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Dossier - La Lett.Ital.Contemp.: tendenze, evoluzioni-involuzioni, contraddizioni(VIII p.)

4. Il ruolo delle donne

 
Rispetto a una visuale il più possibile aperta e ampia sul ‘ruolo delle donne’ nella letteratura italiana contemporanea si rintracciano sia tendenze, quanto evoluzioni-involuzioni e diverse contraddizioni.
 
Le donne che scrivono sono - ancora - numericamente inferiori agli uomini, senza scomodare statistiche o numeri precisi (comunque da contestualizzare e interpretare), basta entrare in una libreria italiana e guardarsi in giro tra le pubblicazioni nostrane.
 
Eppure negli ultimi anni le donne hanno tentato di farsi sentire, di lasciare tracce, senza che questo scomodi necessariamente etiche o morali, senza sottintendere ragioni o certezze.
 
Michela Murgia, ad esempio, (autrice di ‘Accabadora’, 2009) non si è fatta mancare occasioni per intervenire - non soltanto attraverso i suoi libri - sull’essere donna oggi, sulla femminilità, i ruoli e le condizioni in essere.
Altro esempio, a riportare a galla anche i ‘giovani’: Silvia Avallone, classe 1984, col suo romanzo d’esordio, ‘Acciaio’, 2010, è intervenuta sul ruolo delle narrazioni ‘sociali’, ‘da denuncia’ quanto sulla scrittura.
 
Per non parlare della recentemente scomparsa Cesarina Vighy(*) (Venezia, 1936 - Roma 2010) che con il suo esordio ‘L’ultima estate’, 2009, e il successivo (quanto ultimo libro) ‘Scendo. Buon proseguimento’, 2010, ha esposto la propria condizione di malata in fase terminale che rifiuta convenzioni e rigide morali, e lo ha fatto con una narrazione ironica, a tratti leggera, intima, spiazzando e dividendo critica ufficiale e lettori italiani.
 
E ancora: Margaret Mazzantini (nata ‘curiosamente’ a Dublino nel 1961) ha pubblicato recentemente ‘Venuto al mondo’, 2008, e ‘Nessuno si salva da solo’, 2011, tessendo trame incentrate sulla maternità, le difficoltà a concepire, ma anche le relazioni non convenzionali, il diverso modo di gestire affetti e legami nella contemporaneità fino all’anoressia.
 
Anche Melania Mazzucco, ad esempio, attraverso libri differenti per trama, genere e approccio, nell’ultimo decennio si è addentrata nei meandri complessi delle relazioni, nelle dinamiche familiari quanto nelle fratture che più spezzano l’individuo lasciandolo solo e non riconosciuto, in questo dolore, da chi gli sta accanto quanto da una dimensione sociale cieca e chiusa. In particolare con ‘Un giorno perfetto’, 2008, Mazzucco cadenza l’escalation di un padre che dalla disperazione arriva a uccidere entrambi i figli prima di fare lo stesso con sé, tutto in un unico ‘giorno perfetto’ dove etiche e morali si mescola a quegli ingredienti che dalla cronaca spingono ogni giorno, solleticano e ammiccano. Con una scrittura dura, asciutta e ritmata.
 
Sono molte, comunque, le scrittrici alla ricerca di un ruolo in letteratura, mentre altre sembra avercelo già (per riconoscimento pubblico, numero di pubblicazioni, esperienze acquisite, personale percezione rispetto a sé).
Un ruolo da intendersi riferito alla dimensione ‘linguistica’, delle storie dunque; quanto un ruolo nella letteratura come macro location in cui muoversi, essere e fare. Non necessariamente un ‘ruolo femminile’ a imporre così una sorta di antitesi automatica nei confronti degli scrittori maschi; piuttosto ‘un’ ruolo che permetta alle donne di dire, essere dunque scrivere non rinnegando le specifiche di genere, quanto rivendicandone le forze, le peculiarità, le capacità e il peso di ciò che sono come individui prima di tutto.
 
