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 Home page > Tribuna Libera > Riforma Costituzionale: perché No... in sintesi

Riforma Costituzionale: perché No... in sintesi

I sostenitori del Sì alla riforma costituzionale, tutti, seppur con diverse sfumature, riconoscono che ci sono diversi punti della riforma che sarebbero migliorabili o che loro, se avessero potuto scegliere, avrebbero fatto diversamente.
Aggiungono però, tutti, facendo di questa conclusione un punto forte del loro ragionamento, che anche la riforma costituzionale, come tutti gli atti politici, è frutto di una mediazione e che il risultato raggiunto era il migliore risultato possibile.
Bene, prendiamo questo come un punto di partenza.
La decisione per il Sì o per il No deve logicamente ridursi ad un Sì o un No alla seguente domanda: "ritengo (io elettore chiamato ad esprimermi) che la mediazione raggiunta sia soddisfacente - e quindi valga la pena cambiare la costituzione attuale nel senso voluto dalla riforma Boschi-Renzi - oppure no - e quindi conviene cestinare la riforma attuale e riprendere la discussione sulle modifiche davvero corrette da apportare alla Costituzione del 1948?".
Per rispondere ci si deve però domandare qual è il "senso" della riforma.
Anche su questo, tutti i sostenitori del Sì sono d'accordo, sempre con le dovute sfumature, affermando che l'obiettivo vero della riforma sarebbe quello di disegnare un sistema più governabile, perché garantito da maggioranze più stabili, e quindi auspicabilmente più rapido nell’affrontare le sfide della modernità, a discapito di una “cessione” di rappresentatività (Senato nominato e non eletto, ri-centralizzazione delle decisioni, ridefinizione delle modalità di composizione degli organismi di controllo istituzionale e dei pesi e contrappesi fra i poteri dello Stato – fiducia della sola Camera dei deputati, Presidente della Repubblica eleggibile a maggioranza dei presenti ecc.).In pratica, cediamo un po’ di “rappresentatività”, per guadagnare maggiore “governabilità”. Non discuto nemmeno se questo sia vero o meno, ma assumo che questo sia un dato da prendere come base di valutazione.
 
Allarghiamo lo sguardo, allora, e vediamo: il problema vero delle democrazie occidentali rappresentative, è quello di essere poco “governabili” o di non riuscire più a rappresentare sufficientemente gli interessi della maggioranza dei propri cittadini? Di cosa, davvero, soffre il modello occidentale da ormai una trentina d’anni?
La risposta – non solo per l’Italia – a questa domanda, mi sembra abbastanza ovvia: l’aspetto su cui il modello delle democrazie rappresentative denuncia ormai maggiori carenze, non è la carenza di stabilità/governabilità – ché altrimenti non esisterebbe sistema più efficiente della dittatura o della monarchia assoluta.
 
Il problema vero delle democrazie occidentali è che non riescono (più) a fare sintesi degli interessi della maggioranza della popolazione ed a svolgere funzioni di tutela e perequazione delle fasce più deboli della società, che si sentono sempre meno rappresentate e quindi fuggono nel non voto, ovvero nel populismo del “so tutti uguali, è tutto un magna magna”, rifugiandosi quindi dietro il giullare che è più bravo a parlare alla pancia delle persone.
Il problema vero, quindi, è la incapacità delle democrazie di essere sufficientemente ed efficacemente rappresentative.
 
Una riforma dovrebbe servire ad affrontare in maniera efficiente i “veri” problemi che un sistema ha. La riforma Boschi-Renzi è dichiaratamente una riforma volta a premiare la “governabilità” a discapito della “rappresentatività”. Quindi, per me, è una riforma sbagliata.
Per questo, ho votato NO.

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