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La tragedia egiziana spiegata da un cittadino egiziano che vive in Italia

Mohamed, 58 anni, vive in Italia dal 1977. Conosce 3 lingue e svolge occasionali incarichi di interpretariato in lingua araba in alcune trasmissione televisive. Lo abbiamo incontrato in un bar di via Napoleone III a Roma e gli abbiamo chiesto di descriverci dal suo punto di vista cosa sta succedendo in Egitto. Condivisibili o meno, le opinioni nette e crude di Mohamed sembra rispecchino il pensiero di decine di milioni di cittadini egiziani.

Buongiorno Mohamed. Grazie per aver accettato questo incontro. Potrebbe iniziare spiegandoci chi sono i Fratelli Musulmani?

I Fratelli Musulmani sono un'organizzazione politica islamista internazionale istituita nel 1928 dall’egiziano Hassan El Banna, di carattere violento. Basta vedere il loro logo, dove in alto c’è il Corano, al centro due spade e in basso la parola in arabo “Preparate”, che è l’inizio del versetto 60 della VIII Sura del Corano che recita: “Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati, per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati”. Quindi il loro slogan è: "Dio è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad "doveroso impegno" è la nostra via. Morire nella via di Dio è la nostra suprema speranza".
I Fratelli Musulmani si oppongono alla secolarizzazione delle nazioni islamiche, e rifiutano l'influenza occidentale. Per arrivare alle loro finalità si impegnano settori della politica tradizionale, della sanità, dell'insegnamento (educazione secondo l’Islam) e le opere sociali. L'organizzazione ha sempre lavorato per l'islamizzazione delle società, la diffusione dall'alto acquisendo potere politico da una parte, e una dal basso da nuclei dalla forte islamizzazione attraverso le moschee.

Qual'è stata la linea del Presidente Nasser nei confronti dei Fratelli Musulmani?
Negli anni Sessanta, Nasser ha sciolto l'associazione e ha fatto arrestare, torturare e giustiziare alcuni di loro.

E con il Presidente Sadat cosa è successo?
Nonostante una sua apertura nei loro confronti, hanno scelto la lotta armata, fino ad uccidere Sadat nel 1981, senza che questo abbia portato alla caduta del regime.

Quindi vuole dire che lo "sdoganamento" istituzionale è avvenuto solo con il Presidente Mubarak?

Solo con Mubarak, dall’inizio degli anni Ottanta, hanno partecipato alle elezioni politiche in alleanza con i partiti laici di opposizione. Dopo Mubarak continuano ad avere un ruolo importante nel panorama religioso e politico del Paese. Le manifestazioni violente a sostegno del deposto Presidente islamista Morsi mostrano il volto più estremista dell'organizzazione che, sostenendo pienamente l'ex Presidente, ha favorito una deriva estremista dello Stato egiziano, deriva non completata grazie al tempestivo intervento dei militari che hanno costretto Morsi alla deposizione.
Il sostegno dell’Occidente, in testa gli Usa, ai Fratelli Musulmani evoca nella mente di tanti egiziani il famoso complotto “israelo-occidentale” contro l’Egitto e tutto il mondo arabo-islamico, per formare il cosiddetto “Medio oriente allargato”, composto da tanti piccoli stati che girano nell’orbita occidentale.

Ci spieghi un po' meglio, sempre dal tuo punto di vista, questa trama internazionale approfondendo i rapporti con Hamas e con Al Fatah?

I leader di Hamas che governano Gaza, a differenza di Al Fatah (in Cisgiordania), sono seguaci dei Fratelli Musulmani. L’ex presidente Morsi (che ha avuto ottimi rapporti con gli Usa, come molti leader dei Fm), ha avuto ottimi rapporti con Hamas, aprendo le frontiere tra Gaza e l’Egitto, con il consenso di Israele. E quindi Hamas non ha più sparato missili verso Israele da quando Morsi ha preso il potere in Egitto. Si dice che il piano di Israele-Usa-Hamas, prevedeva la cessione di parte dell’Egitto (nel Sinai) ai palestinesi, così possono lasciare la terra della Palestina (o parte di essa) agli israeliani dove continuano a tutt’oggi a costruire case non curando delle contestazioni (soft) da parte dell’Ue e (molto soft) da parte degli Usa (dove governano in effetti le lobbies ebraiche).
Quindi Hamas, con la caduta di Morsi, sta combattendo a fianco dei Fm contro l’esercito egiziano nel Sinai e non solo. Infatti, le forze di sicurezza egiziane, dopo lo sgombero delle 2 piazze, hanno arrestato alcuni membri di Hamas. Hanno armi automatiche importate dall’estero attraverso la Libia o dal Mar rosso...
Sotto il palcoscenico di Piazza Raba Al Adawiya, dove erano accampati i Fm, la polizia ha trovato 12 salme, nei loro sudari, di persone uccise dopo torture. Erano morti da alcuni giorni prima dello sgombero (coperti di ghiaccio). In alcune bare c’erano armi e munizioni. Questo ci fa capire il livello di violenza che esercitano per il potere politico-religioso.