Autrici, anche già citate in precedenza, come Nicoletta Vallorani(*), Rosella Postorino(*), Barbara Garlaschelli(*), Elisabetta Bucciarelli, Elena Loewenthal(*), Valeria Parrella(*) (ne ‘Lo spazio bianco’, 2008, ad esempio, Parrella entra in quel ‘buco’ tra la nascita di un figlio prematuro e la certezza che quel figlio vivrà, narrato dal punto di vista di una quarantenne sola, indipendente, quanto fragile e contraddittoria), Silvia Nirigua, Francesca Mazzucato(*), Dora Albanese, Laura Pugno(*), Simona Vinci, ecc.; hanno narrato storie fortemente incentrate sul ‘femminile’ come punto di vista, come approccio rispetto alle realtà quotidiane, le ingiustizie, quanto le forze, le iniziative, gli sbagli. Non si tratta di libri in ‘antitesi’ con le scritture e le storie di, con e per uomini. Anzi. Non c’è scontro, in proposito, né necessità di identificare nel ruolo delle donne un surplus automatico o una qualche forma di superiorità. C’è l’urgenza di recuperare brandelli di vite dove le donne restano in equilibrismi instabili, dove i ruoli non sono certi, spesso negati o dibattuti, dove – prima di ogni altra implicazione – è l’individuo in quanto tale che cerca e si ricerca (che sia maschio o femmina).
 
Eppure molto ancora sfugge, si contorce, muta in forme, significati e identità.
Ragionevolmente la questione ha radici ben più complesse e articolate, che non dipendono dalla letteratura né dalla contemporaneità o meglio, dipendono da entrambi ma hanno noccioli duri in molte altre variabili.
In Italia, oggi, le donne sono - ancora troppo spesso - spezzate, divise, sommerse, schiacciate ma anche celate, strizzate in abiti imposti da altri, non riconosciute. Tutto questo, sul piano personale, professionale quanto nei diversi ruoli che sono chiamate a svolgere (o recitare, dipende dal contesto).
 
Scrivere è ancora un’attività in cui le donne trovano meno spazi, hanno meno opportunità, scelte, occasioni (scrivere se non necessariamente da un punto di vista professionale, quanto meno il poterlo fare con continuità ricevendo un minimo ‘ascolto esterno’, un feedback).
Fermo restando il fatto che, oggi in Italia, scrivere è sempre più spesso attività ‘non da tutti’ e ‘non per tutti. Scrivere in senso ampissimo.
 
La tendenza ormai divenuta ‘moda’ negli ultimi anni in Italia, è sicuramente quella di riportare alla ribalta la donna come ‘corpo’ quanto come ‘soggetto passivo’. Una tendenza nutrita quotidianamente dalle medialità, dalla cronaca, dai gossip politici, dagli approfondimenti televisivi quanto da interventi di diversa natura e genere che negli ultimi anni hanno coinvolto con crescente intensità intellettuali, giornalisti, politici, personalità pubbliche, operatori editoriali, scrittori, sociologi, psicologici, antropologi e - in generale - studiosi di diversa natura e competenze.
 
La LIC ha dunque recuperato il ruolo delle donne con particolare attenzione e cura verso abusi, violenze, danneggiamenti subiti ma percepiti come normali, usuali, nonché i disagi e le difficoltà nelle c.d. ‘conciliazioni’ quotidiane tra i ruoli di ‘madre’, ‘moglie’, ‘figlia’, ‘lavoratrice’.
 
Le evoluzioni e le involuzioni, in realtà sono necessariamente legate ai risultati delle tendenze recenti. Nelle storie narrate le donne si contorcono, tentano alternative, quanto rinunciano, accettano violazioni e violenze, oppure si costruiscono mondi ‘propri’ deformando regole sociali e prassi generazionali. Ma mancano veri e propri scalini, manca probabilmente l’individuazione di un percorso - magari non netto, abbozzato, appena segnato - entro cui scegliere di muoversi o meno.
Il ruolo delle donne che emerge dalla LIC è in continuo movimento tra passi protesi verso un ‘avanti’ da definire e retromarce a riportarle in punti imprecisati se non proprio d’un passato storico identificabile, comunque verso un ‘indietro’ noto.
 
Infine, le contraddizioni sono tante, sfilacciate e complesse.
C’è un’indubbia crescita, dunque attenzione, verso le narrazioni a denunciare realtà sociali nelle quali la donna è per l’appunto ‘soggetto passivo’, subisce o rischia di subire. Le scrittrici narrano sempre più di frequente - ma soprattutto con crescente e diramata consapevolezza, intensità, nudità e ferocia - di storie dove il ruolo della donna è contestato, negato, violato, proibito, distorto e strumentalizzato.
 
