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Tolkien fra letteratura e mistificazione: 50 anni dopo

«Egli non cerca la mediazione fra bene e male,

ma soltanto la vittoria sul male.

I suoi draghi non sono da assimilare,

da sentire in qualche modo fratelli,

ma da annientare».

Elémire Zolla, “Introduzione” a «Il signore degli anelli»

 

di Pierluigi Pedretti

Quel che vi vorrei segnalare non ha alcuna pretesa di esaustività, ma nasce sulla scorta delle polemiche nate per la mostra dedicata a Tolkien – a cinquant’anni dalla morte e dalla prima edizione italiana de «L’hobbit» – inaugurata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e in corso fino all’11 febbraio 2024. Io credo che siccome dobbiamo giocare sulla difensiva, visti i tempi grami, ci sia la necessità di antidoti all’avvelenamento politico-culturale della destra al potere. Salvini e Sangiuliano impazzano ovunque e i loro corifei li sostengono senza tema di gaffe ed errori. Telegiornali e trasmissioni di approfondimento sono stracolme di personaggi che provengono da un milieu culturale a volte imbarazzante (per l’ignoranza). Non sempre si possono trovare persone di destra del calibro di Buttafuoco,Cardini, perché qua siamo a nani della cultura. Coloro che gestiscono oggi i centri del potere istituzionale si possono rivalere da decenni di pubblico ludibrio culturale. La cosiddetta egemonia della sinistra ha occupato per decenni ogni spazio massmediatico e universitario. E’ ora di finirla. Quale occasione migliore se non quella di recuperare un pezzo da novanta del pantheon della destra italiana? Tolkien!

Luce e Tenebre, i fondamenti della atavica lotta tra Bene e Male, emergono così prepotentemente dal sfondo indistinto di una umanità in cui sono aboliti i conflitti di classe, dove non esistono sul piano sociale dominatori e dominati, ma uomini che sono tali solo se mostrano di valere nelle loro forza (fisica e mentale) individuale. Questa è in fondo l’interpretazione fatta propria dalle destre italiane, che ritenevano Tolkien osteggiato dalla sinistra perché cattolico e conservatore.

Facciamo così, allora: per evitare di ingurgitare dose massicce di mitologie destrorse e luoghi comuni vi consiglio di recuperare due libri, di saggisti italiani. Il primo racconta la storia del «connubio tra Tolkien e la destra in Italia»; il secondo, vuole «fare carta straccia dei vecchi pregiudizi su un autore amato e bistrattato quanti altri mai».

Venti anni fa esatti uscì un prezioso libro di Lucio Del Corso e Paolo Pecere, «L’anello che non tiene. Tolkien fra letteratura e mistificazione» (minimum fax, 222 pagine) in cui fin dalla copertina il lettore era avvertito: «In Italia il travisamento di Tolkien a scopi politici pare una regola. Sin dagli anni Settanta, parallelamente a un processo di mistificazione che ha riguardato il significato letterario delle opere di Tolkien, è cominciato un processo di sistematica appropriazione dell’universo tolkeniano da parte di movimenti e partiti di destra, che hanno fatto del Signore degli Anelli un serbatoio di simboli, iconografie, persino slogan». I due autori – studioso di paleografia greca il primo e filosofo il secondo – ci consigliano un proficuo approfondimento recuperando anche Furio Jesi e il suo famoso libro, «Cultura di destra», in cui si distingueva fra una destra “esoterica” (Julius Evola) e una “profana” (eredi del MSI): ottimo testo per capire la ricezione dello scrittore britannico fra gli attivisti di quell’area politica.

Oggi che finalmente hanno preso il potere, gli araldi della Meloni possono rigurgitare addosso agli snob della sinistra tutta la frustrazione accumulata per decenni. A dire il vero sulle questioni del fantastico e/o del magico la sinistra (il PCI, in particolare) del secondo dopoguerra, imbevuta di realismo, faticava a decodificarne i testi. Si pensi ai problemi di Ernesto De Martino con l’editore Einaudi, oppure all’ostracismo che un antifascista come Elemire Zolla subì dai “compagni” per aver proposto per primo in Italia Tolkien introducendo «Il Signore degli Anelli» per Rusconi, una casa editrice considerata di destra.

Il secondo libro che propongo per controbattere pregiudizi di ogni genere è di un autore che proviene dalla militanza antagonista facendo parte di un collettivo di scrittura famoso per averci dato romanzi come «Q» cioè Wu Ming 4. «Difendere la Terra di Mezzo» (Odoya, 280 pagine) è uscito proprio a distanza di dieci anni dal primo: «Un libro di battaglia che fa piazza pulita dei pregiudizi (NDR: a sinistra soprattutto) sul padre della Terra di mezzo e lo mette finalmente sotto la giusta luce: quella del grande autore moderno che con la sua opera ha dato vita a un fenomeno culturale senza precedenti».

Due libri molto ricchi per informazioni e stimoli che letti insieme ci liberano dai sensi di colpa per aver letto Tolkien e ci confermano come alcuni autori possano essere utilizzati (o meno) dalla politica, o meglio dai politicanti.

POST SCRIPTUM

Da lettore di Tolkien un dubbio l’ho sempre avuto: ma quale tipo di economia regge la Terra di Mezzo? La società del baratto, lo schiavismo, il feudalesimo di impronta medievale o il protocapitalismo dei Comuni? Hobbit, uomini, elfi, nani quali tipo di società immaginano dopo aver sconfitto il Male?

Foto Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Attilio Runello (---.---.---.52) 29 novembre 2023 11:58

    La sinistra ha occupato la maggior parte degli spazi culturali per decenni. Si può lasciare anche un po’ di spazio agli altri. Tolkien non si occupava di politica. Era un docente di letterature nordiche antiche credo. Si ispira alle saghe nordiche. Nel signore degli anelli - per chi lo ha letto - l’elemento propulsore è dato dal costruire alleanze fra le varie componenti. Si crea una compagnia di nove persone per proteggere il viaggio di Frodo La sinistra ne ha ignorato i valori, come ha ignorato quello di patria, e tante altre realtà

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