Dalla caduta di Morsi è stata molto usata la parola "golpe". Secondo lei si tratta di un vero e proprio "golpe militare"?
L’Occidente continua a considerare quello che è successo un semplice “golpe”, ma in verità non lo è. Trenta milioni di egiziani avevano manifestato per oltre un mese contro l’islamizzazione dello Stato che, in un anno, ha trasformato la società in una specie di Afghanistan, uomini barbuti e donne coperte con il niqab (somiglia al burqa), dove si parla poco di economia e commercio e molto di più di religione.

L’esercito ha fatto il suo dovere per proteggere il popolo.

Dopo la formazione di un governo tecnico provvisorio, l’esercito ha lasciato tutto al governo. I Fratelli Musulmani hanno diviso la società in “buoni” (religiosi) e “cattivi” (laici).

Pensa che potrà avere fine questa tragedia egiziana? Si fermerà questo bagno di sangue?

Sono convinto che ci sia un disegno straniero per un "controllo" dell'Egitto. Forse fa comodo che nel Medio Oriente ci siano tanti piccoli stati instabili e a sviluppo limitato. Ma l'Egitto è un paese che ha un grande potenziale di sviluppo economico, turistico e scientifico. Sono ottimista, il mio paese saprà risollevarsi da questa tragedia, saprà non farsi relegare nella sudditanza verso altri paesi e saprà riprendersi la propria dignità e il ruolo che gli spetta in questo terzo millennio.

Grazie Mohamed per questa intervista. In bocca al lupo. 

 

Foto: Wikimedia

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.98) 19 agosto 2013 18:59

    In un paese di provinciali, abituati a pensare che tutto il mondo è come la piccola Italia, una analisi seria come questa sulla situazione egiziana è raro trovarla.
    Facendo la tara alla tendenza tipica degli arabi a vedere ovunque complotti ebraici, resta una descrizione dei processi e dei conflitti in atto in Egitto abbastanza veritiera e lucida.
    Agli italiani, non specialisti in relazioni internazionali, è difficile capire la miriade di conflitti che genera il processo di modernizzazione nei paesi ancora a mezzo tra culture contadine e culture occidentalizzate (industrializzate e democratizzate).
    Ci sono due testi apparsi all’indomani dell’11 settembre (attentato alle torri gemelle) che spiegano, in maniera esemplare per lucidità e acutezza, i drammi generati dall’apparire della rivoluzione industriale in Inghilterra, prima, e Belgio, Svezia e Francia, poi, a tutti i restanti popoli della terra. Si tratta di "Jihad" di Luciano Pellicani e di "Occidentalismo" di Awishai Margalith e Ian Buruna (cito a memoria e spero di aver scritto correttamente gli ultimi due nomi).
    Chiunque è interessato a capire come e perché due stati come la Corea del Sud e l’Egitto, che all’indomani della seconda guerra mondiale erano attardati nella miseria delle società contadine, si trovano oggi a distanza siderale l’uno dall’altro, il primo un paese occidentalizzato a tutti gli effetti e tra le prime potenze economiche del mondo e l’altro ancora nella miseria, non ha che da leggersi i due testi citati.

    • Di GeriSteve (---.---.---.234) 20 agosto 2013 11:07

      Grazie per le citazioni, vedrò se riesco a leggerli; mi intriga il confronto corea-egitto.
      Guardando le recensioni però ho l’impressione che domini la teoria secondo cui questi conflitti sarebbero causati dallo "scontro di civiltà". L’esempio "torri gemelle" (come l’incendio del Reichstadt, Pearl Harbour, golfo di Tonkino...) dimostra invece che questi conflitti vengono anche -ma non solo!- provocati dall’interno per rafforzare il potere interno e/o per giustificare la propria politica estera.
      Per questo, in Egitto ho forti difficoltà a credere all’una o all’altra "campana" e a farmi un parere "mio" su cosa stia accadendo.
      GeriSteve

    • Di (---.---.---.106) 20 agosto 2013 22:09

      Nesssuno scontro di civiltà, ma semplicemente il passaggio da società contadine a società industrializzate.
      E’ un processo doloroso attraverso il quale sono passate per prima le nazioni europee (Margalit - Buruna).
       
      A puro titolo esmplificativo: quando nel medio oriente, 10/12.000 anni fa si è avuta la rivoluzione agricola i popoli che la hanno praticata hanno acquisito una tale superiorità militare su quelli ad economia di caccia e raccolta da poter invadere e occupare le aree di questi ultimi. La genetica delle popolazioni (Cavalli Sforza) ha individuato le tracce e le diverse ondate di popoli provenienti da medio oriente in Europa.
      A tutti i popoli di cacciatori raccoglitori si pose questo dilemma: cambiare, diventando contadini, oppure soccombere.

      A tutti i popoli del pianeta, dopo la rivoluzione industriale inglese, si è posto lo stesso dilemma, cambiare e diventare come loro (gli europei) oppure soccombere (Pellicani).

      Mi scuso per l’estremo schematismo, l’argomento è terribilmente complesso, ma ho cercato di dare il senso della ricerca degli autori citati.

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