Allo stesso tempo però dilagano i generi in ‘rosa’, etichetta imbarazzante che investe il mercato editoriale in ogni segmento (pubblicazioni di medio-piccole case editrici quanto di colossi editoriali, autori sconosciuti o emergenti ma anche scrittori affermati e noti anche a livello nazionale).
 
Sulla definizione di ‘narrativa in rosa’ ci sono pareri e convinzioni discordanti.
Originariamente il romanzo rosa lo si riconosceva per la presenza di una trama incentrata su dinamiche amorose e passionali (poi divenute anche sessuali in senso stretto), dunque gli intrecci, i personaggi, lo stile, le ambientazioni e le tematiche delineate nel libro restano interamente incentrate su affetti, amori, perdite, legami affettivi ed evoluzioni amorose in ogni possibile declinazione.
 
A partire dagli anni novanta, però, e con esponenziale crescita dal 2000, in Italia si è diffusa una certa narrativa straniera - entro generi ‘in rosa’ - che hanno spinto alcune autrici ha scrivere romanzi ad esempio entro il c.d. ‘chick lit’ (letteratura da ‘pollastrella’, letteralmente). Si tratta insomma di narrazione generalmente frizzanti, scritture vivaci, più spesso divertenti o che comunque attraverso l’ironia cercando di esporre realtà femminili comuni mai proposte con drammaticità. Le protagoniste generalmente sono donne (tra i venti e i quarant’anni, recentemente anche cinquantenni) indipendenti, spigliate, disposte ad affrontare situazioni anche estreme o poco convenzionali. Uno dei tanti tentativi - insomma - di fornire diversi angoli di visuale rispetto ai ruoli che le donne hanno nel vivere quotidiano quanto nell’immaginario collettivo sebbene entro stili e approcci linguistici estremamente semplici, ‘fluency’, al limite del banale, a volte.
 
Alcuni esempi recenti sono stati scritti da Federica Bosco (autrice attualmente di una certa serialità in proposito, avendo pubblicato diversi libri affini per approccio, alcuni con oltre la decina di ristampe come ‘Mi piaci da morire’, 2005; ‘Cercasi amore disperatamente’, 2006; ‘L’amore non fa per me’, 2007; ‘101 modi per riconoscere il principe azzurro - senza dover baciare tutti i rospi’, 2007 e molti altri) ma anche Eliselle con ‘Fidanzato in affitto’, 2008, e ‘101 modi per diventare bella, milionaria e stronza’, 2010.
In un qualche modo le risposte italiane a Sophie Kinsella e le sue ‘eredi’ straniere.
 
Ma sono frequentemente considerate ‘in rosa’ anche quei romanzi che incentrano tutto sulla sessualità, l’accoppiamento e - di solito - una storia tormentata (più di frequente ‘sfocata’ negli sviluppi e le inquadrature) a raccontare di un vivere borderline, spregiudicato, estremo, eccessivo, dove il piacere e il corpo sono il centro di tutto. Come per la scrittrice Francesca Mazzucato.
 
Il ruolo delle donne tratteggiato nei libri contemporanei varia dalla dominatrice alla sottomessa, la ninfomane e l’ironica single indipendente, ma anche la donna disposta a tutto per amore, la madre che combatte per i proprio figli, l’amante ingenua quanto quella astuta e intraprendente, la figlia alla ricerca del proprio passato, la donna che combatte malattie che la spingono verso la morte, la traditrice irrisolta, fino ad arrivare all’assassina senza etiche, la lucida manipolatrice, la romantica maschera inconsistente, l’autolesionista, ecc.
 
La Letteratura scritta dalle donne, quanto quella che narra di donne, è in Italia decisamente varia e contraddittoria.
L’impressione più forte in proposito, ripercorrendo alcune pubblicazioni contemporanee, è che sia – in ogni caso – deficitaria.
 
 
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4. Women’s status
 
Among Italian writers, men are more than women. To realize that, it is enough to enter any Italian bookshop and look around.
 
Women are anyway trying to become visible and leave a footprint.
One of the most active, in this respect, is Michela Murgia (“Accabadora”, 2009), who doesn’t miss any opportunity to take part in the discussions about the role and status of being a woman today, using not only her books, but also newspaper interviews, talk-show.
Among the young and emerging, Silvia Avallone (born in 1984) in her opera prima “Acciaio” (2010) stresses the role of fiction as a form of social denounce.
 
