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L’isola della "Sventura"

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Il capobastone della critica televisiva, militante del Corriere della Sera, Aldo Grasso, criticando la trasmissione televisiva “l’isola dei famosi” non va oltre lo sprezzante giudizio da intellettuale abituato a più sofisticate stimolazioni, definendola “l’isola della Sventura che riflette un’Italia generalista, figlia della Tv generalista, esempio di stupidità della stragrande maggioranza degli italiani”.

Francamente un po’ pochino per un superpagato intellettuale, mentre io mi sento di dire parecchie cosette sull’argomento, e, a garanzia della sola voglia di comunicare, le dico gratis.

Anzitutto non distinguo tra RAI e Mediaset, che hanno un prodotto omologato dalla “direzione strategica piduista” che da 20 anni fabbrica il pensiero unico, che ha sostituito l’ideologia cattolica e quella comunista a favore dei modelli ispirati al capitalismo, al consumismo, alla competizione, alle mode nel vestire, al mito di avere per esserci, alla lotta di tutti contro tutti con il mito dell’individualismo vincente nel denaro e con le donne.

Questa, che è oggi la cultura dominante, è stata costruita,mollichella a mollichella, tutti i giorni degli ultimi venti anni, molto sapientemente, e riguarda quelle trasmissioni televisive che in genere non arrivano oltre le 22,30, poiché le masse da catechizzare sono quelle delle classi subalterne che, oltre la Tv, non hanno alcun canale di comunicazione, né libri, né giornali, come è stato ampiamente dimostrato da studi fatti.

L’Isola dei famosi è un tassello abbastanza robusto della strategia del pensiero unico, e ha lo scopo di convincere nel profondo le persone che la vita è: bellum omnium contra omnes”, in cui gli individui sono tutti in competizione tra loro, e uno solo vince e prende soldi e fama, e i deboli e i perdenti vanno spazzati via e lasciati nella marginalità e nell’anonimato.

La trasmissione, secondo me molto sapiente e studiata a tavolino, coinvolge le persone, penso soprattutto ai più giovani, nella logica selettiva, quasi darwiniana, della competizione, premiando i più belli, i più forti, i più furbi. Il tutto condito con una forte immersione nel sado-masochismo per cui vi è negli spettatori un forte sadismo nel vedere soffrire i famosi, e un forte masochismo nei protagonisti che vanno a soffrire pesantemente pur di arrivare al successo e alla visibilità.

Non vedo niente di sano in questa trasmissione, solo ideologia pura, di quella che ha fatto vincere le elezioni al più grande padrone dei media, la cui impronta ideologica si è estesa a tutti i mezzi di informazione che hanno mutuato linguaggi, valori, omologato comportamenti fino alla creazione dell’”homo rimberlusconitus”.

Il potere capitalista ha già naturalmente dalla sua parte le classi degli industriali, dei commercianti, dei professionisti, degli alti gradi dei ministeri, esercito, magistratura, gli artigiani, i proprietari terrieri, che in Italia sono un buon 40% della popolazione, il problema era sottrarre le classi subalterne, i salariati, i pensionati, i disoccupati, alla ideologia comunista che parlava di riscatto e di rivoluzione.

Una strada che si è rivelata in discesa grazie al progressivo annacquarsi della identità della sinistra che non ha più rappresentato una alternativa al capitalismo e ha rinunciato ai legami con il territorio e con le classi subalterne.

Vuoto politico in cui si è inserita la Chiesa cattolica, alleata aperta della destra, che ha invece mantenuto il suo rapporto con i poveri, e li guida con mano ferma e sicura verso le rinunce e la rassegnazione, in cambio della speranza nell’oltretomba.

Questa è la situazione. Chiunque intende cambiare qualcosa si deve rendere conto di quali sono i poteri in campo, e che il superamento di questo blocco sociale non è stato messo all’ordine del giorno da nessun partito.

Paolo De Gregorio

 

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