasciando il compito ai singoli gruppi, senza alcun coordinamento e – di fatto – senza alcun servizio d'ordine?

Insomma, a chi faceva comodo che i motivi della manifestazione di sabato venissero travolti da una coltre di fumo e fumogeni?

Vorrei risposte a queste domande, ma so già che non ne avrò. E questa sarà la prova che dietro "quer pasticciaccio brutto de piazza san Giovanni" (parafrasando il titolo di un famoso romanzo) ci sono state precise scelte e chiare omissioni, volute da chi voleva che non si parlasse degli indignati e delle loro ragioni, ma dei black bloc e dei loro bollori. E da questo, noi indignati dobbiamo trarre qualche conseguenza.

Per noi il messaggio del 15 ottobre non deve essere quello dei violenti, ma quello nostro e dei nostri compagni di tutto il mondo. Dobbiamo continuare ad agitarci ed ad indignarci. Dobbiamo continuare ad organizzarci; dobbiamo studiare sempre meglio quello che succede intorno a noi ed elaborare un progetto realmente diverso di futuro.

Ma dobbiamo farlo noi, senza poter contare sull'aiuto di una classe dirigente che, nel suo insieme, è incapace di ascoltarci e di cambiare. Stando bene attenti a chi cercherà sempre di strumentalizzarci, vuoi per avere una piazza in cui dar sfogo ai suoi più bassi istinti, come i "servi" black bloc e similari, vuoi per farci credere con aria saccente che "vedete, ecco cosa succede a lasciare spazio alla piazza".

Insomma, non dobbiamo avere paura, ma continuare ad indignarci, ad organizzarci e a studiare.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.253) 19 ottobre 2011 11:56
    Damiano Mazzotti

    Articolo da condividere pienamente.. Attendiamo eventuali approfondimenti...

    I poliziotti erano pure pochi e anzianotti..

  • Di pv21 (---.---.---.147) 19 ottobre 2011 20:01

    Depistaggio >

    Da mesi i Sindacati delle Forze dell’ordine (DIA compresa) denunciano carenza di risorse anche per i servizi essenziali.

    Chi asserisce che i “vandali” di Roma per più di un’ora siano stati “coperti” dai manifestanti non dice che nello stesso arco di tempo non è comparsa alcuna unità delle forze dell’ordine.
    Maroni ha dichiarato che 3000 erano gli “incappucciati” entrati in azione nel corteo.
    Lo stesso numero delle unità di intervento che sono state impiegate “complessivamente in 24 ore”.
    L’ultimo CdM aveva deciso un ulteriore taglio di 60 milioni ai fondi di Polizia e Carabinieri. La stessa cifra che ora verrà ripristinata.

    Quando le risorse, in uomini e mezzi, sono “limitate” anche le scelte diventano “obbligate”. Aumenta così il rischio per le forze preposte all’ordine ed alla pubblica sicurezza di ritrovarsi “inadeguate” ad affrontare efficacemente situazioni “complesse”.
    E’ il nodo da sciogliere per non rivedere i “vandali” di Roma.
    Fuorvianti sono certe “argomentazioni” da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

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