Cesarina Vighy (Venice 1936 - Rome 2010) - with her first novel “L’ultima estate” (2009) and the second (and last) “Scendo. Buon proseguimento” (2010) – described her condition of terminally ill person who defies conventions and rigid morals, and she did it with an ironic, sometimes faint, intimate style which divided Italian readers and reviewers.
 
Margaret Mazzantini (Dublin, 1961), in her “Venuto al mondo” (2008) and “Nessuno si salva da solo” (2011), focused on themes such as motherhood, infertility, unconventional relationships, anorexia.
 
Also Melania Mazzucco investigated the complexity of family ties, and the grieve and loneliness of the individual, deserted by people who were supposed to be close to him (such as the members of his family) and oppressed by a narrow-minded society. In “Un giorno perfetto” (2008), she describes the escalation of one man who by desperation kills his own children, before committing suicide, in “one perfect day”. Ethic considerations mix with elements borrowed by news items which, as said before, seem so charming for Italian writers. Style is incisive, sober and rhythmical.
 
A lot of women writers are looking for their role in literary market, some others seem they already have one (due to public acknowledgment, number of published books, experience, self-perception). This role is not necessarily a woman’s one, so to create an immediate opposition between women and men as writers. They just look for a place which lets women tell and write as individuals, whose gender is just one characteristic among others.
 
Authors such as Nicoletta Vallorani, Rosella Postorino, Barbara Garlaschelli, Elisabetta Bucciarelli, Elena Loewenthal, Valeria Parrella, Silvia Nirigua, Francesca Mazzuccato, Dora Albanese, Laura Pugno, Simona Vinci made gender their viewpoint, a way to face everyday life and its injustice, to talk about their own resources, actions and mistakes.
For instance, in “Lo spazio bianco” (2008), Valeria Parrella describes, from the point of view of a single 40 year old mother, the time gap between the pre-term birth of her child and the moment she knew the baby would survive. The character is a complex woman, independent and at the same time fragile and full of contradictions.
All these books are not expressly in contrast with men books and stories. There’s no conflict nor the intention to assign automatically to women’s point of view any superiority. Instead, there’s a need to describe everyday lives, where women try to find their unstable balance, where roles are not certain, where – regardless of any other implication – the individual in him/herself (male or female) is searching and looking for his/her human nature.
 
It’s a complex and articulated issue, related not only to literature and contemporary time, but also to many other variables. Italian women are still too often broken, divided, overwhelmed, dominated but also hidden, dressed in clothes imposed by others, not acknowledged. This both on a personal, professional level, and in all different roles they have to play. Writing is an area where women are still far from equal opportunity, given the fact that in Italy today writing is more and more often an exclusive activity.
The recent Italian trend, become a fashion, is to put again on the forefront the woman as a body, as a “passive subject”. This tendency is fed everyday by media, chronicle, political gossips, talk shows and is involving intellectuals, journalists, political personalities, sociologists, psychologists and so on.
 
Contemporary Italian literature is now recovering the women role, paying particular attention to violence and abuse on women, damage suffered but perceived as normal, usual, but also to the uneasiness to settle everyday conciliations of the different roles of ‘mother’, ‘wife’, daughter’, ‘worker’. The women characters of novels and stories try to cope with it, sometime they give up or accept violence and injustice. But sometimes still lacks, that is to say the definition of a way, to follow or even refuse. The result is a continuous stop and go or a commuting movement of steps forward and backing off.
 
Moreover, even if female writers show a growing awareness and interest in telling stories of social denounce, at the same time the publishing market is invaded by ‘pink’ genres as the so-called ‘chick-lit’ genre (the trend involves small and big publishers, new emerging authors as well as known writers). Amusing stories, written in a lively ironic style. The main characters are usually 20-40 year old women (recently 50 too), independent and funny, involved in extreme and unconventional – but never really dramatic – situations. Though the intention is to offer alternative points of view on the roles of women in daily life, the approach is sometimes too simple and even trivial.
 
