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Commento di

su La tragedia egiziana spiegata da un cittadino egiziano che vive in Italia


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19 agosto 2013 18:59

In un paese di provinciali, abituati a pensare che tutto il mondo è come la piccola Italia, una analisi seria come questa sulla situazione egiziana è raro trovarla.
Facendo la tara alla tendenza tipica degli arabi a vedere ovunque complotti ebraici, resta una descrizione dei processi e dei conflitti in atto in Egitto abbastanza veritiera e lucida.
Agli italiani, non specialisti in relazioni internazionali, è difficile capire la miriade di conflitti che genera il processo di modernizzazione nei paesi ancora a mezzo tra culture contadine e culture occidentalizzate (industrializzate e democratizzate).
Ci sono due testi apparsi all’indomani dell’11 settembre (attentato alle torri gemelle) che spiegano, in maniera esemplare per lucidità e acutezza, i drammi generati dall’apparire della rivoluzione industriale in Inghilterra, prima, e Belgio, Svezia e Francia, poi, a tutti i restanti popoli della terra. Si tratta di "Jihad" di Luciano Pellicani e di "Occidentalismo" di Awishai Margalith e Ian Buruna (cito a memoria e spero di aver scritto correttamente gli ultimi due nomi).
Chiunque è interessato a capire come e perché due stati come la Corea del Sud e l’Egitto, che all’indomani della seconda guerra mondiale erano attardati nella miseria delle società contadine, si trovano oggi a distanza siderale l’uno dall’altro, il primo un paese occidentalizzato a tutti gli effetti e tra le prime potenze economiche del mondo e l’altro ancora nella miseria, non ha che da leggersi i due testi citati.


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