Recent examples have been written by authors such as very successful Federica Bosco (“Mi piaci da morire”, 2005; “Cercasi amore disperatamente”, 2006; “L’amore non fa per me”, 2007; “101 modi per riconoscere il principe azzurro – senza dover baciare tutti i rospi”, 2007…) and Eliselle (“Fidanzato in affitto”, 2008; “101 modi per diventare bella, milionaria e stronza, 2010), who represent a sort of Italian reaction to Sophie Kinsella and her followers.
 
Again, we also find stories (such as by Francesca Mazzuccato) completely based on sexuality, as a background for untroubled love affairs and borderline lives, where everything is extreme, excessive and pleasure and body are central.
 
So, among women characters of Italian contemporary literature we really find everything: the dominant and the passive, the nymphomaniac and the ironic and independent single, also the woman ready to everything for love, the mother who struggles for her children’s sake, the naive and devoted lover, and the cunning one, the daughter looking for her past, the woman who fights against a mortal illness, the unresolved unfaithful, the a-moral murderer, the intriguer, the inconsistent sentimental, the self-injuring, and so on.
 
In spite of the wide range, the general impression is that women contemporary literature (but also written by women) is in Italy still inadequate.
 

 
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[*] Su AgoraVox
 
Cesarina Vighy, Nicoletta Vallorani, Laura Pugno e Rosella Postorino: già citata nelle precedenti pubblicazioni.
Valeria Parrella: il film de 'Lo spazio bianco' tratto dall'anomino libro, pubblicato il 2 novembre 2010.
Francesca Mazzucato: 'Generazione McDonald', pezzo del 22 novembre 2008; 'Romanza di Zurigo', pezzo del 24 dicembre 2009.
Barbara Garlaschelli: 'FramMenti' pezzo del 7 gennaio 2010.
Elena Loewenthal: 'Attese' pezzo del 17 marzo 2011.

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Fotografia di Barbara Gozzi, Bologna, novembre 2011.
 
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Già pubblicato:
Introduzione
Focus
il 18 ottobre 2011
1. Tendenze
1.1 Il nuovo sul vecchio
1.2 L'interruttore dei generi
il 21 ottobre 2011
1.3 Trama vs. lingua
1.4 La lunghezza
1.5 I racconti
2.1 I luoghi
2.2 Religione
il 1 novembre 2011
2.3 La narrativa della 'corporeità'
3. Contraddizioni
3.1 Il rapporto tra Storia e storie narrate
3.2 Tutela dell'autore
3.3. L'autofiction
 
 
Translation by A. Anzani, F. Capelli, M. Curatolo and F. Sgaggio. Revision of translation by Anna Anzani e Michele Curatolo.
 
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Autori citati
 
Alan D.Altieri
Andrea Di Consoli
Valeria Parrella
Roberto Alajmo
Omar Di Monopoli
Demetrio Paolin
Dora Albanese
Eliselle
A. Pennacchi
Corrado Alvaro
Valerio Evangelisti
Andrea G.Pinketts
Nicolò Ammaniti
Giorgio Falco
Antonio Porta
Silvia Avallone
Marcello Fois
R. Postorino
Tullio Avoledo
Francesco Forlani
Laura Pugno
Roland Barthes
Philippe Forrest
Marco Rovelli
Marco A. Bazzocchi
B. Garlaschelli
Giampiero Rigosi
Giulia Belloni
Paolo Grugni
Antonio Scurati
Luigi Bernardi
Roman Jakobson
Giampaolo Simi
Libero Bigiaretti
Francesco Jovine
Siae
Valter Binaghi
Elena Loewenthal
Federica Sgaggio
Federica Bosco
Carlo Lucarelli
Walter Siti
Paola Borgna
Daniele Luttazzi
Emanuele Tonon
Daniele Brolli
L-Macchiavelli
N.Vallorani
E.Bucciarelli
Marco Mancassola
Valerio Varesi
P-Buttafuoco
Valerio M.Manfredi
Giorgio Vasta
Andrea Camilleri
Mauro Marcialis
Marco Vichi
Gianrico Carofiglio
M. Mazzantini
Cesarina Vighy
Ascanio Celestini
Melania Mazzucco
Simona Vinci
Alfredo Colitto
F. Mazzucato
Lello Voce
Gabriele Dadati
Giulio Mozzi
 
Sandrone Dazieri
Michela Murgia
 
D.Del Giudice
Silvia Nirigua
 
Mario Desiati
Aldo Nove
 
Serge Doubrovsky
Paolo Nori
 
 
 
 

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